10/03/2023, 12.25
INDIAN MANDALA
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'All that breathes', il film candidato agli Oscar porta in scena l'India di oggi

Ha ottenuto la nomination per miglior lungometraggio documentario. Il lavoro del regista Shaunak Sen è però molto più di una rappresentazione dei problemi ambientali di New Delhi. La pellicola racconta la storia di due fratelli musulmani che nello scantinato di casa salvano i nibbi neri, rapaci che convivono con l'uomo. Ma per Nadeem e Saud a essere tossiche sono le discriminazioni e la propaganda del governo.

Milano (AsiaNews) - Sono tre le candidature agli Oscar che il cinema indiano è riuscito a assicurarsi quest’anno: una per migliore canzone originale con “Naatu naatu” (che in lingua telugu significa “balla balla” e ha già vinto un Golden Globe) presente nel film di grande successo “RRR” (e il cui regista, S.S. Rajampuli sperava di veder candidato come miglior film dopo aver ricevuto l’approvazione di James Cameron), mentre le altre due nomination sono per migliore documentario: “The elephant whisperers” di Kartiki Gonsalves è candidato tra i cortometraggi, mentre “All that breathes” di Shaunak Sen (già premiato come miglior regista agli IDA Documentary Awards) è in lizza per miglior lungometraggio documentario. Non ce l’ha fatta a passare le selezioni per la categoria di miglior film in lingua straniera “Chhello Show” di Pan Nalin, una rappresentazione quasi autobiografica del regista sull’amore di un ragazzino gujarati per il cinema.

Entrambi i documentari, invece, si concentrano sulla conservazione della fauna selvatica, gli unici nelle rispettive categorie a coprire questo tema, ma in "All that breathes" si intrecciano anche una serie di temi politici e sociali dell’India contemporanea. Un film che la critica ha definito “avvincente”, “commovente”, a tratti “divertente” e che nell’ultimo anno ha conquistato un Gran premio della giuria al Sundance Film Festival e un Oeil d'or a Cannes. 

Il regista Shaunak Sen, però, non si aspettava di vedere il proprio lavoro candidato tra le pellicole che trattano temi ambientali. Il film, realizzato nell’arco di tre anni, racconta la storia di due fratelli musulmani, Nadeem e Saud, che hanno deciso di dedicare la loro vita alla protezione del nibbio nero, un uccello rapace fondamentale per il mantenimento dell’ecosistema della capitale indiana, New Delhi (una delle città più popolose e inquinate al mondo), dopo che una clinica locale si era rifiutata di prendersi cura di uno dei volatili caduti dal cielo perché si trattava di un tipo di “uccello non vegetariano”. 

I due nel 2010 hanno quindi fondato la ong Wildlife Rescue, dove in media ogni anno vengono curati e assistiti circa 2.500 uccelli malati, feriti o orfani: qualunque sia il motivo per cui un rapace viene portato alla clinica sotterranea dei fratelli, il loro obiettivo è fare in modo che possa tornare a vivere in natura. Una natura contaminata dall’uomo, dove i nibbi, in maniera apocalittica, continuano a cadere dal cielo tramortiti dallo smog o sono costretti a cercare cibo sopra montagne di rifiuti alte decine di metri e a utilizzare i mozziconi delle sigarette come antiparassitari. 

"Quando si vive a Delhi, l'aria assume un carattere fisico: è pesante, tattile, palpabile, quasi viva, inquietante, senziente", ha dichiarato Sen. "Ero affascinato da questa trama di grigiore che ricopre tutte le nostre vite e che respiriamo. Se si guarda in alto, c'è un cielo monocromatico con questi punti neri che fluttuano. È la cartolina distopica di Delhi. Ero affascinato da ciò che si poteva fare con questo stato d'animo o tonalità di vita".

Una descrizione che non riguarda solo l’inquinamento cittadino: in "All that breathes" a essere in pericolo non sono solo i rapaci, ma anche Nadeem e Saud - che per mantenersi vendono dispenser di sapone - e, in quanto musulmani, sono minacciati dai disordini e dalle proteste della capitale contro la minoranza islamica, arrivate quasi alla loro porta nel quartiere povero di Wazirabad. In un'altra scena i due festeggiano perché il governo ha rinnovato la licenza alla loro ong permettendogli di ricevere finanziamenti dall’estero, una questione che l’anno scorso era emersa più volte in relazione alle attività caritatevoli non specificamente indù. Salik, invece, l'assistente di Nadeem e Saud, chiede cosa accadrà agli uccelli in caso di guerra nucleare tra India e Pakistan. "Dove l'hai sentito?", chiede uno dei fratelli. "L'ho letto sui social media", risponde Salik, portando sullo schermo la tematica della disinformazione e della propaganda governativa contro il Paese confinante.

"Non ti importa delle cose perché condividono lo stesso Paese, religione o politica", dicono a un certo punto i fratelli. "La vita stessa è parentela. Ecco perché non possiamo abbandonare gli uccelli” continuano, svelando una relazione interspecie più profonda della semplice cura dell’ambiente per contrastare la crisi climatica. "Delhi è una ferita aperta e noi siamo un piccolo cerotto", aggiunge Nadeem. Ma poi i fratelli ammettono anche che è vero il contrario, che non sono tanto loro a salvare gli uccelli, quanto i rapaci ad aver salvato loro, dando un senso, una missione e una piccola dose di speranza alla loro vita.

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