Governo ombra condanna gli assassini di p. Donald, ma i cattolici chiedono giustizia
Il Nug ha emesso una sentenza a 20 anni di prigione per i membri del gruppo responsabile dell’omicidio nel Sagaing. Il sacerdote è stato ucciso in un attacco mirato e premeditato. Fonte di AsiaNews: positiva la condanna, ma “non vediamo la trasparenza del caso. Speriamo che la resistenza non si comporti come l’oppressore”.
Yangon (AsiaNews) - Con una sentenza storica, il governo ombra di Unità nazionale del Myanmar (Nug) ha condannato nove membri di un gruppo di resistenza armata a 20 anni di carcere per il brutale omicidio di p. Donald Martin Ye Naing Win. La morte del sacerdote cattolico risale al 14 febbraio scorso e ha scosso nel profondo la comunità cristiana. Il verdetto, annunciato ieri, segna un passo significativo nel tentativo di garantire giustizia e punire un crimine violento che ha sconvolto nel profondo i cattolici in una delle aree - la regione di Sagaing - più martoriate dal conflitto in corso da oltre quattro anni.
La “sentenza” emessa dai vertici del movimento che si oppone alla giunta militare, tornata al potere nel febbraio 2021 con un golpe, fa seguito a un’indagine della Forza di Difesa Popolare (Pdf) del Nug che ha portato all’arresto di 12 persone. Il gruppo è sospettato a vario titolo di aver partecipato al brutale omicidio, avvenuto a febbraio durante una funzione religiosa. Gli uomini, descritti dai testimoni come miliziani fanatici, avrebbero chiesto al sacerdote di inginocchiarsi. Quando ha risposto: “Mi inginocchio solo davanti a Dio”, è stato ferocemente pugnalato a morte.
P. Donald Martin Ye Naing Win è stato ucciso in un attacco mirato e le autorità sostengono che gli autori abbiano agito con premeditazione. Il processo, che si è svolto a Mandalay, ha visto la corte condannare gli imputati sulla base di prove che li collegavano al crimine, anche se i dettagli specifici del movente e delle circostanze non sono stati resi noti nei rapporti pubblici. La sentenza riflette anche la risposta giudiziaria di resistenza del Myanmar a un caso che ha evidenziato le continue preoccupazioni sulla violenza e la sicurezza nella regione.
Il sacerdote era nato l’11 novembre 1981 ed era stato ordinato il 20 marzo 2018 nella chiesa dell'Assunzione di Pyin Oo Lwin. Appartenente al clero dell’arcidiocesi di Mandalay, situata nella parte centrale del Myanmar, è stato ucciso mentre svolgeva il suo ministero pastorale nella parrocchia a lui assegnata, la chiesa di Nostra Signora di Lourdes, nel villaggio di Kan-Gyi-Daw, nella township di Shwebo, che conta ben 38 famiglie cattoliche. Dopo averlo ucciso, il commando armato ha anche infierito sulle sue spoglie.
Un laico cattolico della diocesi di Mandalay, che ha parlato ad AsiaNews in forma anonima per motivi di sicurezza, ha espresso sentimenti contrastanti riguardo al verdetto: “Questo tipo di uccisione è terrificante per molti cattolici. Nessuno osa parlare del sacerdote martirizzato a causa della potenziale violenza di alcune forze di resistenza senza controllo. Anche se i responsabili sono stati condannati a 20 anni di carcere, non vediamo la trasparenza del caso. Non sappiamo ancora come il nostro amato sacerdote sia stato massacrato da queste persone il giorno dell’evento. Spero che la resistenza non si comporti come l’oppressore contro cui si sta ribellando”.
L’omicidio di p. Ye Naing Win, figura rispettata nella diocesi di Mandalay, ha scatenato l’indignazione delle comunità religiose e dei gruppi della società civile. La Chiesa cattolica in Myanmar ha chiesto giustizia e ha sottolineato la necessità di una maggiore protezione per i leader religiosi in un Paese alle prese con instabilità politica e conflitti dopo il colpo di Stato militare del 2021. Il sacerdote ha dedicato gran parte della propria missione al ministero dell’istruzione e al lavoro umanitario per i bambini locali e le famiglie sfollate, fornendo un sostegno personalizzato nelle aree in cui l’istruzione formale era stata interrotta dal conflitto.
“La Madonna lo accompagni in paradiso e protegga tutti coloro che sono sotto il suo manto, dando conforto e speranza”, ha detto l’arcivescovo di Mandalay mons. Marco Tin Win durante la Messa funebre celebrata il 14 febbraio scorso.
Questo caso si inserisce nel contesto di sfide più ampie in Myanmar, dove le minoranze etniche e religiose devono spesso affrontare persecuzioni. La condanna delle nove persone è vista come un raro caso di assunzione di responsabilità in una nazione in cui l’impunità per i crimini violenti è un problema persistente. Tuttavia, gli osservatori notano che la condanna da sola non affronta le questioni sistemiche più profonde che alimentano la violenza, in particolare la mancanza di trasparenza nei processi giudiziari. Intanto la comunità cattolica di Mandalay ha tenuto una funzione commemorativa per p. Ye Naing Win dopo il verdetto, pregando per la pace e la riconciliazione, durante la quale i leader ecclesiastici hanno espresso la speranza che scoraggi futuri atti di violenza contro figure religiose.
22/02/2021 09:09
20/02/2021 08:00