31/08/2010, 00.00
CINA
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Esercitazioni della Marina cinese nel Mar Giallo, una risposta a Usa e Corea del Sud

Le manovre militari iniziano domani e sono considerate una nuova risposta alle recenti esercitazioni Usa-Sud Corea. Esperti si chiedono fin quando Pechino mostrerà i muscoli, invece che dar spazio alla diplomazia. Navi cinesi in Myanmar.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Si svolgeranno da domani a sabato 4 settembre nel Mar Giallo, al largo di Qingdao, le annuali esercitazioni di artiglieria della Flotta Behai della Marina cinese. Analisti le considerano una risposta alle esercitazioni congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud compiute un mese fa al largo della penisola di Corea nel Mar del Giappone, che hanno suscitato insistite proteste di Pechino.

Seoul e Washington hanno programmato ulteriori manovre congiunte proprio nel Mar Giallo, in data ancora non indicata. Le manovre sono state spiegate come un deterrente verso la Corea del Nord (anche a seguito dell’affondamento di una nave della Corea del Sud, colpita da un siluro a marzo, con 46 morti) ma la Cina le ha considerate una minaccia alla sua sicurezza. Da tempo gli Stati Uniti insistono che i mari antistanti alla Cina possono essere navigati da tutti e le acque del Mar Giallo sono per la gran parte internazionali, mentre Pechino vuole estendere il proprio controllo. Gli Usa insistono anche per una soluzione diplomatica nelle varie dispute circa gli esatti confini marittimi tra Cina e altri Paesi della regione, che invece Pechino vorrebbe risolvere in via di fatto, ostentando la sua forza militare.

Un recente editoriale del quotidiano ufficiale People’s Liberation Army Daily, a firma del noto esperto, il maggiore generale Luo Yuan, spiega che “se nessuno mi minaccia, io non minaccio nessuno, ma se qualcuno mi minaccia, io devo minacciarlo”. Di recente Pechino ha dato inusuale pubblicità alle sue periodiche esercitazioni navali e militari, quasi a mostrare i muscoli.

Da oltre 20 anni cresce rapido il budget per spese militari, a una media di circa il 12,9% annuo (ma esperti ritengono che la spesa sia assai maggiore). L’Esercito di liberazione del popolo (Pla) è sempre stato sotto il controllo diretto del Partito comunista e in specie del suo leader: il presidente Hu Jintao è anche il presidente della Commissione centrale affari militari, massimo organo militare. Ma dopo Mao Zedong e Deng Xiaoping, i successivi presidenti hanno sempre avuto un minore coinvolgimento col Pla e si sono più dedicati ad altre questioni.

David Finkelstein, esperto del Cna, un istituto in Virginia che studia le questioni di sicurezza, ritiene che “gli interessi cinesi per la sicurezza globale sono cresciuti più rapidi che la capacità della sua burocrazia a maneggiarli”. La conseguenza può essere un’incapacità ad affrontare simili questioni in via diplomatica, anziché limitarsi ad ostentare la forza militare ed economica. Una situazione nella quale i vertici militari hanno spazio per far assurgere questioni come il Mar Giallo a problemi centrali per la sicurezza nazionale, rendendo difficile qualsiasi trattativa.

A giugno il segretario Usa alla difesa Robert Gates ha ribadito la necessità di maggiori rapporti militari con la Cina. Pechino non ha risposto all’invito ma si è arroccata sulle tradizionali posizioni critiche per la vendita Usa di armi a Taiwan e per la presenza di navi Usa nell’Oceano Pacifico.

Intanto due navi da guerra cinesi sono arrivate il 29 agosto sera nel porto birmano di Thilawa a Yangoon, accolte con grandi onori. Sono in programma esercitazioni congiunte con la marina birmana, come dice l’agenzia statale Xinhua: “la missione di 5 giorni vuole promuovere le amichevoli relazioni tra le forze armate dei due Paesi e scambi tra le due marine”. La Cina è il miglior alleato della dittatura militare del Myanmar, alla quale vende anche armi, nonostante il divieto delle Nazioni Unite, ricevendo in cambio petrolio e risorse preziose come legno pregiato e gemme.  

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