06/07/2011, 00.00
INDIA
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Traffico di esseri umani: la lotta dell’India

di Nirmala Carvalho
Pubblicato il rapporto annuale sul traffico di esseri umani (Trafficking in Persons Report 2010) del dipartimento di Stato Usa. L’India esce dalla watch list e sale al livello 2, per “sforzi significativi” nel combattere la minaccia. Nella provincia occidentale la Chiesa lancia un progetto di prevenzione.
New Delhi (AsiaNews) – Dopo sei anni, l’India esce dalla watch list nel rapporto annuale sul traffico di esseri umani (Trafficking in Persons Report 2010), per aver compiuto sforzi significativi nel combattere la minaccia. Il dipartimento di Stato americano, che stila il documento, ha così promosso lo Stato asiatico al solo livello 2, dedicato a quei Paesi i cui governi non soddisfano gli standard minimi del Trafficking Victims Protection Act’s (Tvpa), ma stanno promuovendo iniziative in quel senso. Il rapporto annuale è uno strumento diplomatico attraverso il quale gli Usa incoraggiano la lotta contro il lavoro forzato, lo sfruttamento sessuale e la schiavitù moderna.

Ogni anno in India 70mila persone, soprattutto donne e bambini, scompaiono nel nulla, nella maggior parte dei casi per essere venduti. In tutto il mondo le vittime del traffico di esseri umani sono 12,3 milioni, ma solo 49.105 sono identificate. I processi giudiziari sul traffico portati a termine con successo (nel 2009) sono 4.166; quelli legati al lavoro forzato appena 335.

La watch list comprende quei Paesi dove il numero delle vittime di diverse forme di traffico umano è molto significativo, o è in aumento consistente, e il governo è incapace a fornire evidenza degli sforzi fatti per combatterlo. La “promozione” dell’India è connessa, in particolare, al giro di vite compiuto dai magistrati nel Tamil Nadu e a Mumbai.

Tuttavia, secondo Lenin Raghuvanshi, direttore del People’s Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr), nel rapporto “i problemi affrontati dai difensori dei diritti umani non sono menzionati, e lo stesso governo indiano non li prende in seria considerazione”. Invece “gli attivisti affrontano minacce continue”.

Mary Goretti, coordinatrice del Western Region Social Service Forum (Wrssf), ha parlato ad AsiaNews del ruolo della Chiesa nella prevenzione del traffico di esseri umani in 15 diocesi della regione occidentale: “Il Wrssf ha lanciato nel 2008 il ‘Sankrashit’, un progetto per la protezione di donne e bambini negli Stati del Maharashtra, Goa e Gujarat. Concluso nel dicembre 2010, esso è stato una delle prime iniziative su larga scala fatte da organizzazioni legate alla Chiesa”. Come spiega la Goretti, nel corso del tempo “numerose organizzazioni popolari, società diocesane di servizio sociale, scuole, istituti, Panchayats e Ong hanno scelto di aderire al progetto”. Scopo del Sankrashit era “Donne e bambini sono protetti dal traffico di esseri umani”, in cui si è ricercata la collaborazione fra i diversi organismi diocesani e le ong.

Il più grande successo del progetto è stato riuscire a integrare i problemi del traffico di esseri umani con i programmi già esistenti della Diocesan Social Service Society (Dsss). Per raggiungere questo obiettivo, sono stati organizzati corsi e seminari di sensibilizzazione. Così, 3.616 persone – tra cui 851 direttori di organizzazioni, 744 insegnanti, 878 vigilanti – hanno partecipato a diversi seminari e incontri.

Nel 2009 inoltre la Union Home Ministry ha chiesto a tutti i distretti nel Paese di organizzare cellule anti-tratta per combattere il problema. Insieme all’India, anche lo Sri Lanka è salito al livello 2, mentre Bangladesh, Afghanistan e Cina restano nella watch list.
 
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