11/02/2011, 00.00
LIBANO
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Contro Hezbollah, i sunniti libanesi giocano la carta del confessionalismo

di Fady Noun
Il nodo è l’assassinio di Rafic Hariri. Le conclusioni del Tribunale internazionale paiono indicare in Hezbollah gli esecutori. La nuova, risicata maggioranza di governo, pro-siriana e pro Hezbollah, è sfidata dal forte partito sunnita di “Corrente del Futuro”, a cui appartiene il Primo ministro uscente.

Beirut (AsiaNews) – La caduta del governo e il cambio di maggioranza in Libano non sono niente di meno che un “colpo di Stato”, affermano a una sola voce i rappresentanti della vecchia maggioranza, che denunciano un “pronunciamento” in cui la minaccia di un ricorso alla forza da parte di Hezbollah ha giocato un ruolo decisivo. Il “voltafaccia” di Walid Jumblatt, che ha provocato la caduta del governo di Saad Hariri e ha fatto oscillare la maggioranza dalla parte del tandem Hezbollah-Corrente patriottica libera (del generale Michel Aoun) si è prodotto nello spazio di una settimana. E’ bastato, per questo, che qualche centinaio di uomini di Hezbollah facessero la loro apparizione, molto presto di mattina, a Beirut e nella montagna drusa, perché il leader druso si allineasse al campo “della resistenza  e della Siria”, secondo un’espressione consacrata. Una settimana prima, Walid Jumblatt aveva affermato che non avrebbe potuto rinnegare la sua alleanza con la Corrente del Futuro di Saad Hariri.

Quello che i miliziani di Hezbollah volevano fare resta nel vago. Quegli uomini non erano armati, se non di walkie-talkie. Ma il loro breve dispiegamento è stato sufficiente a spaventare i genitori che avevano mandato i bambini a scuola, e parecchie scuole hanno chiuso in fretta le loro porte. Secondo indiscrezioni di buona fonte, gli Hezbollah volevano accerchiare alcuni luoghi dell’amministrazione e lanciare un movimento di disobbedienza all’interno della magistratura e delle forze di sicurezza interne. I miliziani vestiti di nero sono apparsi verso le 5.30 di mattina e non erano che l’avanguardia della forza di intervento del partito islamista, secondo le fonti citate.

Designato a formare il governo con consultazioni obbligatorie, il che vuol dire praticamente “eletto” dal Parlamento, ma con una maggioranza risicata, l’uomo d’affari Nagib Mikati, un indipendente che è nelle buone grazie del regime siriano, non avrà un compito facile. Sunnita per tradizione, si trova a fronteggiare in realtà proprio il “suo” campo, oltre alla comunità internazionale. Quest’ultima assedia il Primo ministro designato tramite gli ambasciatori, a cominciare dall’ambasciatrice Usa Maura Connelly, e coglie tutte le occasioni che si presentano per insistere sulla necessità in cui si trova il Libano di rispettare tutti i suoi obblighi internazionali.

Sul piano comunitario, giovedì 10 febbraio si è tenuta un’assemblea allargata che raggruppa le grandi figure politiche della comunità, compreso Saad Hariri, il Primo ministro uscente, e Nagib Mikati, quello designato. La riunione ha messo in guardia da ogni forma di abbandono del Tribunale internazionale speciale incaricato di identificare gli assassini di Rafic Hariri nel 2005. Un documento pubblicato al termine dell’assemblea avverte che l'abbandono del Tribunale, “in modo franco o implicito” sarà considerato dalla comunità sunnita “come un atto di oppressione, di provocazione e di negazione di giustizia”. In realtà, si sa che l’abbandono del Tribunale internazionale è uno dei principali punti nel programma della nuova maggioranza, e a ragione: indiscrezioni lasciano capire che alcuni miliziani Hezbollah hanno cooperato strettamente al complotto.

Energico nel tono, franco, quasi minaccioso verso la comunità sciita, il comunicato segnerà una svolta nella misura in cui esprime l’opinione di una larga frangia della comunità sunnita. Si pensa in effetti che la Corrente del Futuro porti con sé praticamente il 75% dei voti sunniti in Libano. A fronte delle armi degli Hezbollah, e nell’assenza del rispetto delle regole democratiche da parte loro, la comunità sunnita sembra aver deciso di usare la sola arma di cui dispone, quella del confessionalismo, della “assabiya” religiosa . Il Primo ministro designato raccoglierà la sfida e formerà ugualmente un governo che otterrà  il suo appoggio nel campo pro-siriano? E per quanto tempo, prima che le contraddizioni dei due progetti antitetici esplodano?

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