06/07/2015, 00.00
ASIA – GRECIA
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Asia, le Borse calano dopo il “no” di Atene. E il crollo del mercato di Shanghai

La finanza dell’Asia-Pacifico in flessione dopo il referendum greco. Ma intuisce di più la calata libera del listino principale della Cina continentale, in flessione da settimane. Il Giappone “pronto a rispondere” alle necessità, Seoul perde due punti e mezzo. Pesa anche la chiusura anticipata di Wall Street, che venerdì è rimasta con la serranda calata per l’Independence Day.

Hong Kong (AsiaNews) – La vittoria del “no” al referendum indetto dal governo greco sulle proposte dell’Eurogruppo ha scosso le Borse asiatiche, colpite anche dalla caduta libera dei listini di Shanghai e dalla chiusura di Wall Street. Le economie continentali hanno comunque reagito meglio di quelle europee, con cali in chiusura che non superano i due punti e mezzo percentuali (a Seoul). I governi non si sono quasi espressi sull’argomento, salvo un timido commento di Tokyo secondo cui il Sol Levante “è pronto a rispondere alle necessità” della crisi dell’Eurozona.

Lo Shanghai Composite – unione delle Borse di Shanghai e Hong Kong – ha aperto con balzo del 7,8%, ma nel corso della seduta ha perso gran parte dello slancio avvicinandosi alla parità. Performance simile per la Borsa di Hong Kong, listino di riferimento per molte aziende della Cina continentale, che dopo l'iniziale guadagno ha toccato una flessione superiore al 4% trainando tutti i listini asiatici al ribasso. Shanghai è sotto i riflettori da settimane, dato il calo dei suoi apprezzamenti che sembra inarrestabile.

La Borsa di Tokyo cede l'1,43%, quella di Seoul l'1,14% (ma i titoli principali arrivano a -2,5%) mentre Sydney brucia l'1,69% e la Borsa della Nuova Zelanda lascia sul terreno lo 0,77%. L'euro viene scambiato in Asia a 1,1020 dollari e 135,05 yen, recuperando rispetto ai minimi toccati sul circuito elettronico domenica a New York a quota 1,0987 dollari e 134,91 yen.

Secondo gli analisti, però, queste cifre non sono tanto collegate alla Grecia quanto alla Cina. Le prime mosse a sostegno dei mercati cinesi (che avevano più che raddoppiato il loro valore nell'ultimo anno prima delle recenti perdite) sono arrivate dai principali broker nazinali, che si sono impegnati ad acquistare azioni per almeno 120 miliardi di yuan (oltre 17 miliardi di euro) per stabilizzare i listini. La China Mutual Fund Association ha comunicato sabato che 25 gestori di fondi hanno dichiarato che avrebbero fatto altrettanto e altri 69 istituti si sono aggiunti domenica.

Sempre domenica, il fondo di investimento a controllo statale “Central Huijin” ha dichiarato di aver iniziato ad acquistare Etf e ha aggiunto che avrebbe continuato a farlo. Gli interventi di Pechino, però, si sono rivelati poco efficaci a causa dell’assenza dai mercati degli Stati Uniti. Wall Street, infatti, è rimasta chiusa sin da venerdì 3 luglio per la vigilia dell'Indipendence Day. Questo ha sparpagliato i potenziali acquirenti, lasciando le azioni di Shanghai al palo.

Sulla questione “Grexit” è intervenuto in maniera diretta soltanto il Giappone. “Le relazioni economico-finanziarie dirette tra Giappone e Grecia sono limitate – ha dichiarato il governatore della Bank of Japan (BoJ) Haruhiko Kuroda – ma governo e Banca centrale si sono incontrati per assicurarsi che il Giappone risponda in modo fluido a ogni possibile necessità del mercato”. Il ministro delle Finanze Taro Aso ha poi sottolineato che il Giappone “resta in costante contatto con i governi occidentali”, ed ha aggiunto di “essere fiducioso che l’Europa abbia sufficienti strumenti per reagire a sommovimenti del mercato”.

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