25/10/2025, 11.54
INDIA
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Corte suprema: rilievi di incostituzionalità nella legge sulle conversioni dell’Uttar Pradesh

di Nirmala Carvalho

Nel mirino la legge del 2021 che punisce con pene fino a 10 anni i casi di passaggio ad altra fede per guadagno o coercizione. Previste alcune disposizioni precedenti e successive che ledono i diritti personali e la privacy. Vescovo di Lucknow: sentenze “gradito sollievo e un segno di speranza per la comunità cristiana”, ma vanno cancellate tutte le norme “incostituzionali”. 

Delhi (AsiaNews) - La Corte suprema ha sollevato rilievi di incostituzionalità e preoccupazioni in merito ad alcune disposizioni contenute all’interno della Uttar Pradesh Prohibition of Unlawful Conversion of Religion Act, 2021. La legge anti-conversione punisce i casi di conversione ad altra fede attraverso la disinformazione, la prospettiva di compensi o altro guadagno, la forza o la coercizione, con una pena che può arrivare a 10 anni di prigione. I giudici hanno osservato che la norma presenta dei rilievi di problematicità, soprattutto in riferimento alla scelta di un singolo individuo di adottare una fede diversa da quella professata, limitandone di fatto la scelta. Inoltre va preservato il diritto di libertà di pensiero, espressione, credo, fede e culto per le persone, perché si tratta di principi che incarnano ed esprimono la natura laica del Paese. 

Interpellato da AsiaNews mons. Gerald Mathias, vescovo di Lucknow, spiega: “Le recenti sentenze della Corte suprema sono un gradito sollievo e un segno di speranza per la comunità cristiana. Ma quanti possono permettersi di raggiungere il tribunale apicale per ottenere giustizia?”. La maggior parte dei pastori e delle persone innocenti “falsamente accusate di conversione illegale”, prosegue il prelato, “non saranno in grado” di farlo e rischiano di “languire nelle carceri per mesi e anni. La Corte Suprema dovrebbe cancellare tutte le disposizioni e le clausole o le sezioni delle leggi anti-conversione del Paese che sono incostituzionali. Altrimenti l’uso improprio di queste leggi continuerà e continueranno anche le atrocità contro cristiani e musulmani. Spero e prego - conclude il vescovo - che le recenti sentenze e osservazioni della Corte Suprema servano da deterrente”.

Tornando alla sentenza della Corte suprema, composta dai giudici JB Pardiwala e Manoj Misra, vi sono alcune osservazioni significative in termini di incostituzionalità: la legge dell’Uttar Pradesh, infatti, implica una dichiarazione davanti al magistrato distrettuale sulla conversione che comporta una interferenza di massima dello Stato in questioni personali. Il magistrato è poi legalmente obbligato ad avviare una indagine della polizia, che deve analizzare i passaggi che hanno determinato la conversione stessa. Vi è poi il tema della pubblicazione di dati personali della persone convertita, che può comportare una violazione della privacy. Durante l’udienza i magistrati osservano che parti della legge del 2021 finiscono per violare i diritti fondamentali garantiti dalla parte III della Costituzione, in particolare l’articolo 25.

La legge prevede anche procedure pre e post conversione. Nella prima fase, le persone devono dichiarare almeno 60 giorni prima e dinanzi all’autorità competente, che non vi è stata alcuna coercizione, influenza indebita o adescamento. Bisogna inoltre fornire un preavviso di un mese all’autorità competente che effettuerà la suddetta conversione, la quale incaricherà poi le forze di polizia di compiere le opportune indagini. Questa è ciò che prevede Sezione 8 e, se non vi è alcuna dichiarazione pre-conversione da parte della persona che desidera convertirsi, vi è il rischio di una condanna al carcere fino a tre anni e una multa minima di 10mila rupie (quasi 100 euro). 

Una volta effettuata la conversione, la persona è tenuta a inviare nuovamente una dichiarazione entro 60 giorni, in base alla quale l’autorità competente esporrà una copia della dichiarazione sulla bacheca. I dettagli che devono essere divulgati nella dichiarazione includono l’indirizzo permanente, il luogo di residenza, la natura del processo subito, ecc. Il convertito è tenuto a presentarsi entro 21 giorni dall’invio della dichiarazione per stabilire la propria identità e confermare il contenuto. Tutti elementi che rischiano di minare libertà personale e privacy, in aperto contrasto con la Carta fondante dello Stato. Infine, la Corte ha ribadito che il termine “laico” nel preambolo è parte integrante della struttura fondamentale della Costituzione. 

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