18/08/2021, 08.58
IRAN
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Aiea: Teheran potenzia l’uranio arricchito al 60%, più vicino all’atomica

Secondo il direttore generale Grossi “configurata una nuova modalità operativa” nello stabilimento di Natanz. Avviata una seconda cascata di centrifughe per innalzare il livello di arricchimento. Nel mirino la soglia del 90% necessaria per produrre un ordigno nucleare. Stallo nei negoziati a Vienna, l’Ue punta a una data per settembre.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Teheran ha avviato un nuovo processo per potenziare il ritmo di produzione di uranio arricchito che tocca ora quota 60%, un livello considerato sempre più vicino alla fatidica soglia del 90% giudicata dagli esperti necessaria per produrre la bomba atomica. È quanto ha riferito Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), mentre restano ancora in stallo i negoziati di Vienna per rilanciare l’accordo del 2015 (Jcpoa), che limita le attività della Repubblica islamica in campo nucleare.

Nell’ultimo rapporto il leader dell’agenzia Onu ha riferito agli Stati membri che l’Iran ha “configurato una nuova modalità operativa per la produzione di uranio arricchito al 60%” nello stabilimento di Natanz, nel centro del Paese. Per Grossi è stata attivata una seconda cascata di centrifughe - dopo la prima avviata ad aprile - per innalzare il livello di arricchimento.

Teheran aveva iniziato a metà aprile ad aumentare il livello di arricchimento, rispetto al 20% fissato in precedenza e ben oltre il limite del 3,67% sancito dall’accordo nucleare internazionale del 2015. Per produrre una bomba atomica, l’arricchimento deve essere spinto a una soglia pari o superiore al 90%, sebbene siano necessari molti altri passaggi per la fabbricazione finale.

Nell’ultimo biennio Teheran ha violato in maniera progressiva i termini del patto, allentando le restrizioni sulle attività concordate in cambio di un parziale allentamento delle sanzioni internazionali, soprattutto americane. I primi passi in questa direzione risalgono al 2019, in risposta al ritiro nel maggio 2018 dell’allora presidente Donald Trump dal Jcpoa e alla reintroduzione delle più dure sanzioni della storia, che hanno determinato un crollo dell’economia iraniana.

L’accordo temporaneo è scaduto il 24 giugno scorso. Tuttavia, le diplomazie internazionali hanno sinora mostrato un cauto ottimismo affermando che è possibile raggiungere un nuovo concordato sul nucleare sebbene Joe Biden abbia mantenuto le sanzioni del predecessore. Da aprile emissari Usa, europei ed iraniani hanno avviato colloqui a Vienna per cercare di ripristinare l’accordo.

L’ultimo incontro si è tenuto il 20 giugno scorso, all’indomani delle elezioni presidenziali che hanno decretato la vittoria dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi e, da allora, non sono state fissate nuove date, elemento che fa temere un affossamento definitivo dei colloqui. In questi giorni l’Ue ha ipotizzato una possibile ripresa a inizio settembre, mentre il leader iraniano si è detto favorevole agli sforzi per revocare le sanzioni Usa che stanno strangolano l’economia.

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