24/08/2011, 00.00
COREA
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Con il monte Kumgang “chiude un ponte per la pace”

di Joseph Yun Li-sun
Seoul conferma l’abbandono del territorio nordcoreano da parte dei lavoratori del Sud impiegati nel resort gestito insieme al Nord. E Pyongyang conferma il sequestro dei capitali “stranieri”. Una fonte di AsiaNews: “Un colpo alla pace”.
Seoul (AsiaNews) – Con l’abbandono del resort sul monte Kumgang da parte dei lavoratori sudcoreani “si chiude una pagina importante nella storia della pacificazione della penisola. Ma la colpa è esclusivamente di Pyongyang, che sta cercando in tutti i modi di ottenere denaro e non si cura delle conseguenze dei suoi atti”. Lo dice ad AsiaNews una fonte vicina al governo di Seoul, commentando la recente disputa fra le due Coree sulla gestione della località turistica.

Inaugurato nel 1998 come culmine della “Sunshine policy”, il tentativo di Seoul di riavvicinarsi a Pyongyang, il resort fu costruito in terra nordcoreana con capitali del Sud. Con l’elezione del presidente conservatore Lee Myung-bak nel 2008, però, e la lotta per la successione al dittatore Kim Jong-il la politica di distensione si è infranta. Nello stesso anno, il resort venne chiuso dopo che un soldato nordcoreano uccise a colpi di fucile un turista del Sud. Questa decisione diede un colpo fortissimo all’economia del Nord.

Due giorni fa, la Corea del Nord ha annunciato che i lavoratori sudcoreani dovevano abbandonare il resort e ha aggiunto che i capitali “stranieri” saranno sequestrati. Il ministero dell’Unificazione di Seoul ha confermato che al momento “non ci sono più nostri connazionali in territorio nordcoreano”. Secondo la fonte di AsiaNews, “più del denaro ferisce il colpo alla pace. L’allontanamento dei lavoratori significa la distruzione di un ponte di dialogo molto importante”.

La Corea del Nord sembra dunque sempre più in difficoltà. Dopo il varo delle sanzioni internazionali, deciso tre anni fa come punizione per il programma nucleare bellico, Pyongyang perde 17 miliardi di dollari l’anno. Inoltre Cina e Russia (tradizionalmente “padrini” della dittatura) hanno rallentato molto l’invio di aiuti umanitari, mentre Seoul li ha interrotti quasi del tutto.
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