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AFGHANISTAN - A. CENTRALE
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Kabul in fuga da Islamabad cerca alternative nell’Asia centrale

di Vladimir Rozanskij

Il Paese vuole diversificare le linee di commercio con la regione, riducendo la dipendenza daL Pakistan. Una tendenza che si è rafforzata dopo le recenti ostilità con il vicino. Nell’ultimo mese i commercianti afghani hanno perso 200 milioni di dollari. La bilancia commerciale con i cinque Paesi dell’Asia centrale ha raggiunto gli 1,7 miliardi. 

Mosca (AsiaNews) - L’Afghanistan sta cercando sempre più di diversificare le linee di commercio con l’Asia centrale, riducendo la sua dipendenza economica dal vicino Pakistan, il suo storico partner principale, approfittando delle ricchezze petrolifere dei centrasiatici. Gli esperti del settore avvertono che questo nuovo equilibrio non sarà facile da realizzare, considerando la posizione geografica, i grandi ritardi a livello sociale e industriale e le limitazioni del sistema politico dei talebani di Kabul.

La ricerca di nuovi partner commerciali si è molto intensificata in seguito agli scoppi di ostilità armata con Islamabad, i più acuti da parecchi anni, con attacchi reciproci che hanno provocato la morte di decine di persone, e la chiusura delle frontiere da parte del Pakistan. Nell’ultimo mese questa chiusura ha comportato perdite per oltre 200 milioni di dollari per i commercianti afghani, che contano tradizionalmente sui porti marittimi pakistani per raggiungere i mercati internazionali. Ora gli stessi capi talebani spingono commercianti e investitori a rompere le relazioni con i pakistani, rivolgendosi ai Paesi dell’Asia centrale, come ha affermato il ministro del commercio di Kabul, Nuruddin Azizi: “noi lavoriamo attivamente con i nostri vicini settentrionali per trovare alternative efficaci in ambito commerciale”.

Il vice-premier talebano Abdul Gani Baradar ha accusato il Pakistan di usare il commercio come “strumento di pressione politica”, come dimostra la chiusura delle frontiere, e l’ex-portavoce del governo precedente di Kabul, Torek Farhadi, attualmente in Svizzera, ritiene che l’orientamento dei talebani verso l’Asia centrale sia a sua volta “un postura politica di risposta” alle tensioni con Islamabad. Le difficoltà della svolta sono notevoli, considerando che l’intera Asia centrale non ha accesso al mare, e servono lunghi corridoi di terra per permettere agli afghani di affacciarsi ai grandi mercati, senza contare le tariffe che vengono imposte sulle esportazioni, soprattutto di produzioni agricole di frutta, verdure e altri prodotti a conservazione limitata, che necessitano di trasporti veloci.

Come osserva Farhadi, per rendere vantaggioso l’itinerario settentrionale l’Afghanistan dovrebbe annullare le tariffe, proponendo vantaggi e privilegi per i partner centrasiatici, ma le entrate doganali “sono una delle principali fonti di guadagno per il governo di Kabul”. Molti progetti di sviluppo della rete ferroviaria, del resto, rimangono incompiuti per insufficienti finanziamenti. La mancanza del riconoscimento internazionale del governo dei talebani, finora concesso soltanto dalla Russia, non permette di ottenere finanziamenti importanti come quelli della Banca mondiale e del Fondo Monetario internazionale, e la crescita degli scambi con l’Asia centrale rimane finora piuttosto limitata.

Secondo i dati ufficiali da parte afghana, la bilancia commerciale con i cinque Paesi dell’Asia centrale ha raggiunto la cifra di 1,7 miliardi di dollari, in gran parte per le importazioni in Afghanistan di farina, carburanti, olio vegetale e materiali edilizi. Il Kazakistan risulta il partner principale, con un protocollo di reciproci impegni firmato nel 2024 che prevede di raggiungere i tre miliardi di dollari nei prossimi anni. Anche l’Uzbekistan si è molto attivato nei rapporti con gli afghani, superando il miliardo di dollari nel 2024, con l’intenzione di raggiungere i due miliardi entro la fine di quest’anno. È raddoppiato anche l’export afghano attraverso il valico di frontiera di Torgundi con il Turkmenistan, mentre Kirghizistan e Tagikistan hanno attivato le componenti più importanti del progetto Casa-1000 sull’esportazione di energia elettrica in Afghanistan e Pakistan.

Come commenta Azarahsh Hafizi, ex-capo dell Camera di Commercio dell’Afghanistan, “la realtà rimane legata al più breve corridoio del Pakistan, per raggiungere i porti marittimi, l’India e gli altri mercati dell’Asia meridionale”, e l’obiettivo principale deve rimanere la riapertura e il transito in questa direzione. L’Afghanistan rimane orientato verso sud, pur con tutti i legami anche etnici e culturali che possono ancora crescere con l’Asia centrale.

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