07/10/2008, 00.00
CINA
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Cacciato per corruzione membro del Politburo del Partito comunista

Yu Youjun, eletto nel Comitato centrale nell’ottobre 2007, è stato destituito da ogni incarico, per corruzione quando era sindaco di Shenzhen. Pechino non riesce a debellare i frequenti episodi di corruzione di funzionari locali, spesso d’accordo con grandi imprese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Yu Youjun (nella foto), capo del ministero della Cultura e astro emergente della politica cinese, è stato cacciato dai suoi incarichi, si ritiene in quanto coinvolto in almeno due casi di corruzione risalenti al 2002 e 2003 quando era sindaco di Shenzhen, accertati dalla Commissione centrale del Partito comunista per l’Ispezione disciplinare.

Non ci sono stati annunci ufficiali, ma sul sito web del ministero è ieri scomparso il suo nome tra i dirigenti. Pare sia stato anche destituito dal seggio del Comitato centrale del Pc, la cui prossima riunione è prevista tra due giorni, come pure da ogni incarico. Seppure fonti riservate dicono che sia potuto rimanere membro del Pc e che non ci saranno accuse di reati.

Indiscrezioni dicono che avrebbe ricevuto denaro da una grande ditta di Shenzhen per favorirla, come pure ha accettato bustarelle per concedere diritti terrieri, forse insieme a suo fratello minore, arrestato mesi fa.

Yu Youjun, 55 anni, governatore dello Shanxi nel 2005 dove si è molto impegnato per migliorare la qualità della vita, per lungo tempo è stato ritenuto un funzionario capace con un promettente futuro, anche per l’età giovane. Ha però subito le conseguenze dello scandalo per gli schiavi nelle fabbriche di mattoni nel 2007, quando ha dovuto presentare scuse pubbliche per gli scarsi controlli pubblici.

La corruzione resta diffusa nel Pc nonostante le ripetute promesse dei leader di debellarla. Sotto accusa sono soprattutto funzionari locali, che violano i diritti della popolazione confidando nell’impunità per la loro posizione e la difficoltà per i cittadini di avere udienza dalle autorità superiori. Proprio ieri, Pechino ha iniziato indagini per lo smottamento che il 1° agosto ha travolto il villaggio di Sigou nella contea di Loufan, Shanxi, con almeno 44 morti. Gli accertamenti preliminari dicono che i detriti degli scavi della miniera di ferro sono stati accumulati subito a monte dell’abitato (anche se la legge li proibisce a meno di 500 metri dalle case e prescrive un’adeguata barriera di contenimento), in quantità tale da non poter essere contenuti dalle recinzioni. Già ad aprile c’era stato un primo cedimento, ma non sono state prese contromisure. Esperti commentano che attendono di vedere se il governo perseguirà la proprietà e i dirigenti della miniera e le autorità locali tenute a controllare la sicurezza. Sebbene una fonte del quotidiano South China Morning Post commenti che “cacciare il capo di un’impresa statale importante è più difficile che un governatore… Senza grandi guanxi [appoggi] a Pechino non ottieni quei posti, e una volta lì, hai un mucchio di denaro per rinsaldarli”.

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