10/10/2006, 00.00
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Card. Bertone: la Santa Sede non è mai a favore degli armamenti

Il segretario di Stato commenta l'esplosione nucleare nordcoreana. Dichiarazione vaticana di sostegno ad un trattato Onu per la limitazione delle armi convenzionali, incluse quelle leggere.

Città del Vaticano (AsiaNews) – "E' chiaro che la Santa Sede è a favore non degli armamenti, ma del disarmo e della pace". Così il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone ha risposto a una domanda dei giornalisti sugli esperimenti nucleari effettuati dalla Corea del Nord, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico della Pontificia università Salesiana.

Alle parole del card. Bertone, che "la Santa Sede continuerà a impegnarsi per pensieri e propositi di pace", fa eco una dichiarazione del Pontificio consiglio della giustizia e della pace pubblicata oggi a che esprime "pieno appoggio" alla proposta di istituire un gruppo di lavoro in sede Onu per studiare la preparazione di un Trattato che limiti il commercio internazionale delle armi convenzionali.

La Santa Sede, vi si legge, "sollecita la comunità internazionale ad assumere le proprie responsabilità nello stabilire un quadro legale vincolante volto a regolare il commercio di armi convenzionali di ogni tipo, come pure del 'know-how' e della tecnologia per la loro produzione".

La dichiarazione, firmata dal cardinale Renato Martino e dal vescovo Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, è destinata alla discussione della proposta di una Risoluzione sul "controllo internazionale delle importazioni, delle esportazioni e dei trasferimenti delle armi convenzionali", prevista nei lavori del I° Comitato dell'Assemblea Generale dell'ONU, in svolgimento a New York.

Nel documento il Vaticano rileva che le armi convenzionali "incluse le armi leggere e quelle di piccolo calibro, sono elemento di ogni conflitto internazionale o civile, come pure di ogni illegittimo uso della forza, e costituiscono uno dei più comuni strumenti di violazione dei diritti umani e di non rispetto della legge umanitaria".

"Il sistema internazionale per la non proliferazione e il controllo delle armi, specialmente quelle di distruzione di massa - prosegue la dichiarazione - è stato uno dei principali mezzi che la diplomazia ha usato per evitare conflitti su scala planetaria, ma non è servito ad evitare i conflitti regionali e meno che mai quelli locali". Dopo aver ricordato che "molti milioni di vittime nei conflitti degli ultimi 60 anni sono stati causati da armi convenzionali, in particolare armi leggere", la nota rimarca che "l'assenza di un effettivo sistema di monitoraggio sul commercio delle armi ha un impatto negativo non solo sui processi di pace, di riconciliazione e sulle ricostruzioni post-belliche, ma anche sulla stabilità delle istituzioni e sullo sviluppo sostenibile". "Le armi – è la conclusione - non possono essere considerate come gli altri beni che vengono scambiati nel mercato globale, regionale o nazionale. Il loro possesso, produzione e scambio ha profonde implicazioni etiche e sociali e deve essere regolato prestando la dovuta attenzione agli specifici principi di ordine morale e legale".

 

 

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