17/06/2005, 00.00
BANGLADESH
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Il Bangladesh, succube del fondamentalismo islamico?

Denuncia di Human Rights Watch sul sostegno del governo alle discriminazioni religiose contro le minoranze. Fonti di AsiaNews confermano la situazione: gli estremisti agiscono a più livelli. Nell'ombra, si prepara un'intera generazione di giovani educati al fondamentalismo.

Dhaka (AsiaNews) – È un momento pericoloso per la libertà religiosa in Bangladesh: il governo cede alle pressioni dei gruppi fondamentalisti islamici e si fa complice di discriminazioni e violenze contro le comunità di minoranza. A denunciarlo è Human Rights Watch (Hrw); fonti locali di AsiaNews confermano la “preoccupante” situazione e avvertono che nel paese sembra si stia preparando nell’ombra una intera generazione di giovani formati al fondamentalismo.

L’organizzazione non governativa per i diritti umani ha pubblicato ieri un rapporto di 45 pagine dal titolo “Violazione di fede: la persecuzione della comunità Ahmadi in Bangladesh”. Nel documento si punta il dito contro la campagna di violenze e intimidazioni che i fondamentalisti tra cui il Khatme Nabuwat (KN) – affiliato ai sunniti estremisti – conduce verso gli Ahmadi (gruppo religioso che si dichiara musulmano, ma si differenzia dagli altri per una diversa definizione del profeta Maometto).

Il rapporto evidenzia poi la complicità del Partito nazionale del Bangladesh (Bnp), al governo nel paese, il quale non solo manca di punire i colpevoli delle violenze, ma  accondiscende anche alle pressioni fondamentaliste: a gennaio scorso, ad esempio, ha bandito tutte le pubblicazioni ahmadi. Il Jamaat-e-Islami e l’Islamic Okye Jyote – partiti religiosi islamici nella coalizione governativa – chiedono, però, di più: una dichiarazione ufficiale che gli Ahmadi non sono musulmani e il bando di tutte le loro attività missionarie.

Fonti anonime di AsiaNews, con una profonda conoscenza del paese, analizzano la situazione del crescente fondamentalismo islamico in Bangladesh, dove il governo nel tentativo di dare alla comunità internazionale un’immagine di sé moderata e tollerante copre le attività dei gruppi estremisti islamici, in grado di esercitare pressioni su più piani.

Pressioni sull’istruzione

Secondo Samina Ahmed, dell’International Crisis Group, in Bangladesh oggi sono presenti circa 64 mila madrasse (scuole craniche); nel 1986 erano solo 4.100. Mohammad Kamruzzaman, assistente del segretario generale del Jamaat-i-Islami, definisce questa crescita come il “normale sviluppo del sistema scolastico” e ha dichiarato di recente che l’idea di un Bangladesh fondamentalista è montata da governi vicini, come l’India, che “mirano a destabilizzare il paese”.

È un fatto, però, che nelle madrasse - che offrono un’istruzione gratuita – i programmi svolti sono scelti in modo autonomo e con un controllo molto limitato da parte del governo. Questo, nella maggior parte dei casi senza sapere che cosa venga insegnato, le ha comunque parificate, così che uno studente che termina gli studi in una scuola coranica ha assolto all’obbligo di istruzione. Le notizie sull’insegnamento nelle madrasse sono vaghe. Fonti attendibili parlano di diverse madrasse in cui si insegnerebbe l’uso delle armi e le arti marziali. Più sicuro è il fatto che in alcune si insegna solo la lettura del Corano, interpretato in modo molto letterale e tradizionale, tralasciando materie “laiche”, come storia del Bengala preislamico, matematica e geografia. Contrariamente a quanto affermano i suoi rappresentanti, lo stesso Jamaat-i-Islami è tra i partiti che preme perché il governo non si intrometta nella gestione delle madrasse.

Le scuole coraniche più radicali sono finanziate da Arabia Saudita e governi conservatori islamici, i quali vogliono ricondurre l’islam bengalese all’ortodossia. Questo, infatti, è sempre stato abbastanza tollerante, e accetta pratiche, che si allontano da quanto il movimento wahhabita dell’Arabia Saudita considera ortodosso. Analisti non sanno dare tempi precisi, ma quando queste tendenze verranno a galla, sulla scena mondiale potrebbero affacciarsi 20 milioni di giovani formati al fondamentalismo delle scuole coraniche.

Pressioni contro le minoranze religiose

Nel quadro di questo tentativo di promuovere l’ortodossia islamica rientra anche la persecuzione contro gli Ahmadi. Gli estremisti vogliono il totale sradicamento della comunità ritenuta eretica. Spesso questi gruppi non aspettano iniziative ufficiali e provvedono da soli all’emarginazione di questa minoranza. Numerosi sono gli attacchi alle moschee ahmadi: gli assalitori picchiano i fedeli, staccano le insegne originali e affiggono cartelli del tipo “Questo è un luogo di culto non musulmano: musulmani state attenti”. Ufficialmente, la loro intenzione non è di chiudere i luoghi di culto ahmadi, ma di indicare chiaramente che non sono moschee musulmane. Il metodo non è casuale e viene usato anche contro i cristiani e gli indù: non colpire in modo eclatante, per poter continuare a lavorare sott’acqua senza sollevare l’opinione pubblica internazionale.

Incoraggiante è la risposta della società civile, ancora refrattaria al fanatismo religioso. All’inizio dell’anno era stato preannunciato l’assalto a una moschea ahmadi vicino a Dhaka; la gente si è opposta in migliaia costringendo la polizia a respingere l’assalto, quando invece le forze dell’ordine di solito rimangono a guardare. 

Pressioni a livello culturale

Altre pressioni da parte degli estremisti sul governo si esercitano sul piano culturale, storico e della lingua. È in atto un tentativo di riscrivere la storia dell’indipendenza del Bangladesh, che sottolinei il ruolo decisivo dei gruppi musulmani nella ribellione agli inglesi, mostrandoli come “prima e vera sorgente dell’indipendenza del paese”.

Piccolo, ma indicativo segnale di un progetto di avvicinamento all’area culturale araba è nell’uso della lingua scritta e parlata. Tempo fa, senza avvertimenti, all’aeroporto d Dhaka sono apparse scritte in arabo, in aggiunta al bengalese e all’inglese. È in arabo anche l’insegna luminosa all’entrata. Numerose persone hanno chiesto i motivi di questa scelta: turismo e commercio con il mondo arabo sono limitati e forse, se proprio si voleva aggiungere una lingua, sarebbe stato più opportuno aggiungere l’indi.

Nell’uso parlato, poi, emerge un’altra differenza: quando prevalgono i laici si usano termini di origine sanscrita, mentre quando prevale la cultura islamica entra di più la terminologia di origine araba.

Altro segnale è la campagna partita per sostituire una forma di saluto tradizionale con una “più corretta”. Salutandosi prima si diceva “Khodah Hafez” (Dio ti benedica) e ora si cerca di imporre “Allah Hafez”. Molti musulmani, anche tra i più devoti, hanno reagito ricordando che Khodah è uno dei nomi di Dio e hanno chiesto spiegazioni sul perché non si potesse usare. “Ma ormai – racconta la fonte - in giro prevale la forma con Allah”.

Pressione per coprire i tentativi di radicalizzazione

La pressione più forte che gli estremisti esercitano sul governo è quella finalizzata a tenere nascosta tutta la loro opera di radicalizzazione. Ad esempio, passando sotto silenzio gli episodi di violenza. Tra questi i più frequenti sono: bombe contro i cinema – è in atto una campagna contro le sale, che propongono film con immagini di donne scollate e con le gambe scoperte – e contro manifestazioni culturali che promuovono l’originale cultura bengalese – pericolose perché in esse prevale l’aspetto del legame con la tradizione, piuttosto che con l’islam (a volte sono organizzate insieme agli indù, in esse si esalta l’importanza della lingua bengalese). “Di recente – ricorda la fonte - sono successi episodi simili durante la fiera del libro a Dhaka, proprio perché non si vuole che la gente sviluppi un modo di pensare autonomo dall’islam. La bengalesità è considerata impura: troppo vicina all’induismo, tollerante verso gli altri, contaminata”.

Sia i  fondamentalisti che il governo sono interessati a che queste violenze non vengano a galla. Davanti alla stampa e alla comunità internazionale le autorità negano sempre tutto. Dietro c’è il disegno politico di far apparire il Bangladesh come un paese esente da fondamentalismo o terrorismo per facilitare gli investimenti esteri. Ma c’è probabilmente anche un disegno dei fondamentalisti per riuscire a continuare nell’ombra la loro opera di radicalizzazione per poi uscire allo scoperto quando saranno più forti. (MA)

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