15/07/2004, 00.00
PAKISTAN
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Cambia la legge sulla blasfemia, ma la pena di morte rimane

di Qaiser Felix

Faisalabad (AsiaNews) – Anche se emendata, la Legge sulla blasfemia continuerà a prevede la pena di morte come condanna. Le annunciate modifiche, infatti, rimarranno limitate alla procedura e all'applicazione della Legge. La notizia è stata resa pubblica dal Ministro federale per gli affari religiosi, Ejaz ul Haq, durante un'intervista televisiva. "Stiamo lavorando sulla base dei valori cardine dell'Islam: indulgenza e tolleranza", ha dichiarato il ministro e ha aggiunto che "Sulman Rashdie [autore del libro "I versetti satanici", ndr], potrebbe essere impiccato pubblicamente".

Il Ministro ha tuttavia ammesso che si è registrato un abuso della Legge negli ultimi 18 anni. Dal 1927 al 1986, infatti, si sono registrati solo 7 casi di blasfemia, niente in confronto ai più di 4 mila notificati dal 1986 ad oggi. La Legge, infatti, continua ad essere utilizzata come mezzo per regolare questioni private. Secondo il nuovo emendamento, però, anche chi sostiene accuse false sarà punito con la morte.

Ismail Qireshi, avvocato della Corte suprema del Pakistan, ha detto che il governo non ha il diritto di emendare la Legge, che tocca una materia puramente religiosa. La Legge è stata approvata da entrambe le Corti e la decisione di una della due di modificarla autonomamente, significherebbe negare l'autorità dell'altra. Inoltre, "la pena capitale è in accordo con i principi del Corano e questo non consente a nessuno di modificarla".

Fauzia Wahab, membro dell'Assemblea nazionale, del Partito Pakistan People, ha detto che già il parlare di blasfemia è un grande passo avanti. Appena un anno fa nessuno ne avrebbe avuto il coraggio. "La legge, è stata male applicata e ha generato odio tra i giudici e gli avvocati cristiani e  musulmani , sempre sotto la pressione degli estremisti". Wahab è una dei sostenitori dell'abrogazione della Legge in quanto "i pakistani non ne hanno bisogno. Il 98% di loro, infatti, è musulmano e nessuno potrebbe dire o fare niente contro la sua religione". Della stessa opinione Mehboob Sada, direttore del Centro studi cristiani: "le leggi, di solito, sono fatte per il miglioramento della società. Da questa legge, però, la società pakistana non ha tratto alcun miglioramento" e ha concluso, "il rispetto non si può conquistare con la forza. Dobbiamo trovare altri mezzi".

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