13/05/2011, 00.00
CINA
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Chiese protestanti al parlamento cinese: Dateci la libertà religiosa

Petizione a Wu Bangguo: Da 60 anni i cristiani sono privati della libertà che la costituzione garantisce loro. Critiche alla politica religiosa del governo, che non rispetta la Dichiarazione Onu sui diritti umani, pur sottoscritta da Pechino. I leader cristiani domandano un’inchiesta sulle violenze contro la comunità di Shouwang, privata di un luogo di culto. Da cinque domeniche i fedeli cercano di radunarsi all’aperto, ma vengono di continuo arrestati.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un gruppo di Chiese protestanti sotterranee ha diffuso una petizione al parlamento cinese (l’Assemblea nazionale del popolo, Anp), chiedendo il rispetto della libertà religiosa, secondo i dettami della costituzione.
 
Il testo è indirizzato a Wu Bangguo, presidente dell’Anp e chiede che il parlamento produca finalmente una legge garante della libertà religiosa, e non regolamenti ad uso e ad abuso dei governi provinciali. Le Chiese si lamentano anche per la violenza programmatica con cui da anni le chiese protestanti “sotterranee” o “domestiche” vengono chiuse e i loro edifici distrutti.
 
I firmatari della petizione sono capi di 17 chiese protestanti fra le più diffuse. Il gesto coraggioso sembra essere motivato dagli ultimi arresti e divieti verso la Chiesa di Shouwang, i cui fedeli, privati di un luogo di raduno, hanno deciso di tenere i servizi domenicali all’aperto nella zona di Zhongguangcun. Da cinque domeniche la polizia blocca i cristiani e ne arresta decine e decine.
 
È la prima volta che così tanti gruppi di cristiani presentano una petizione pubblica al governo accusando il fatto che “da 60 anni non viene messo in pratica il diritto alla libertà religiosa garantita ai cristiani dalla costituzione del Paese”. Per questo i leader domandano all’Anp di verificare la costituzionalità della politica religiosa del governo, che sopprime la libertà religiosa soffocando le comunità e costringendole a entrare nelle chiese governative, con una mossa che ha sottili interessi politici.
 
La petizione accusa anche la Cina di non rispettare la clausola sulla libertà religiosa della Dichiarazione universale sui diritti umani, pur sottoscritta ufficialmente da Pechino. “La libertà religiosa – afferma il documento – comprende la libertà di assemblea, di associazione, di parola, di educazione e di evangelizzazione”.
 
I leader delle chiese sotterranee rivendicano di essere pienamente cristiani e cittadini dello Stato, “amanti della nazione”, desiderosi di “pregare per il governo” e per una Cina sempre più importante e responsabile nella comunità internazionale.
 
La petizione chiede anche di aprire un’inchiesta sui tentativi delle autorità di chiudere la comunità di Shouwang, la più numerosa comunità protestante della capitale, con circa 1000 membri, in maggioranza businessmen e professori universitari. Molti di loro sono stati arrestati nelle ultime settimane.
 
Il motivo ufficiale dell’arresto è che i fedeli non possono incontrarsi in un luogo illegale. D’altronde la comunità di Shouwang è stata espulsa anni fa da un edificio che aveva affittato e pochi mesi fa da una sala-ristorante dove si radunavano i fedeli. Allo stesso tempo, la Chiesa di Shouwang ha chiesto di essere riconosciuta ufficialmente, ma il governo lo ha impedito. Per Pechino tutte le comunità protestanti devono confluire nel “Movimento delle tre autonomie”, l’organismo interconfessionale controllato dal Partito. I cristiani sotterranei però rifiutano tale controllo e rivendicano invece libertà nelle questioni di religione.
 
In Cina vi sono più cristiani protestanti non ufficiali (circa 80 milioni) che membri del Movimento delle tre autonomie (circa 20 milioni). Per timore che la situazione sfugga di mano al Partito, da quasi quattro anni è in atto una campagna  per eliminare le comunità sotterranee o farle confluire nelle comunità ufficiali (v. 16/11/2007: Documento segreto del Partito per “normalizzare” i cristiani protestanti cinesi).
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