11/09/2020, 11.54
IRAQ
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Baghdad, patriarca caldeo: uniti al governo nella lotta contro corruzione e violenze settarie

Il primo ministro Moustafa al-Kazimi ha promosso una campagna per riformare l’Iraq. Nel mirino gruppi e milizie che fomentano malaffare e divisioni. I miliziani si oppongono al governo con attacchi e operazioni mirate. Card. Sako: Necessario fermare “confusione, anarchia e corruzione”, utile solo a chi vuole mantenere “instabile” la nazione.

Baghdad (AsiaNews) - Il primo ministro irakeno Moustafa al-Kazimi e il suo governo hanno come obiettivo la creazione “di uno Stato e di un esercito forti” per contrastare le violenze, la corruzione e costringere le milizie presenti sul territorio “a consegnare le armi”. È quanto afferma ad AsiaNews il patriarca caldeo, card Louis Raphael Sako, secondo cui l’esecutivo e i vertici del Paese sembrano uniti nella lotta “alla criminalità, ai sequestri, alle tensioni di matrice etnica e settaria”. L’intenzione è di riuscire a fermare “quanti operano al di fuori delle leggi dello Stato”.  

In queste settimane le speranze del governo di riformare la nazione e dare un nuovo impulso all’economia si sono scontrare con le resistenze di gruppi e milizie che continuano a seminare violenze e confusione. Una fonte istituzionale, dietro anonimato, parla di “elementi violenti che reagiscono quando vedono minacciati i loro interessi economici e militari”, lanciando razzi o usando la propaganda. 

Il 3 settembre scorso un attacco ha colpito la sede della società di sicurezza G4S, a Baghdad. L’azione non è stata rivendicata da alcun gruppo ma, in precedenza, elementi vicini a Teheran hanno accusato l’impresa anglo-statunitense di “complicità” nell’eliminazione ai primi di gennaio del generale iraniano Kassem Soleimani, comandante delle forze al-Qods.

Giorni prima, una esplosione aveva investito un convoglio del Programma alimentare mondiale (Pam) nei pressi di Mosul, ferendo un funzionario delle Nazioni Unite. Dietro questa operazione vi sarebbe una fazione chiamata “Resistenza islamica”; l'espressione designa gruppi filo-iraniani che accusano l’Onu di trasportare spie Usa a bordo dei propri mezzi. 

Il governo, spiega Ahmad Mulla, portavoce del premier, “non vuole uno scontro diretto con questi gruppi”, quanto piuttosto mira a “prosciugare le loro fonti di finanziamento” bloccando “i passaggi alla frontiera” e con una lotta a tutto campo contro la corruzione. In questo contesto, per molti esperti di sicurezza la situazione nel Paese resta “pericolosa” e il governo dovrebbe piuttosto intavolare un “dialogo” con i capi spirituali di questi gruppi “per scongiurare nuovi scontri”. 

Interpellato da AsiaNews, il card Sako parla di “buona volontà” mostrata dall'esecutivo nella lotta contro violenze e corruzione. “Hanno una visione, un progetto - sottolinea - ed è importante che i politici di tutti gli schieramenti sostengano il primo ministro in questa politica”. L’obiettivo è quello di mettere una volta per tutte la parola fine “a questo fenomeno di confusione e di anarchia” che va a vantaggio solo di chi “vuole mantenere instabile la nazione”. Si tratta di fazioni e milizie, prosegue il porporato, che in passato “hanno mantenuto il controllo di porti e aeroporti, come successo a Bassora, o delle dogane”. 

La Chiesa caldea, prosegue, “sostiene e incoraggia questo lavoro e vuole testimoniare la propria vicinanza”, anche perché alle parole e agli annunci delle autorità cominciano a seguire i fatti. Oltre ad aver sottratto porti e aeroporti al controllo delle milizie, il governo ha promosso una campagna di “moralizzazione” nel pubblico impiego, andando a colpire quanti accumulavano fino a tre o quattro stipendi in maniera indebita. “Una lotta a tutto campo contro corruzione e malaffare - conclude il porporato - che speriamo possa avere seguito”.

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