Cina e Stati Uniti, accordo per tutelare i diritti dei lavoratori
Pechino (AsiaNews/agenzie) "Il dipartimento americano per il lavoro e la sua controparte cinese stanno collaborando affinché lo sviluppo degli standard lavorativi in Cina vada di pari passo con il rapido sviluppo economico del Paese". Lo ha dichiarato il segretario di Stato americano per il lavoro, Elaine Chao che ieri ha presenziato, con il ministro del lavoro e della sicurezza sociale Zheng Silin e Wang Xianzheng, direttore dell'amministrazione di Stato per la sicurezza sul lavoro, la cerimonia per la firma di quattro protocolli d'intesa tra Cina e Stati Uniti, volti a migliorare la sicurezza e i diritti dei lavoratori.
Tra i provvedimenti decisi, un accordo per rendere noti gli standard salariali e le ore lavorative e uno per aumentare la collaborazione sulle modalità d'interventi d'emergenza negli incidenti e sul ruolo delle assicurazioni private nella sicurezza in miniera.
Il miglioramento delle condizioni di lavoro in Cina rappresenta un obiettivo di massima urgenza non solo per i diritti umani ma anche per l'economia mondiale. Imprese e sindacati americani, infatti, si lamentano ormai da tempo dello sfruttamento della mano d'opera in Cina e della sua politica monetaria che rendono i prodotti del Paese troppo economici rispetto alla concorrenza.
Elaine Chao, insieme al segretario del commercio americano Donald Evans, sono ospiti del Vice-premir Wu Yi, che con l'occasione, chiederà agli Stati Uniti di aiutare la Cina ad ottenere la promozione, all'interno del WTO (Organizzazione per il commercio mondiale), di "Paese ad economia di mercato".
Attualmente, infatti, l'economia della Cina è definita dal WTO "non di mercato" e questo, da un lato le permette di essere esente o applicare solo saltuariamente le regolamentazioni previste dall'Organizzazione, ma dall'altro la sta penalizzando in modo consistente. Infatti, oltre a perdere diverse cause contro la vendita sotto costo, da quando si è unito al WTO (fine anni '90) il Paese ha scoperto che il suo status "non di mercato" è stato usato per colpire le tariffe sulle sue esportazioni.
Venerdì scorso, l'amministrazione Bush ha proposto un aumento, dal 5% al 198%, sui mobili in legno per camere da letto provenienti dalla Cina le cui compagnie stanno commerciando, letti, credenze e tavoli del valore di milioni di dollari, a prezzi inferiori a quelli del mercato americano.
Secondo Hu Biliang, economista presso l'Accademia cinese di scienze sociali, "il riconoscimento alla Cina della qualifica di 'Paese ad economia di mercato' potrebbe essere un mezzo per controllare più facilmente le vendite sotto costo a livello mondiale, ma non credo che gli Stati Uniti cederanno così facilmente alla richiesta di Pechino".