19/06/2010, 00.00
KIRGHIZISTAN – ONU
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Appello Onu per il Kirghizistan: servono oltre 71 milioni di dollari

Oltre 400mila i profughi fuggiti dalle loro abitazioni, ma secondo l'Onu potrebbero raggiungere il milione nelle prossime settimane. Raccolta fondi anche a a favore dell’Uzbekistan, dove risiedono circa 100mila rifugiati.

Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – L’Onu lancia al mondo un appello da 71 milioni di dollari per il Kirghizistan da raccogliere in una settimana. Un'altra raccolta fondi verrà fatta a favore dell’Uzbekistan, dove hanno trovato rifugio circa 100mila degli oltre 400mila profughi kirghisi, fuggiti per le violenze etniche esplose la scorsa settimana a Osh. A tutt’oggi il bilancio ufficiale delle violenze è di 200 morti e decine di migliaia di feriti, ma secondo le stime Onu potrebbero essere di oltre 2mila vittime.

Oggi il segretario dell’Onu Ban Ki Moon ha esortato  la comunità internazionale a intervenire per fermare la catastrofe umanitaria, che secondo le stime potrebbe colpire fino a un milione di persone. “Mancano cibo, acqua ed elettricità – ha affermato – a causa dei saccheggi, i pochi rifornimenti e i posti di blocco. Ospedali e altri istituti stanno finendo le scorte di medicinali”. Ban Ki Moon aggiunge che sul confine uzbeko sono ancora decine di migliaia le persone in attesa di espatriare.

A tutt’oggi le reali cause degli scontri restano non sono chiare. Essi sono iniziati lo scorso 10 giugno, dopo una rissa tra kirghisi e uzbeki in un casinò di Osh. Ma secondo alcuni testimoni le violenze sono state orchestrate dall’alto e la pianificazione ha coinvolto anche membri dell’esercito kirghiso legati all’ex presidente Kurmanbek Bakiyev deposto lo scorso 15 aprile.

Secondo Robert Blake, inviato speciale per il governo Usa in Asia centrale, in visita nel Paese, ci sarebbe la mano dell’ex presidente dietro allo scoppio delle violenze etniche. Ma Islam Karimov presidente dell’Uzbekistan afferma: “Né uzbeki né kirghisi sono da accusare per le violenze. Queste azioni distruttrici sono state organizzate e controllate dall’estero”.

Intanto cresce l’incertezza sul referendum costituzionale del 27 giugno, che il governo pare intenzionato a rinviare, nonostante il parere contrario della diplomazia internazionale, soprattutto per il timore che il ritardo possa scatenare nuove violenze finalizzate a impedirlo.  

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