08/11/2023, 08.50
RUSSIA - TAGIKISTAN
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Perquisizioni, arresti, espulsioni: il dramma dei migranti tagichi in Russia

di Vladimir Rozanskij

A 30 anni dall’indipendenza Dušanbe non ha saputo ancora creare meccanismi di difesa per i propri concittadini all’estero. Dall’inizio della guerra in Ucraina è aumentata la “pressione” sui migranti tagichi nella Federazione russa. La richiesta di una “amnistia migratoria” per scongiurare espulsioni come quelle di Anis, finito in una retata della polizia a Mosca. 

Mosca (AsiaNews) - Continuano in Russia i disagi per i migranti dell’Asia centrale e specialmente per quelli provenienti dal Tagikistan, con segnalazioni quasi quotidiane di raid della polizia nei loro confronti, con perquisizioni, arresti ed espulsioni. Eppure, la migrazione lavorativa in Russia rimane uno dei fattori più importanti dell’economia centrasiatica e per i russi stessi; e, al contempo, il più sensibile per le difficoltà e umiliazioni che comporta. In trent’anni di indipendenza, il Tagikistan non è riuscito a diversificare a sufficienza i meccanismi della migrazione, creando sistemi di difesa delle proprie risorse lavorative all’estero.

Un’inchiesta di Radio Ozodi ha cercato di raccogliere le testimonianze delle persone coinvolte, come quella del 37enne Anis (nome di fantasia), che da 17 anni fa la vita del migrante lavorativo come idraulico. A inizio anno è finito in una retata della polizia a Mosca, per poi essere rimpatriato dopo l’arresto. “Io ho tre figli da mantenere, per non parlare dei miei genitori, fratelli e sorelle che aiuto economicamente, e non sono riuscito in tutti questi anni a ottenere la cittadinanza russa perché non mi avanzavano i soldi per le bustarelle da distribuire… ora io e la mia famiglia - racconta - siamo rimasti senza mezzi di sostentamento”.

Nell’ultimo anno la pressione sui migranti tagichi è aumentata in modo pesante in Russia, come mai prima, accompagnata da una retorica “migrantofobica” da parte dei politici e dei media nel contesto sempre più radicale della “guerra di civiltà”. I tagichi sono in grande difficoltà soprattutto perché, come affermano quasi tutti, “non possiamo contare sulle autorità di Dušanbe”.

Secondo le statistiche degli anni passati, i trasferimenti di denaro dei migranti costituiscono circa il 40% del Pil del Tagikistan, raggiungendo nel 2022 la cifra record di 3,2 miliardi di dollari. I bonifici dalla Russia e da altri Paesi sono l’unica garanzia di solvibilità per la maggior parte delle famiglie tagiche, sostengono lo sviluppo del commercio interno e l’intero sistema bancario, salvando la popolazione dalla discesa al livello più basso di povertà.

L’attivista e politico Farkhod Odinaev, per anni migrante economico, lamenta che “l’attività del governo e soprattutto dell’ambasciata del Tagikistan in Russia è totalmente inefficace”. Essa denuncia, “lascia i nostri connazionali in preda a ogni forma di sopruso, mentre gli altri governi della regione almeno cercano di difendere i propri”. Se non si difendono i lavoratori nelle questioni più ordinarie, aggiunge, tanto più questo diventa impossibile quando “si accendono le campagne di massa contro i migranti, ispirate dall’alto e diffuse in tutte le regioni della Federazione russa”.

A queste accuse ha risposto il capo del Partito Democratico-Popolare al potere, il deputato Saidžafar Usmonzoda, secondo il quale “in contesti così delicati il dialogo tra le autorità dei diversi Paesi si attiva a tutti i livelli, ma questo non viene spifferato sullo spazio informativo”. Sarebbero in corso trattative tra le delegazioni dei parlamenti di Mosca e Dušanbe, con diverse proposte sul tavolo, poiché “anche noi siamo cittadini di questo Paese, e non possiamo ignorare il problema”, assicura Usmonzoda. A suo parere si può comprendere la necessità della Russia di aumentare i controlli, in un periodo di guerre e grandi tensioni, per ridurre al minimo i pericoli di estremismo e terrorismo.

A maggio di quest’anno, il ministro degli Interni tagico Ramazon Rakhimzoda aveva proposto al suo omologo russo, Vladimir Kolokoltsev, di intervenire nei casi di violenze gratuite contro i migranti, soprattutto studenti, da parte delle forze dell’ordine, e per questo motivo era stato convocato al ministero degli Esteri l’ambasciatore russo a Dušanbe Semen Grigoriev. Il presidente Emomali Rakhmon ha ribadito in vari incontri la richiesta di una “amnistia migratoria” in Russia, e di una semplificazione delle procedure di legalizzazione. Il Consiglio di Sicurezza di Mosca ha promesso una revisione della politica migratoria, ma tutto questo finora non ha prodotto alcun risultato, e il dramma dei tagichi in Russia sembra non avere fine. Molti cercano di dirigersi altrove, di fuggire negli Stati Uniti, ma anche queste avventure sono tutt’altro che semplici da realizzare.

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