07/03/2023, 12.01
CINA
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Anp: Qin Gang non esclude ‘guerra’ con gli Usa. Dati export consigliano prudenza

di Emanuele Scimia

Nuovo ministro degli Esteri al “Parlamento” cinese: Washington fonte d'instabilità globale. Ribadito sostegno alla Russia, anche se invasione dell’Ucraina è contraria al nuovo ordine internazionale voluto da Pechino. Salvare Putin significa continuare la guerra, che minaccia l’economia della Cina: export cinese a gennaio-febbraio registra -6,8%.

Roma (AsiaNews) – Una lunga tirata contro gli Stati Uniti. Nel suo primo incontro con la stampa a margine della riunione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo, il nuovo ministro cinese degli Esteri Qin Gang ha detto oggi che se Washington “non schiaccia il freno, e prosegue il percorso sbagliato, ci saranno sicuramente conflitto e confronto”.

In linea con il pensiero di Xi Jinping, la filippica anti-Usa di Qin era attesa: troppi i punti di contrasto tra le due potenze, dall’Ucraina a Taiwan, alla guerra tecnologica e quella commerciale. 

Nella visione di Qin, gli Stati Uniti sono la “mano invisibile” che spinge per inasprire la crisi ucraina. L’amministrazione Biden è colpevole poi di voler creare una “Nato asiatica” e di aver generato una “trappola del debito” globale con l’aumento dei tassi d’interesse.                 

Qin ha negato che la Cina abbia fornito armi alla Russia, ma contesta agli Usa di armare Taiwan mentre sanzionano altre nazioni che fanno lo stesso con Mosca. La risposta più ovvia è che Taiwan non ha infranto il diritto internazionale invadendo uno Stato sovrano e violando la sua integrità territoriale.

Legalità internazionale, non ingerenza negli affari interni di altre nazioni, sovranità e integrità territoriale sono sulla carta i cardini della politica estera della Cina. Lo ha ribadito oggi lo stesso Qin, con riferimento al “piano di pace” cinese per l’Ucraina e alla “Global Security Initiative” di Xi Jinping, presentati entrambi la scorsa settimana.

Invece di essere coerente con le linee guida ufficiali della diplomazia nazionale, Qin ha continuato a dare copertura alla Russia, sottolineando che Pechino e Mosca hanno “fissato un buon esempio per le relazioni internazionali”. Nel caso dell’invasione russa dell’Ucraina la Cina chiude un occhio e lascia che i russi calpestino i principi su cui si dovrebbe basare il suo “nuovo ordine mondiale multipolare".

Dallo scoppio del conflitto un anno fa, in modo velato la Cina ha mostrato diverse volte il suo disappunto per l’invasione russa dell’Ucraina. Nel pieno della competizione geopolitica con gli Usa, Xi non può permettersi però di vedere il suo partner “senza limiti” Putin perdere la guerra ucraina, con il rischio di trovarsi ai propri confini un gigante d’argilla destabilizzato.

Lasciare lo “zar russo” in piedi significa però accettare che il conflitto continui. E malgrado vantaggi economici come la possibilità di acquistare gas e petrolio a prezzi scontati da Mosca, l’instabilità mondiale seguita al blitz armato russo minaccia l’economia cinese.

A gennaio e febbraio l’export cinese – il motore del miracolo economico della Cina – è calato in un anno del 6,8%, dopo la riduzione del 9,9% registrata già a dicembre: gli alti prezzi dell’energia, in parte dovuti al conflitto russo-ucraino, spingono in basso la domanda mondiale. A causa della pandemia da Covid-19 e delle restrizioni commerciali degli Usa, Xi ha puntato sulla crescita dei consumi interni per ridurre la dipendenza del Paese dal commercio estero. La spesa interna non decolla però, mentre la quota di Pil coperta dalle esportazioni è passata dal 19% del 2021 al 19,8 dello scorso anno.

In termini reali, la spesa pro capite in Cina è diminuita dello 0,2% nel 2022, dopo aver registrato una crescita del 12,6 l’anno precedente – la base di riferimento era però molto bassa, dato il picco del Covid nel 2020. Si tratta solo del terzo calo dal 1980, da quando le autorità hanno iniziato a pubblicare statistiche di questo tipo. Hanno avuto una contrazione dello 0,2% anche le vendite al dettaglio, il metro dei consumi interni: il secondo peggior dato dal 1968.

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