24/10/2005, 00.00
SIRIA – LIBANO – ONU
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Fuoco di sbarramento di Damasco contro il rapporto Mehlis

di Jihad Issa

Manifestazioni di piazza e dichiarazioni di politici a favore del regime di Assad, alla vigilia della riunione del Consiglio di sicurezza. Da Beirut Siniora e Joumblatt "consigliano" ad Assad di collaborare. Sempre più delicata la posizione del presidente Lahoud.

Damasco (AsiaNews) - Fuoco di sbarramento di Damasco alla vigilia della presentazione, in programma domani, al Consiglio di sicurezza dell'Onu del rapporto Mehlis sul coinvolgimento del governo siriano nell'assassinio dell'ex primo ministro libanese, Rafic Hariri.

Ma se Usa, Francia e Gran Bretagna sembrano intenzionati a chiedere sanzioni internazionali contro il governo Assad, le conclusioni della Commissione d'inchiesta stanno creando conseguenze anche in Libano, dove l'arresto di Mahamoud Abdel-Al, il libanese che il rapporto Mehlis afferma coinvolto nella strage di San Valentino, rende sempre più delicata la posizione del presidente della Repubblica, il filosiriano Emile Lahoud, le dimissioni del quale sono richieste da voci sempre più pressanti.

Manifestazioni di piazza, oggi a Damasco, contro il raporto Mehlis, accusato dal direttore del giornale governativo  "Al Sawra" (La rivoluzione), Fayez El Sayegh, di essere pieno di errori, di aver rovinato l'inchiesta e politicizzato la verità. "La Siria –scrive - non piegherà la testa sul banchetto degli interessi americani, francesi e britannici...",

Ieri lo stesso presidente siriano, Bachar El Assad, in un messaggio rivolto ai capi dei Paesi membri del Consiglio di sicurezza, (ma non a USA, Francia e Gran Bretagna) ha replicato alle accuse "ingiuste e false" contro il suo Paese. Il vice-ministro degli Affari esteri siriano, Walid El Mouallem, che qualche mese prima del ritiro delle truppe siriane dal Libano era stato nominato da Assad responsabile del dossier libanese, ha affermato in una dichiarazione che le accuse riportate contro di lui nel rapporto Mehlis, di aver minacciato di morte Hariri se non avesse accettato il prolungamento del mandato del presidente Lahoud, sono false, perché tra lui e Hariri regnava un clima di amicizia e di rispetto.

Il fronte interno siriano appare formalmente compatto nella difesa del regime. Il gruppo degli otto partiti politici, (Fronte nazionale El Baas) in un comunicato diffuso dalla SANA ha definito il rapporto Mehlis, "distruttore della verità sull'assassinio di Hariri", perché "basato su testimonianze false di persone ostili alla Siria e non credibili" ed ha affermato che il governo di Damasco ha risposto a tutte le domande fatte dalla commissione internazionale, che ha selezionato le risposte adatte ai suoi scopi. "Tutto questo mostra che la commissione internazionale era stata influenzata dalle forze estere che vogliono intimidire la Siria".

A livello popolare, a Damasco regna un clima di paura da una parte e di attesa dall'altra. Ieri molte persone si sono recate nei luoghi di culto cristiani e musulmani per pregare Dio di allontanare questa situazione, che minaccia la pace e la tranquillità del Paese". L'archimandrita Nicolaos Loutfi, nell'antica chiesa di Saydanaia ha rivolto una preghiera perché Dio allontani le sofferenze che colpiscono tutto il popolo. "Vogliamo vivere in pace con Dio, con noi stessi e con i nostri vicini. Noi rifiutiamo l'ingiustizia,e tutti vogliono sapere ed arrivare alla verità". Cheikh Mouhsen Sakkal, responsabile della moschea di Hasakeh, ha dichiarato ad AsiaNews che tutto il popolo della Siria sta vivendo momenti critici e regna un sentimento di abbandono. Egli si chiede "perché molti hanno dimenticato la Siria" e si e mostrato deluso dall'atteggiamento di molti libanesi "che hanno dimenticato il ruolo della Siria nel ristabilimento della pace molti anni fa".

Eco positiva delle proteste di Damasco c'è stata, finora, solo a Teheran. Il quotidiano "Al-Qods" riporta oggi le affermazioni di Hussein Roioran, esperto delle questioni siro-lbanesi, che chiede "ai Paese che rispettano i diritti, di rifiutare il rapporto per impedire il deterioramento della situazione nella regione". Per un altro giornale, "Rissalat", il rapporto creerà maggiore tensione nella regione e permetterà ad Israele di portare avanti i suoi piani. Per "Syassat Rose", infine, Stati Uniti ed Israele stanno cercando di creare una crisi tra Siria e Libano.

Nel Paese dei cedri ci sono in effetti reazioni sia sul piano interno che su quello dei rapporti con la Siria. Il presidente del parlamento Nabih Berry ha giudicato "buono" il rapporto, il primo ministro Fouad Sinora e Walid Joumblatt, capo del Psp, hanno "consigliato" il presidente siriano a "collaborare per stabilire la verità" sull'assassinio di Hariri.

"La Siria da domani in stato d'accusa davanti al Consiglio di sicurezza", titola oggi "L'Orient Le jour", che evidenzia anche l'infittirsi delle richieste di dimissioni di Lahoud, il presidente della Repubblica generalmente considerato filosiriano e del quale parla anche il rapporto Mehlis. A lui, infatti, Mahamoud Abdel-Al, il libanese che sarebbe coinvolto nell'uccisione di Hariri, avrebbe telefonato 1 minuto prima dell'esplosione che ha ucciso l'ex primo ministro.  Fouad Sinora ha ripetuto ieri che "sarebbe meglio che Lahoud prendesse l'iniziativa di dimettersi". Analogo parere è stato espresso da esponenti politici cristiani di primo piano come Samir Geagea e Michel Aoun.

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