25/05/2017, 13.21
INDONESIA
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Ahok ritira l’appello. La moglie: ‘È per il bene di tutto il popolo indonesiano’

di Mathias Hariyadi

Veronica Tan: “Accetta il verdetto e non intende procedere”. Le motivazioni in una lettera dal carcere. Ahok ai suoi sostenitori: “Stop alle manifestazioni”. L’ex governatore teme le infiltrazioni dei movimenti radicali.

Jakarta (AsiaNews) – Basuki "Ahok" Tjahaja Purnama ha ritirato il suo appello contro la controversa condanna a due anni di carcere per la blasfemia. A comunicarlo è Veronica Tan, moglie dell’ex governatore di Jakarta, agli arresti nel centro di detenzione dei reparti mobili della polizia indonesiana (Brimob).

Durante una conferenza stampa tenuta lo scorso 23 maggio, la signora Tan ha letto una lettera scritta a mano dal marito, che spiega le motivazioni dietro la scelta di non procedere nel ricorso alla sentenza. Ahok, accettato il verdetto, ha disposto che i suoi legali non presentino istanza d’appello per la revisione del caso presso la Jakarta District Court.

Veronica Tan ha raccontato ai presenti che suo marito ha imparato l’importanza del perdono e ha accettato la sua condanna nell’interesse della nazione. In lacrime e con la voce tremante, la donna ha dichiarato: “Bapak [il capo famiglia ndr] accetta il verdetto e non intende procedere per il bene di tutto il popolo indonesiano e della famiglia. Non siamo più interessati a protrarre questo problema. Tutti siamo tenuti ad accettare la sentenza e a sostenerlo [Ahok] nel miglior modo possibile”.

La donna ha poi letto le parole scritte dal marito, che invita i suoi sostenitori alla calma, ad accettare la decisione dei giudici e ad interrompere le manifestazioni di protesta contro la sentenza. “Capisco davvero – scrive Ahok –  che, per coloro che mi sostengono, non è facile accettarla. Tuttavia, non è più opportuno organizzare raduni. Non è una cosa semplice infatti mettere al sicuro queste manifestazioni da qualsiasi potenziale malintenzionato. Se accadesse qualcosa, ciò creerebbe solo svantaggi a tutto il popolo di Jakarta”. Nella sua lettera, l’ex governatore rivolge infine un appello: “Gusti ora sare [Dio non dorme], riponete la vostra fede nel Signore, ora e sempre. Nella mia fede dico che il Signore eseguirà il suo piano per la mia vita”.

Ahok teme che le dimostrazioni tenute dai suoi sostenitori possano essere infiltrate dai movimenti islamisti, che negli ultimi mesi hanno condotto una violenta campagna contro di lui e le sue politiche, espressione di una società moderna e pluralista.

Ignorando le richieste del pubblico ministero, il 9 maggio scorso la corte del tribunale di North Jakarta aveva inflitto ad Ahok una condanna di gran lunga più pesante di quanto suggerito dall’accusa. Il verdetto ha suscitato emozioni contrastanti in tutto il Paese, dove hanno avuto luogo numerose fiaccolate in sostegno di Ahok. Centinaia di migliaia di indonesiani, di tutte le confessioni religiose, hanno preso parte ad una vera ondata di proteste pacifiche per mostrare solidarietà al decaduto governatore.

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