17/12/2008, 00.00
VATICANO-ISLAM
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Cattolici e musulmani debbono accrescere la fiducia reciproca e educare i giovani alla pace

Le conclusioni di un coloquio in Vaticano con la World Islamic Call Society. Evitare che eventuali crisi degenerino in violenze interreligiose. L’incoraggiamento di Benedetto XVI.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Educare i giovani in modo che non cadano vittime del fanatismo religioso, ma divengano costruttori di pace ed operare per accrescere comprensione, conoscenza e fiducia tra i leader religiosi, in modo da poter affrontare insieme le crisi che dovessero sorgere, evitando che degenerino in conflitti religiosi. Sono i punti principali del comunicato conclusivo del colloquio su “Responsabilità dei leaders religiosi specialmente in tempi di crisi”, organizzato in Vaticano dal Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e dalla World Islamic Call Society, che ha sede il Libia, che si è concluso oggi.
 
I partecipanti all’incontro - dodici personalità ed esperti cattolici e dodici musulmani, provenienti da vari Paesi, sotto la presidenza, rispettivamente, del card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, e di Mohamed Ahmed Sherif, segretario generale della World Islamic Call Society – sono stati ricevuti oggi da Benedetto XVI, al termine del’udienza generale.
 
Il Papa ha espresso loro “soddisfazione e forte incoraggiamento”, come riferisce una nota del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso.
 
Nel comunicato finale congiunto si afferma, tra l’altro, che “considerando il ruolo che le religioni possono e vogliono avere nella società, i leader eligiosi hanno un ruolo culturale e sociale da giocare, per promuovere i fondamentali valori etici, come la giustizia la solidarietà, la pace, l’armonia sociale ed il bene dell’intera società, specialmente dei bisognosi, i deboli, i migranti e gli oppressi”
 
“I leader religiosi hanno una speciale responsabilità verso i giovani, che richiedono particolare attenzione perché non restino vittime del fanatismo e del radicalismo religioso e ricevano invece una sana educazione che li aiuti a divenire costruttori di ponti e artefici di pace”.
 
Tenendo presente la possibilità che sorgano “crisi di diversa natura” a livello nazionale e internazionale, i leader religiosi debbono “imparare a prevenirle, ad affrontare e rimediare a queste particolari situazioni, evitando la loro degenerazione in violenze confessionali. Ciò richiede reciproco rispetto e reciproca conoscenza, curando i rapporti personali e costruendo mutue familiarità e fiducia, così da essere capaci di affontare insieme le crisi, ove serva”-  
 
E’ stato infine deciso che il prossimo Colloquio si terrà a Tripoli entro i prossimi due anni. Il Colloquio fa seguito ad altri incontri organizzati, in varie sedi, nel 1976 e dal 1989 ad oggi in modo regolare.
 
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