28/12/2006, 00.00
IRAN - VATICANO
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Ahmadinejad, i “miracoli di Natale” e la lettera al Papa

di Dariush Mirzai
Nel timore di un embargo, il presidente iraniano ha lanciato da tempo un’offensiva amichevole verso i cristiani. Nel suo messaggio di Natale egli ha perfino esaltato il ritorno escatologico di Gesù e ha riconosciuto il valore della comunità cristiana in Iran.

Teheran (AsiaNews) – Non è ancora reso noto il testo della lettera che il presidente iraniano Ahmadinejad ha fatto recapitare ieri in modo solenne al Papa. Lo stesso ministro degli esteri Manuchehr Mottaki, si è scomodato viaggiando fino a Roma per consegnarla ufficialmente, senza utilizzare la nunziatura vaticana a Teheran.

Ieri il portavoce della presidenza a Teheran ha annunciato che la lettera di Ahmadinejad al pontefice aveva carattere “non politico” e che verteva sugli “insegnamenti comuni dei profeti” e la necessità di una “stretta collaborazione” fra le religioni di fronte alle relazioni ingiuste che esistono” nel mondo.

 

L’enfasi di una collaborazione fra cristiani e  musulmani è risuonato nei giorni scorsi anche a Teheran nel messaggio di Natale espresso da Ahmadinejad, quasi un “miracolo di Natale” in quello che è considerato “il Paese dei Magi” . In modo consueto, Ahmadinejad ha parlato di Gesù Cristo come di un “divino profeta” e di “Maria Santa” come “un gran modello per le donne”. In modo più stupefacente, per uno sciita, che aspetta lo “svelamento del dodicesimo Imam”, nel messaggio del 24 dicembre Ahmadinejad ha manifestato un’attesa escatologica per il ritorno di Cristo, che “offrirà tutte le bellezze e la bontà al genere umano”.

Nel messaggio egli ha anche riconosciuto in modo esplicito la presenza in Iran di una comunità cristiana, alla quale ha indirizzato gli auguri: “Onorando – ha detto - la nascita del profeta dell’amore e dell’amicizia Gesù Cristo, e mandando auguri per l’anno nuovo cristiano, prego il Dio di compassione e di sapienza di dare a ciascuno, specialmente a tutti i cristiani d’Iran e del mondo, gioia, salute e un anno pieno di benedizioni e d’amore.”

 

É assai raro che delle minoranze religiose d’Iran siano riconosciute e salutate in questo modo. Con ogni probabilità si trattava di preparare il terreno per Mottaki in Vaticano. Dal punto di vista strategico, l’Iran, colpito dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, cerca di mandare segnali diversi al mondo. É interessante notare che quest’offensiva amichevole verso la Chiesa cattolica viene dopo quella - molto meno amichevole - verso Israele sul tema dell’antisemitismo e della negazione dell’Olocausto.

 

Va anche notato che, al tempo della polemica nel mondo islamico contro il papa, dopo la lezione di Regensburg, la voce d’Ahmadinejad - come quale di Khatami - si era levata per spiegare che nel discorso incriminato non c’era niente da criticare, e per chiedere moderazione e razionalità da parte dai musulmani.

 

La lettera fatta recapitare al papa è solo l’ultima di una serie di missive che Ahmadinejad ha scritto, sul modello di quelle scritte da Maometto ai grandi del suo tempo. In maggio egli aveva fatto recapitare una lettera a Bush, tramite l’ambasciata svizzera a Teheran. In giugno, tramile le relative ambasciate nella capitale iraniana, aveva inviato messaggi al presidente francese Jacques Chirac e al Cancelliere tedesco Angela Merkel.

 

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