23/02/2009, 00.00
MYANMAR
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Giunta birmana scarcera oltre 6mila detenuti: solo 23 sono prigionieri politici

Tra le persone rilasciate vi sono otto monaci e un attivista per i diritti dei lavoratori. Egli era stato arrestato per aver raccolto informazioni sui lavori forzati in Myanmar. “Ora che mi hanno liberato – dice – continuerò il mio lavoro”.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La decisione del governo di liberare solo 23 prigionieri politici è un “brutto segnale”: esso dimostra che la giunta militare “non ha intenzione di rilasciare i detenuti per reati di opinione” e non cambierà la “realtà del Paese”. Ad affermarlo è Thet Wai, esponente della Lega nazionale per la democrazia (Nld) e attivista per i diritti dei lavoratori.

Lo scorso 20 febbraio la dittatura militare ha concesso l’amnistia a 6313 detenuti; solo 23 di loro erano in carcere per reati politici. Tra questi vi è anche Thet Wai, arrestato il 19 febbraio 2008 per “resistenza a pubblico ufficiale” e condannato a 18 mesi di prigione nel carcere di Insein.

La polizia aveva tentato di sequestrare una memoria portatile per computer contenente informazioni sulla pratica dei lavori forzati in Myanmar. Il documento era destinato all’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) e l’attivista ha lottato perché non cadesse nelle mani delle autorità. “Ora che mi hanno liberato – afferma Thet Wai – continuerò il mio lavoro”.

Tra i 23 detenuti per reati politici o di opinione rilasciati nel fine settimana vi sono anche otto monaci, arrestati perché sospettati di coinvolgimento nella “rivoluzione zafferano” del settembre 2007. La giunta ha inoltre disposto la scarcerazione di Zaw Myint Maung, 56 anni, figura di primo piano della Lega nazionale per la democrazia. Egli ha trascorso oltre 18 anni nelle prigioni del Paese; era stato arrestato nel 1990 all’indomani delle elezioni politiche vinte dal partito di opposizione e mai riconosciute dalla dittatura militare.

Secondo le stime ufficiali vi sono ancora più di 2100 detenuti politici in Myanmar, tra i quali la leader della Lega nazionale per la democrazia Aung San Suu Kyi che ha trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti domiciliari.

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