13/10/2006, 00.00
COREA DEL SUD – COREA DEL NORD
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Chiesa coreana: "Sconvolti dall'atomica, ma contro l'uso della forza come deterrente"

di Joseph Yun Li-sun

I presidenti della Commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano e della Commissione Giustizia e pace scrivono in un messaggio congiunto che la pace nella penisola passa attraverso il dialogo. Nessuno deve fermare la strada di riconciliazione costruita con tanti sforzi.

Seoul (AsiaNews) – Il recente annuncio di test nucleari in Corea del Nord "sconvolge e preoccupa non solo il popolo e la Chiesa coreana, ma anche tutti coloro che amano la pace"; tuttavia, "solo tramite il dialogo ed il perdono si può camminare verso una vera pace: essa non può essere costruita con l'uso della forza o con gli embarghi".

E' questo il punto centrale del messaggio pubblicato oggi dai presidenti della Commissione episcopale per la riconciliazione del popolo coreano e della Commissione Giustizia e pace, mons. Lucas Kim Woon-hoe e mons. Boniface Choi Ki-san.

Nel testo, intitolato "La pace sia con voi", i presuli scrivono che "il recente annuncio degli esperimenti nucleari nordcoreani sconvolge e preoccupa non solo il popolo e la Chiesa coreana, ma anche tutti coloro che amano la pace. Non possiamo fare altro che provare un dolore profondo per la scelta dei nostri fratelli della Corea del Nord, che devono cooperare con noi per il mantenimento della pace".

"Anche se per autodifesa – sottolineano – le armi atomiche non possono essere in alcun modo giustificate. A questo proposito, abbiamo già fatto sentire la nostra voce nel documento 'Vogliamo pace, non guerra!' pubblicato nel febbraio del 2003 per condannare l'attacco Usa all'Iraq, motivato dalla ricerca delle armi di distruzione di massa".

I vescovi ricordano poi che "negli ultimi anni, il Sud ed il Nord della penisola hanno mantenuto scambi pacifici grazie ai quali ci siamo riconosciuti come un unico popolo, fratelli dello stesso sangue. Per questo, nessuno deve fermare la strada di riconciliazione costruita con tanti sforzi e nemmeno far retrocedere le speranze di pace ed unità della nostra penisola. Inoltre, nessuno deve usare questa situazione per provocare altro odio o desiderio di confronto armato".

I prelati suggeriscono che l'unica via per la pace in Corea "passa da una reale messa in pratica della Dichiarazione congiunta sulla denuclearizzazione della penisola, firmata nel 1991. Questo obiettivo si può raggiungere solo con il dialogo e la pazienza. L'odio e la violenza generano solo altro odio e violenza. La comunità internazionale deve camminare su una strada difficile e rispondere con la pace, non con sanzioni militari o embarghi. La pace si raggiunge con il perdono e la riconciliazione".

"In questo senso – sottolineano – la Chiesa cattolica coreana rifiuta con fermezza ogni forma di violenza".

In conclusione, i vescovi "ripongono le speranze in Cristo, nostra pace, senza alcun timore. Desideriamo di cuore di poter portare una vera pace in questa nazione lavorando con tutti in armonia".

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