15/03/2007, 00.00
CINA
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Cresce l'economia e anche i disoccupati, senza previdenza e sanità

La crescita economica non copre l’aumento di forza lavoro e ogni anno ci sono milioni di nuovi disoccupati, privi di assistenza pubblica. Milioni di ex dipendenti pubblici non sono pagati da tempo. Timidi e non attuali gli interventi previsti dal governo.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Cresce la disoccupazione nel 2007, con una previsione di 24 milioni di nuovi lavoratori nelle città e una grande eccedenza di forza-lavoro nelle campagne. Ma il principale problema per chi non trova lavoro è la mancanza di assistenza previdenziale e sanitaria.

Tian Chengping, ministro per il Lavoro e la sicurezza sociale, il 13 marzo a Pechino in una conferenza stampa durante i lavori dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp) ha detto che il governo prevede la creazione quest’anno di circa 12 milioni nuovi posti di lavoro, per cui ci saranno almeno 12 milioni di nuovi disoccupati.

“In Cina il numero dei disoccupati rimarrà elevato – dice Tian – e la situazione difficile ancora per anni”. L’obiettivo è di contenere la disoccupazione entro il 4,6%, rispetto al 4,1% del 2006.

Tra i nuovi lavoratori ci saranno 6 milioni di laureati, di cui 4,95 del 2007 (rispetto a 4,13 milioni del 2006). Nel 2006 solo il 70% dei laureati ha trovato impiego già prima della laurea o subito dopo.

Ma il principale problema per i disoccupati è la mancanza di assistenza previdenziale o sanitaria. Xu Deming, vicepresidente della All-China Federation of Trade Unions, sindacato ufficiale cinese, ha ricordato all’Anp che tra i disoccupati è grave la situazione degli ex dipendenti di imprese statali, molti dei quali attendono da anni le paghe arretrate, per un totale che a giugno era di 2,05 miliardi di yuan di paghe arretrate e di 700 milioni di indennizzi. Dal 1998 sono stati sospesi dal lavoro 28 milioni di dipendenti di imprese pubbliche e altri 3 milioni saranno mandati via  nei prossimi 2 anni. Un quarto di costoro non ha la copertura sanitaria né previdenziale di cui godeva prima. Secondo il sindacato, nel solo Liaoning 700 imprese pubbliche su 1.433 non pagano i salari da oltre un anno, il 43% dei 665 mila dipendenti non ha la pensione e oltre il 90% è privo di assistenza medica gratuita.

All'Anp si discute in specie sulla copertura delle spese mediche e ospedaliere per disoccupati e minori, ma non si ha notizia di proposte precise. Liu Yongfu, viceministro del Lavoro, ha parlato di una assistenza medica generale per tutti i residenti cittadini, il cui costo sarebbe a carico della popolazione residente, ma la sua attuazione non è prevista prima del 2010. Li Liguo, viceministro per gli Affari civili, ha detto che il governo studia di introdurre esenzioni dalle imposte per le imprese che facciano donazioni a favore di attività di carità che si occupino della sicurezza sociale.

Li Yizhong, direttore dell’amministrazione statale per la Sicurezza sul lavoro, ha annunciato che è “allo studio” l’introduzione di una “assicurazione sulla vita” per i minatori. Nel 2005 in Cina ci sono stati oltre 8mila morti nelle miniere per incidenti sul lavoro, nel 2006 dopo drastici interventi il dato ufficiale è di oltre 7mila morti. Li ha ammesso che “le piccole miniere sono riaperte pochi minuti dopo che sono state chiuse per ordine dell’autorità”. Le piccole miniere non in regola con le misure di sicurezza ricavano più di 140 yuan per ogni tonnellata di carbone, mentre il profitto per le miniere in regola è di circa 20 yuan/t.

Emerge anche il problema della cattive condizioni di lavoro nelle imprese estere. Zhang Guoxiang, vicedirettore del Comitato per gli Affari esteri del Comitato centrale del Partito comunista, ha ricordato il rapido aumento delle cause di lavoro contro le imprese estere, soprattutto per i bassi salari, gli orari eccessivi e le cattive condizioni di lavoro. Il Partito vuole costituire in ogni fabbrica una rappresentanza sindacale, mentre le imprese si oppongono dicendo che ciò limiterebbe la loro libertà di organizzazione. Di fatto, per anni le autorità pubbliche sono state “compiacenti” sulle cattive condizioni di lavoro praticate dalle ditte estere, pur di attirarne gli investimenti nel Paese.

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