18/03/2020, 08.15
MEDIO ORIENTE
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Coronavirus, l’appello del patriarca caldeo: ’Non uscite, state a casa’

Card. Sako: “Momento tragico e difficile”. E invita a seguire i metodi di prevenzione e contenimento. Il vicario dell’Arabia meridionale sospende per un mese le messe negli Emirati e in Oman. In Bahrain la prima vittima di Covid-19 fra i Paesi del Golfo. 

Baghdad (AsiaNews) - “Viviamo un momento tragico e difficile” per la rapida diffusione del coronavirus in molti Paesi, con “un continuo aumento di vittime” e gravi danni per la vita economia e sociale, mentre fra le persone si diffondono “panico e ansia”. È quanto sottolinea in un messaggio pubblicato e inviato ad AsiaNews, il primate caldeo card Louis Raphael Sako, che lancia un appello ai fedeli: “L’epidemia - scrive - non va sottovalutata, bisogna seguire i metodi di prevenzione, il primo dei quali è rimanere a casa”. 

Da tempo la Chiesa caldea ha innalzato il livello di guardia di fronte all’epidemia di Covid-19, definita dall’ausiliare di Baghdad “peggio di una guerra”. Da qui la cancellazione al pubblico delle messe, rilanciate però sui social network, e delle principali funzioni del periodo quaresimale. 

A causa della mancanza di “misure rigide” per contenere la diffusione del virus “come la chiusura dei confini o la messa in quarantena delle persone”, l’epidemia si sta allargando con 154 casi, 11 vittime e 32 persone guarite. Per questo, prosegue, è importante “rimanere a casa” senza aspettare l’obbligo del governo. “Non uscire di casa - avverte il porporato - se non quando necessario” e fra le mura domestiche pregate “per la fine dell’epidemia” accendendo “una candela davanti all’icona della Vergine Maria” o “san Giuseppe nella sua festa il 19 marzo” come chiesto da papa Francesco. 

Per le vittime, conclude il card Sako, “non vi sono funerali o messe pubbliche”, la salma “viene portata in chiesa con un numero limitato di persone”, il sacerdote prega poi viene portata al cimitero. La messa pubblica “potrà essere celebrata alla fine della crisi”, mentre “noi del Patriarcato ricorderemo il suo nome nella messa mattutina delle otto, che viene trasmessa in diretta”. 

L’emergenza coronavirus non riguarda solo l’Iraq (e l’Iran, epicentro dell’epidemia) ma si allarga a tutto il Medio oriente. Mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Eau, Oman e Yemen), ha accolto l’invito delle autorità e sospeso i servizi di preghiera e le messe negli Emirati Arabi Uniti e in Oman, disponendo anche la chiusura dei luoghi di culto. Le disposizioni sono entrate in vigore il 16 marzo scorso e avranno la durata di almeno un mese, in attesa di verificare gli sviluppi sulla diffusione dell’epidemia. 

In una nota mons. Hinder sottolinea che il governo “ha intrapreso questi passi a salvaguardia delle persone” e “io stesso sono il primo a sostenerle con forza” per limitare la circolazione del nuovo coronavirus. “Dobbiamo capire - ha aggiunto il prelato - la criticità della situazione”. Come ho scritto in precedenza, “anche se non potete essere presenti fisicamente, tutti voi potete partecipare in modo spirituale all’Eucaristia” che “vi invito a seguire attraverso i media elettronici”. 

Intanto nella regione continua a crescere il bilancio dei contagi e delle vittime: l’Iran, nazione più colpita, ha contato altre 135 vittime nelle ultime 24 ore. Secondo quanto riferisce il ministero della Sanità i casi confermati di infezione sono oltre 16mila. Teheran ha liberato 85mila prigionieri per scongiurare una diffusione del virus nelle carceri; fra questi anche decine di prigionieri politici ma non di primo piano: le personalità più invise alla leadership teocratica restano in cella. 

In Turchia il governo avrebbe identificato 93 persone sospettate di aver diffuso in rete “informazioni provocatorie e prive di fondamento”. Ankara ha disposto la chiusura di caffè, circoli sportivi e centri di intrattenimento, sospeso le funzioni di preghiera nelle moschee ed esteso il divieto di ingresso a 20 nazioni. Il numero dei casi è salito a 98 e si registra la prima vittima. I cittadini di rientro da nove nazioni europee dovranno sottoporsi a quarantena. 

In Qatar si registrano 439 casi, zero vittime e quattro guariti. L’Arabia Saudita ha disposto la chiusura di tutte le moschee, ad eccezione delle due più importanti alla Mecca e Medina. Nel regno wahhabita vi sono 171 contagi, zero vittime e sei persone guarite. L’unica nazione ad aver registrato sinora un morto è il Bahrain, con un totale di 227 casi. La Giordania ha infine annunciato a partire da oggi il divieto di spostamento fra province e invita i cittadini a restare a casa.

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