09/04/2015, 00.00
FILIPPINE - INDONESIA
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Filippina nel braccio della morte, la famiglia si appella al presidente Widodo

I genitori e la sorella della 30enne May Jane, madre di due figli, si rivolgono al leader indonesiano. Se verrà uccisa, affermano, “le tue mani saranno sporche del suo sangue”. I due figli della donna hanno “perso la speranza” di rivederla. Manila inoltrerà una nuova richiesta per ottenere la scarcerazione.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - I familiari di una giovane donna filippina, nel braccio della morte in Indonesia e (seppur presunta innocente) in attesa di essere giustiziata, hanno lanciato un commovente appello per la sua liberazione. Nel loro messaggio i parenti sottolineano che la 30enne Mary Jane Fiesta Veloso, madre single di due figli piccoli, è rimasta vittima di un raggiro perpetrato da una banda dedita al traffico internazionale di droga. I suoi genitori e la sorella affermano con forza che la donna non era a conoscenza degli stupefacenti, nascosti all’interno di una borsa che le era stata affidata alla partenza, in Malaysia. Di recente si sono attivate nel chiedere la sua liberazione la Chiesa indonesiana e filippina. 

Mary Jane Fiesta Veloso, donna semplice e madre di due figli, all’età di 25 anni si è trasferita in Malaysia per lavorare come collaboratrice domestica. Un faccendiere locale, attivo nel reclutamento e nello smistamento delle lavoratrici nelle varie famiglie, le affida un incarico: trasportare una valigia - di cui la giovane filippina ignora il contenuto - e consegnarla ad alcune persone che avrebbe incontrato all’aeroporto indonesiano di Yogyakarta.

Giunta a destinazione, Mary Jane viene controllata dalla polizia di frontiera che scopre, all’interno della sacca, 2,6 kg di eroina, per un valore complessivo di circa 500mila dollari. Siamo nell’aprile del 2010 e da allora inizia il calvario giudiziario e personale della donna. Nel corso del processo non ha potuto ricevere un’assistenza adeguata e solo di recente, grazie all’interessamento di un sacerdote, il suo dramma ha iniziato a circolare all’interno della comunità cattolica prima, e poi in seno all’opinione pubblica.

Marites Veloso-Laurente, sorella maggiore di Mary Jane, rivolge il proprio appello al presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo chiedendogli di “non uccidere mia sorella” perché “è innocente” e se morirà “le tue mani saranno sporche del suo sangue”. Il padre denuncia minacce alla famiglia lanciate da quanti hanno sfruttato la figlia per il trasporto della droga. 

La famiglia è originaria di una cittadina distante circa tre ore, in direzione nord, da Manila. Nel 2009 la figlia aveva trovato un impiego come domestica a Dubai, ma era fuggita dopo che il suo datore di lavoro aveva cercato di stuprarla. Un amico di famiglia le ha offerto, in seguito, un impiego in Malaysia. Giunta sul posto, alcune persone le hanno detto che non vi erano più possibilità di impiego, ma che avrebbe potuto trovare un’alternativa in Indonesia. Da qui la partenza per Yogyakarta, con il carico di eroina nascosto - a sua insaputa - in una borsa affidatale. 

Al momento dell’arresto, i figli della giovane donna filippina avevano sette e un anno. “Hanno perso la speranza” di poterla rivedere afferma Celia, 55enne madre della giovane. “Mi rivolgo a voi e vi imploro, signor Presidente indonesiano - aggiunge la madre - se mia figlia fosse coinvolta in un traffico di droga, non saremmo certo così poveri”. 

Sono circa 10 milioni i lavoratori filippini all’estero, la maggior parte dei quali vedono nell’espatrio l’unica possibilità per sfuggire alla povertà. In passato il governo di Manila ha avvertito i connazionali del pericolo di venire coinvolti, anche in modo inconsapevole, nel traffico internazionale di droga. Nel mondo vi sono almeno 125 cittadini filippini nel braccio della morte, molti dei quali condannati proprio per reati legati al narcotraffico. La scorsa settimana la Corte suprema indonesiana ha respinto la richiesta di riaprire il caso riguardante la giovane Mary Jane; Manila ha annunciato che inoltrerà un secondo appello alle autorità di Jakarta. 

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