11/08/2010, 00.00
CINA
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Cina, rallenta la crescita industriale e sale l’inflazione

I dati rilasciati oggi dal ministero dell’Economia preoccupano Stati Uniti e analisti interni. L’inflazione è al 3,3% (contro la soglia di attenzione del 3 % fissata dal governo), mentre aumentano le esportazioni. Per Washington soltanto la rivalutazione dello yuan può calmare la situazione.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La crescita industriale cinese continua a rallentare. Secondo i dati di luglio, dopo il blocco ai “crediti facili” ordinato da Pechino, la crescita è scesa al 10,3% contro l’11,9% dei primi tre mesi dell’anno. Ma i dati più preoccupanti provengono dall’inflazione, arrivata sempre a luglio al 3,3% (contro il 2,9% di giugno e la soglia di attenzione posta al 3% dal governo) e dagli investimenti in macchinari, cresciuti - nei primi sette mesi dell'anno - del 24,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. I prezzi al consumo sono cresciuti del 6% anche a causa delle alluvioni di queste settimane.
 
In leggero calo, invece, i prestiti accordati dalle banche (altro punto critico su cui il governo sta cercando di raffreddare il business), passati dai 603 miliardi di yuan di giugno ai 532,8 miliardi (59,9 miliardi di euro) di luglio. Balza invece la produzione industriale, che a luglio è aumentata del 13,4% rispetto all’anno scorso. Questo ha provocato un aumento delle esportazioni, che a luglio sono cresciute del 38,1% arrivando a un giro di affari pari a 145,52 miliardi di dollari.
 
Le importazioni sono cresciute del 22,7% rispetto a un anno prima, pari a 116,79 miliardi di dollari. Il ritmo della crescita è stato più rispetto al +34,1% di giugno. Il commercio estero del Paese è ammontato a 262,31 miliardi di dollari il mese scorso, in rialzo del 30,8% rispetto a un anno prima. Ma l’avanzo commerciale complessivo per i primi sette mesi dell’anno è stato di 83,93 mld di dollari, in calo del 21,2% sullo stesso periodo del 2009.
 
I dati complessivi, rilasciati oggi dal ministero cinese dell’Economia, segnalano dunque che l’economia interna si sta raffreddando e aumenta l’aspettativa per un cambio di marcia da parte del governo, che deve impedire soprattutto una bolla speculativa azionistica e immobiliare. Secondo Zhu Jianfang, della Citic Securities di Pechino, “se l’esecutivo non cambia rotta rischiamo ulteriori e pericolosi smottamenti”.
 
Gli Stati Uniti, il cui debito estero è oramai saldamente nelle mani di Pechino, temono questi dati. In particolar modo preoccupa l’aumento dell’inflazione: secondo Washington, soltanto la rivalutazione dello yuan – al momento saldamente nelle mani della Banca centrale cinese – può permettere la creazione di un vero mercato interno, che possa calmare l’aumento dei prezzi e divertere le esportazioni, al momento tutte dirette al mercato interno statunitense.
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