Appello a Kuala Lumpur: liberare Thuzar Maung, attivista birmana rapita dalla giunta
Human Rights Watch chiede una nuova indagine sulla scomparsa da Ampang della donna che sosteneva il governo dell'oppposizione in esilio. E mette in guardia sui rischi di una possibile repressione trans-frontaliera da parte della giunta militare birmana. L’attivista era fuggita nel 2015 e viveva sotto la protezione dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati.
Kuala Lumpur (AsiaNews) - Un gruppo internazionale per i diritti umani lancia un appello al governo di Kuala Lumpur, presidente Asean per il 2025, perché eserciti pressioni sulla giunta militare del Myanmar per ottenere la liberazione immediata dell’attivista rifugiata Thuzar Maung e della sua famiglia. Secondo quanto riferisce Human Rights Watch (Hrw), infatti, di loro si sarebbero perse le tracce ad Ampang, città dello Stato di Selangor, oltre due anni fa quando sono stati vittime di un rapimento mentre si trovavano all’interno della loro abitazione. Una sorte avvolta nel mistero fino a pochi giorni fa: il 17 ottobre scorso la giunta golpista birmana ha confermato di aver arrestato Thuzar, 48 anni, suo marito e i loro tre figli, accusandoli di “reingresso illegale” in Myanmar.
Il regime militare ha anche affermato che nel gennaio 2023 era stato emesso un mandato di arresto nei confronti di Thuzar, ai sensi della legge antiterrorismo del Paese. La sua colpa, spiegano fonti militari, sarebbe quella di aver “con tutta probabilità sostenuto” il governo di opposizione National Unity Government (Nug), che la leadership del Myanmar ha bollato come organizzazione terroristica dopo aver conquistato il potere nel febbraio 2021.
Le autorità malaysiane, afferma Elaine Pearson, direttrice di HRW Asia, dovrebbero “esercitare pubblicamente pressioni sulla giunta birmana affinché liberi Thuzar e la sua famiglia e indaghi su come questa importante rifugiata sia finita in Myanmar”. Il governo di Kuala Lumpur, che quest’anno presiede l’associazione che riunisce 10 Paesi del Sud-est asiatico, “non sta proteggendo i rifugiati a rischio, compresi i bambini” accusa l’attivista. “Il ruolo della giunta militare birmana - e forse anche di altri governi - deve essere approfondito e portato alla luce” conclude Pearson.
Hrw ha descritto il caso come potenziale esempio di “repressione transnazionale”, in cui regimi autoritari prendono di mira dissidenti e rifugiati esiliati oltre i propri confini. Da qui l’invito rivolto dall’ong internazionale alla Malaysia, perché riapra le indagini sulla scomparsa della famiglia. Una questione, avverte, che andrebbe sollevata fra i membri Asean in occasione del prossimo vertice regionale - il 47mo in programma dal 26 al 28 ottobre a Kuala Lumpur - oltre ad affrontare la questione più ampia della protezione dei rifugiati e della responsabilità regionale. “I rifugiati come Thuzar e la sua famiglia - ha spiegato Hrw - dovrebbero essere al sicuro. La Malaysia e altri Paesi devono agire per scoraggiare ulteriori tentativi da parte della giunta di rapire e far scomparire i rifugiati del Myanmar”.
La polizia della Malaysia aveva in precedenza classificato il caso come indagine su persone scomparse. Nel settembre 2023, il direttore della Criminal Investigation Department (Cid) di Bukit Aman, Datuk Seri Shuhaily Zain, ha affermato che le riprese delle telecamere a circuito chiuso mostravano la famiglia salire “volontariamente su un’auto”. L’alto funzionario di polizia ha però aggiunto di non poter escludere del tutto “la possibilità di un atto criminale”. Thuzar, nota attivista fuggita dal Myanmar nel 2015, viveva in Malaysia sotto la protezione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) prima della sua improvvisa scomparsa.
05/04/2023 12:34
24/11/2021 13:06