20/09/2010, 00.00
INDIA – MYANMAR
Invia ad un amico

Elezioni birmane: la mossa di Than Shwe per garantirsi “funerali con onore”

di Tint Swe
Dal voto “farsa” uscirà un Parlamento composto da ufficiali dell’esercito (25%), candidati del partito della giunta (50%) ed esponenti del vecchio regime (25%). Esule birmano: il generalissimo vuole garantire stabilità per non perdere il potere. La Costituzione e le leggi approvate con il solo scopo di evitare la sconfitta del 1990.

New Delhi (AsiaNews) – Negli ultimi giorni sono tornate di attualità le elezioni generali in Myanmar, indette dalla giunta militare per il 7 novembre prossimo. La settimana scorsa  la Commissione elettorale ha bloccato il voto in alcune aree dominate dalle minoranze etniche. Tra queste vi sono cittadine degli Stati Kachin, Kayah, Kayin, Mon e Shan. Il principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) è stato smantellato e il voto appare solo un’operazione di facciata, perché il potere resterà saldo nelle mani della leadership militare.

Sulla situazione attuale in Myanmar e gli sviluppi futuri, AsiaNews ha chiesto un commento a Tint Swe, membro del Consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB), costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990. Fuggito in India, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi.

La giunta militare birmana ha imparato un paio di lezioni da quando ha preso il potere, circa due decenni fa. I soldati addestrati dall’esercito imperiale giapponese nel 1940 – durante la Seconda guerra mondiale – sono stati istruiti a raccogliere l’acqua, ma i loro recipienti facevano acqua da tutte le parti. Il primo obiettivo è quello di impedire nuove manifestazioni targate 8888 (le dimostrazioni studentesche del 1988), e finora questo è avvenuto con successo a discapito della qualità del sistema educativo. Uno studente può superare un anno di corso con due sole settimane di lezioni. E un laureando in Medicina e Chirurgia può anche non sapere dove si trovi di preciso il fegato. Ma tutto questo va bene, purché non si ripetano eventi come quello dell’8 agosto ’88 in date particolari come il 9-9-99 oppure il 10-10-10.

Ancora, la seconda lezione è rappresentata dal grave errore commesso nell’aver indetto elezioni libere e imparziali nel 1990, durante le quali la Lega nazionale per la democrazia (Nld), il partito di Aung San Suu Kyi, ha ottenuto una schiacciante vittoria. Per questo, le elezioni del 2010 non devono trasformarsi in una replica di quelle tenute 20 anni fa. I generali stanno raccogliendo l’acqua, con un recipiente che perde da tutte le parti.

Di conseguenza, il generalissimo Than Shwe e la sua squadra hanno dimostrato un’arte diabolica nel preparare le elezioni, in programma dal 7 all’11 novembre di quest’anno. Costoro hanno speso più di 14 anni a scrivere una bozza di Costituzione. Poiché essa conteneva moltissimi vizi, si è dovuto indire un referendum confermativo nel 2008, a maggio, mentre il Paese e la popolazione erano in ginocchio a causa delle devastazioni del ciclone Nargis. La Commissione elettorale ha dovuto approvare le cosiddette “leggi ad personam” per escludere dal voto i vincitori delle elezioni del 1990 e Aung San Suu Kyi, l’unica che può smuovere l’opinione pubblica internazionale e la frangia interna.

Le ultime vittime sono 10 partiti politici che hanno concorso alle elezioni del 1990. La Union Election Commission ha dissolto cinque partiti su 42 e solo 37 sono stati ammessi a concorrere per il voto. Intanto la Lega nazionale per la democrazia (Nld) è stata dissolta dalla stessa Commissione elettorale. Il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha manifestato preoccupazione per lo scioglimento del partito politico di Aung San Suu Kyi. Ma mentre la giunta ha svolto con diligenza il proprio compito, le Nazioni Unite hanno solo usato parole senza ottenere fatti concreti e la Nld ha continuato il suo lavoro sul campo. I leader del partito hanno organizzato incontri e convegni in tutta la Birmania.

La minoranza etnica Kachin è famosa per saper usare modi scaltri nelle discussioni di carattere politico con la giunta. I leader Kachin non dicono mai la verità ai media e sanno nascondere bene la rabbia, anche se sono vessati pure loro dai militari. La Kachin Independence Organization (Kio) mantiene un accordo per il cessate il fuoco e tenta di posticipare nel tempo la trasformazione in corpo a guardia delle frontiere. Sufficientemente furbi, alcuni capi del Kio hanno abbandonato il gruppo e hanno dato vita a un partito politico, il Kachin State Progressive Party (Kspp). Tuttavia, il regime militare è ancora più furbo e la Commissione elettorale ha respinto non solo la registrazione, ma ha anche impedito ai candidati Kachin di quello schieramento di concorrere come indipendenti. Si tratta di una questione che va oltre il carattere etnico o regionale perché lo stesso partito del regime, lo Usdp, finirebbe per perdere le elezioni nello Stat Kachin se permettesse al Kspp di competere in fase di voto.

Oltretutto, per essere assolutamente sicuri di garantire la vittoria a ufficiali del regime di terzo, quarto, quinto e sesto grado – tra questi U Thein Sein, U Shwe Mann, U Tin Aung Myint Oo e I Maung Oo – la Commissione ha stabilito la loro candidatura nei collegi elettorali della capitale Naypyidaw, dove risiedono solo i militari e la loro cricca.

Mancando la Lega nazionale per la democrazia (Nld), tutti si aspettano che lo Union Solidarity and Development Party (Usdp) esca vincitore dalle elezioni. L’annuncio che verrà dato dalla Commissione elettorale non sarà il frutto della conta dei voti, come avvenuto nel 2008 al referendum per l’approvazione della tanto contestata Costituzione. Se sarà pronunciato dalle tv, dalla radio e dai giornali di Stato, il risultato sarà valido a tutti gli effetti. Nessuno avrà il diritto di metterlo in discussione, in nessun modo. Tutte le contromisure legali intraprese dalla Nld non hanno portato alcun frutto.

Alle elezioni vi sono in realtà solo due contendenti: lo Usdp, che presenta 1163 candidati e il National Unity Party (Nup), con 980 candidati. Il primo è guidato da U Thein Sein, l’attuale Primo Ministro, mentre il Nup è il nuovo nome del partito legato al primo dittatore birmano, il generale Ne Win, il quale ha vinto solo dieci seggi alle elezioni del 1990. Il Nup è celebre per aver guidato il Paese per 26 anni, durante i quali ha messo in ginocchio la ex-Birmania trasformando una nazione ricca di risorse e materie prime, in uno dei Paesi più sottosviluppati al mondo (nel 1987).

Quanti sono impazienti di lasciarsi alle spalle il 2010 si troveranno di fronte un Paese, il Myanmar, con un nuovo Parlamento composto al 25% da ufficiali dell’esercito, per oltre il 50% da candidati dello Uspd, poco meno del 25% per i rappresentanti del Nup e pochissimi fortunati provenienti da altri partiti. E tutti quanti saranno guidati dal generalissimo Than Shwe con la collaborazione di Maung Aye. Questo è il solo cambiamento che il mondo si potrà aspettare.

Tuttavia, attorno al generalissimo ruotano tre fattori chiave che iniziano con la lettera “A”: le sue Armate, i suoi Anni, e l’opposizione di Aung San Suu Kyi. Sfortunatamente per lui, due di questi tre fattori non giocano a suo favore. Per questo la lezione finale che deve trarre Than Shwe è di non ripercorrere gli stessi passi di Ne Win e Saw Maung, caduti in disgrazia e sconfessati durante i funerali. Per questo Than Shwe ha un disperato bisogno di selezionare – e non di eleggere, al voto del 2010 – quanti saranno in grado di assicurare funerali carichi di onore per lui e la moglie.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Ministro birmano: Aung San Suu Kyi libera a novembre, come da scadenza
25/01/2010
Esule birmano: senza Aung San Suu Kyi, la Nld non ha ragione di esistere
24/03/2010
La giunta militare arresta Aung San Suu Kyi. Rischia 5 anni di prigione
14/05/2009
Esule birmano: serviranno decenni per sfuggire alla morsa dei militari
10/01/2012
Aung San Suu Kyi, il governo elimina le restrizioni alla sua campagna elettorale
21/02/2012


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”