25/05/2024, 08.21
MYANMAR
Invia ad un amico

Anche l’Arakan Army prende di mira i Rohingya, il nuovo amaro futuro del Myanmar

Nonostante il blocco di internet imposto dalla giunta golpista, le Nazioni unite parlano di “rapporti spaventosi e inquietanti” sugli attacchi contro la popolazione civile di etnia Rohingya. Negli ultimi mesi la giunta golpista, sempre più in difficoltà sul campo, ha alimentato le tensioni interetniche, arruolando (anche in maniera forzata) i Rohingya contro la milizia etnica locale. Un tragedia che sta riportando il Paese ai tempi delle violenze settarie.

Yangon (AsiaNews) - Le atrocità commesse negli ultimi mesi nello Stato birmano occidentale del Rakhine sembrano essere il preludio di una nuova fase di violenze che potrebbe investire l’intero Myanmar una volta terminato il conflitto civile tra le milizie etniche e l’esercito. Da giorni, diversi rappresentanti delle Nazioni unite parlano di “rapporti spaventosi e inquietanti” sugli attacchi contro la popolazione civile di etnia Rohingya da parte della giunta militare ma anche della milizia etnica locale, l’Arakan Army, che controlla gran parte del territorio del Rakhine. 

“Ancora una volta, il mondo sembra deludere un popolo disperato nel momento del pericolo, mentre si svolge un disastro disumano guidato dall'odio nello Stato Rakhine”, dove “stanno emergendo notizie allarmanti e credibili di omicidi, sparizioni forzate e diffusi incendi dolosi”, ha dichiarato Tom Andrews, relatore speciale delle Nazioni unite per i diritti umani in Myanmar.

Circa 45mila civili Rohingya, secondo i dati diffusi dall'Onu, sono sfollati dopo che una serie di incendi sono divampati nella città di Buthidaung e dintorni, distruggendo case e campi coltivati. I Rohingya hanno puntato il dito contro l’Arakan Army, che a sua volta ha incolpato gli attacchi aerei della giunta militare. Le immagini satellitari hanno confermato la devastazione causata dagli incendi tra aprile e maggio, ma il blocco di internet imposto dall’esercito birmano impedisce di ottenere informazioni certe e verificate. L’Arakan Army ha però conquistato la città e ha ora esteso i combattimenti alla vicina municipalità di Maungdaw, dove esistono “rischi chiari ed evidenti di una grave diffusione della violenza”, ha affermato nei giorni scorsi Liz Throssell, portavoce dell’Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani.

Come aveva segnalato l’International Crisis Group in un rapporto pubblicato a inizio mese, da tempo stavano montando le tensioni tra l’Arakan Army, dominato da combattenti di etnia Rakhine e fede buddhista, e i Rohingya, di fede musulmana. 

A differenza di altre parti del Paese, gli scontri nel Rakhine sono scoppiati a novembre dopo che l’Arakan Army ha deciso di unirsi ad altre milizie etniche in un’offensiva congiunta contro l’esercito birmano. Fino ad allora aveva sostanzialmente retto (tranne che per un periodo di qualche mese nella seconda metà del 2022) un cessate il fuoco firmato appunto tra l’Arakan Army e l’esercito birmano, responsabile del colpo di Stato che a febbraio 2021 ha dato avvio al conflitto. Da allora le milizie etniche (che combattono per maggiore autonomia nei loro territori dai tempi dell'indipendenza dall’impero britannico nel 1948) si sono unite tra di loro e ad altri gruppi armati contro il regime militare, che appare sempre più in difficoltà. 

L’Arakan Army da sempre si batte per uno Stato di etnia Rakhine. Ma nella regione vivono anche 600mila Rohingya, a cui il governo birmano nega la cittadinanza, considerandoli immigrati illegali dal Bangladesh. Nel 2017 furono il principale obiettivo di una campagna di repressione dell’esercito che oggi è oggetto di un processo per genocidio da parte delle Nazioni unite. Almeno 750mila persone scapparono nel vicino Bangladesh per sfuggire alla persecuzione.

Eppure, nonostante ciò, molti Rohingya negli ultimi mesi si sono uniti alle fila dell’esercito per combattere contro l’Arakan Army, dopo che a febbraio la giunta militare, a corto di uomini dopo tre anni di combattimenti, ha imposto a uomini e donne la leva obbligatoria. La maggior parte del reclutamento è forzato, ma alcuni Rohingya si sono arruolati volontariamente, si legge nel rapporto dell’International Crisis Group: “Anche se la paura e la rabbia nei confronti dell’Arakan Army sembrano essere parte della loro motivazione, il regime avrebbe anche lanciato la prospettiva di salari regolari e, almeno in alcuni casi, la promessa di cittadinanza. Anche influenti leader della comunità Rohingya vicini ai militari hanno incoraggiato i giovani ad arruolarsi”. 

L’esercito birmano ha quindi alimentato le tensioni intercomunitarie per indebolire l’Arakan Army, collaborando per esempio anche con l’Arakan Rohingya Salvation Army - una milizia che i militari avevano designato come “organizzazione terroristica” e i cui attacchi contro le forze dell’ordine nel 2017 avevano dato il pretesto per l’inizio della campagna di repressione contro i Rohingya. 

Twan Mrat Naing, il leader dell’Arakan Army ha in più occasioni definito i Rohingya “bengalesi”, in maniera dispregiativa. Questa retorica ha infiammato la situazione, al punto che i militari sono riusciti ad attrarre nuovi combattenti anche dai campi profughi Rohingya in Bangladesh. “Fonti nei campi hanno riferito a Crisis Group che negli ultimi mesi migliaia di aspiranti combattenti hanno attraversato il confine con il Myanmar, compresi bambini di quattordici anni; questa campagna di reclutamento si è intensificata drammaticamente negli ultimi giorni, con l’arruolamento di ben 500 rifugiati”, scrive ancora il centro di ricerca. “Mentre alcuni Rohingya stanno rispondendo agli appelli per lottare per una propria patria, la maggior parte delle reclute sono state costrette a prestare servizio contro la loro volontà. Questo reclutamento forzato avviene apertamente nei campi, ma le forze dell’ordine del Bangladesh hanno fatto poco per fermarlo”. 

Gli attacchi contro i civili da parte dell’Arakan Army rischiano di alimentare l’arruolamento dei Rohingya e il ciclo di violenza. Diversi osservatori hanno affermato che l’attuale situazione ricorda quella che si era creata tra il 2012 e il 2017, quando il Rakhine era scosso da violenze settarie.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Cox's Bazar: uccisi a colpi d'arma da fuoco due leader Rohingya
11/08/2022 10:45
Rakhine, in un mese almeno 36mila sfollati a causa della guerra
08/10/2020 11:26
Rakhine, i militanti Rohingya negano i massacri degli indù: ‘Noi colpevolizzati’
28/09/2017 12:51
Rakhine, il governo respinge il cessate il fuoco offerto dai militanti Rohingya
11/09/2017 09:01
Dhaka: convocato l'ambasciatore birmano per attacchi aerei lungo il confine
06/09/2022 10:32


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”