11/06/2016, 10.01
ISRAELE - PALESTINA
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Demolizioni in Israele: Abbattuta la casa al palestinese che ha ucciso una madre di sei figli

Stamane l’esercito ha fatto irruzione nel villaggio di Yatta e ha distrutto la casa di Morad Bader Abdullah Adais. A gennaio egli aveva ucciso una donna davanti ai suoi bambini. Un delitto efferato che aveva sollevato indignazione. Cresce la tensione nell’area dopo l’attentato di Tel Aviv. 

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Stamane l’esercito israeliano ha demolito l’abitazione di un palestinese che, nei mesi scorsi, ha accoltellato a morte una madre davanti ai suoi figli. Un delitto efferato, forse il peggior episodio di violenza dall’inizio della “intifada dei coltelli” e che, all’epoca, aveva sollevato scandalo e indignazione. Le forze armate del'Idf hanno fatto irruzione nel villaggio di Yatta alle prime luci dell’alba e hanno abbattuto la casa di Morad Bader Abdullah Adais. 

Nel gennaio scorso il giovane palestinese ha ucciso a sangue freddo Dafna Meir, madre di sei figli, all’interno della sua abitazione nell’insediamento ebraico di Otniel. Dopo aver ucciso la donna egli è fuggito, ma è stato arrestato in un secondo momento dalle autorità israeliane. 

Da tempo Israele adotta la politica delle demolizioni, abbattendo le case dei palestinesi che si rendono responsabili di omicidi di cittadini israeliani nel contesto della cosiddetta terza intifada. Per il governo del premier Benjamin Netanyahu si tratta di un’azione deterrente per prevenire nuovi attacchi in futuro; per i palestinesi è una forma di indebita punizione collettiva. 

Israele ha inoltre rafforzato le misure punitive dopo i gravi fatti di sangue dei giorni scorsi. La sera dell’8 giugno scorso due palestinesi di circa 20 anni hanno aperto il fuoco in un quartiere commerciale nel centro di Tel Aviv, uccidendo quattro persone e ferendone altre 12.

Gli attentatori sarebbero due cugini, il 22enne Khaled Mohammad Makhamrah, studente, e il 21enne Mohammad Ahmad Makhamrah, operaio. Entrambi sono originari di Yatta, villaggio palestinese nei pressi di Hebron, in Cisgiordania. L’esercito israeliano ha fatto irruzione nell’area, compiendo alcuni arresti e avviando le procedure per l’abbattimento delle case. 

Inoltre, il neo-ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha ordinato che non siano più restituiti alle loro famiglie i corpi dei palestinesi deceduti durante i tentativi di attacco in territorio israeliano. 

Dall’ottobre scorso, dopo una serie di provocazioni di ebrei ultra-ortodossi che sono andati a pregare sulla Spianata delle moschee, si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi, nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”. Finora sono stati uccisi almeno 207 palestinesi, 32 israeliani, due americani, un sudanese e un eritreo.

La maggior parte dei palestinesi è stata uccisa mentre tentava di accoltellare o colpire con armi o con l’auto passanti o soldati. Altri sono stati uccisi nel corso di manifestazioni o scontri con i militari.

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