19/08/2009, 00.00
SRI LANKA
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I monsoni colpiscono i campi profughi tamil. Morti e rischio epidemie

di Melani Manel Perera
Danneggiati o distrutti 2mila ricoveri; 10mila persone senza riparo e servizi igienici. Il centro più colpito è la Manik Farm in cui sono raccolti circa 280mila rifugiati. Cinque morti e latrine fuori uso con il rischio dell’inquinamento dell’acqua potabile e la diffusione di malattie.
Colombo (AsiaNews) - Le piogge monsoniche che si stanno abbattendo sullo Sri Lanka aggravano le condizioni di vita dei rifugiati raccolti nei campi profughi delle zone di  Mannar e Vavuniya. Il centro più colpito è la Manik Farm in cui sono raccolti circa 280mila rifugiati di guerra di etnia tamil. Le Nazioni Unite affermano che circa 2mila ricoveri hanno subito gravi danni: 10mila persone sono rimaste prive dei riparo e dei servizi igienici.
 
La stagione dei monsoni, iniziata il 14 agosto, continuerà sino a settembre e le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme per il rischio di un crescente aggravarsi delle condizioni umanitarie nei campi profughi.
 
Gordon Weiss, portavoce Onu a Colombo, afferma che “l’impatto dei primi nubifragi è stato enorme e i danni causati dai monsoni destano serie preoccupazione”. David White, direttore di Oxfam per lo Sri Lanka, è convinto che “il sito [della Manik Farm] non è agibile sia dal punto di vista logistico sia da quello tecnico e non saremo in grado di affrontare la stagione delle piogge”.
 
Le prime precipitazioni abbattutesi sui campi hanno causato almeno cinque morti tra i profughi. Un ragazzo è rimasto ucciso dal crollo della latrina in cui si trovava. White spiega che “i servizi igienici dei campi sono allagati. Fango ed escrementi defluiscono verso le tende della gente e le zone comuni dove i rifugiati cucinano”. C’è il serio rischio di contaminazione dell’acqua potabile il che “aumenta i rischio della diffusione di malattie”.
 
Nimalka Fernando, avvocato srilankese e attivista per i diritti umani, afferma ad AsiaNews che “i profughi nei campi di Vavuniya non sono trattati come vittime del conflitto, ma come criminali di guerra”. La donna aggiunge: “Se questa è la triste condizione in cui sono costretti civili innocenti non oso immaginare quale trattamento venga riservato ai militanti del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte), inclusi anche i mutilati e disabili, che sono rinchiusi in campi speciali”.
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