31/12/2003, 00.00
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Il Carisma di Madre Teresa è vivo

di Sr. Nirmala Joshi, Superiora Generale MC

Saziare la sete di Gesù sulla croce significa portare Gesù alla gente

e la gente a Gesù.

Quanto più sei santo,

tanto più sarai in grado di portare anime a Dio.

(Madre Teresa)

 

 

Dio soffre di una sete infinita per amare ed essere amato dagli uomini, per quanto poveri o peccatori. E i nostri cuori umani, creati a immagine e somiglianza di Dio hanno fame e sete di amore, di amare ed essere amati.

L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni partola che esce dalla bocca di Dio; allo stesso modo l'uomo non può vivere senza amore, che scorre dal Cuore di Dio attraverso il cuore dei nostri fratelli e sorelle.

La Sete di Dio, nostro Padre misericordioso, bussa alla porta del nostro cuore, chiede il permesso di far passare la sua misericordia attraverso il nostro cuore, fino ai nostri fratelli e sorelle nella sofferenza, coloro che vivono nella fame e nella sete, al gelo e nell'oscurità, nella mancanza di speranza, dimenticati da tutti.

La misericordia di Dio si strugge alla ricerca dell'uomo, che si rivolta nella miseria  e nel peccato, per abbracciarlo, baciarlo, pulirlo e ridargli la dignità umana di figlio di Dio, rallegrandosi con chiunque perché questo figlio era perduto ed è stato ritrovato.

La sete di Dio per l'uomo che ha dimenticato la propria umanità ed è dimenticato dagli altri, batte alla porta del nostro cuore in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Chi apre il suo cuore e Gli permette di entrare, scopre che Egli opera meraviglie nella nostra vita e nella vita di quelli che incontriamo.

Il 10 settembre 1946 Gesù ha bussato al cuore della nostra Madre. Madre Teresa di Calcutta, allora una suora di Loreto, stava viaggiando in treno verso Darjeeling, sulle montagne dell'Himalaya. Giunta là, voleva rimanere sola con Dio, godere in pace della sua presenza e ascoltare la sua voce. Ma il Cuore assetato di Dio non potè attendere di più e cominciò a parlarle con urgenza già in viaggio.

Egli le parlò della sua sete per ogni essere umano, specialmente per i più poveri dei poveri, i più abbandonati fra i suoi figli. Egli voleva che lei lasciasse la congregazione di Loreto, a cui apparteneva, per iniziarne una nuova, chiamata "Missionarie della Carità". Voleva che lei lo facesse a Calcutta e che lei divenisse indiana.

Egli le parlò della Sua sete per lei e per ognuno di quelli che avrebbero consacrato la vita come Missionari della Carità. Egli voleva che lei e le Missionarie della Carità fossero Vittime del Suo Amore, Contemplative ai piedi di Dio, per ascoltare il Suo cuore e per uscire a amarlo e servirlo nei suoi poveri e reciprocamente. Gesù voleva una tale unità nostra con Lui, tanto da divenire fuoco del  Suo amore fra i poveri, i malati, i moribondi e i bambini di strada. Egli le parlò dello struggente desiderio di Dio di entrare nel buio e nell'infelicità di chi è povero e solo.

Dio non obbliga nessuno; Dio rispetta la libera volontà dell'uomo. Se l'uomo vuole far entrare Dio nel suo cuore, deve aprire la porta. Ma come farà l'uomo a invitare Dio nella sua vita, se non lo conosce? È per questo che ci chiede di essere portatori della Sua luce, amore, compassione e misericordia.

 Nel nostro amore verso di loro, essi lo riconosceranno, lo accoglieranno e saranno benedetti per sempre. Dio, infatti, è la luce degli uomini. Senza Dio, egli è nelle tenebre. L'uomo è davvero felice in Dio; senza Dio vi è solitudine e tristezza.

Gesù ci chiedeva di offrire la nostra vita per i poveri e i dimenticati, come egli ha offerto la sua sulla croce. Gesù ci chiedeva di abbracciare la Sua povertà, la Sua obbedienza, la Sua carità sulla croce. Voleva vivere e operare attraverso di noi.

Egli chiese alla Madre se gli avesse permesso  di fare tutto questo.

In questo modo la Congregazione Religiosa delle Missionarie della Carità è nata a Calcutta il 7 Ottobre 1950, festa del Santo Rosario.

La misericordia di Dio continua a bussare alla porta di molti cuori in tutto il mondo, chiedendo loro di aderire alla sua avventura di amore. Così oggi le Missionarie della Carità sono più di 4 mila, fra attive e contemplative, provenienti da 80 nazioni. Siamo presenti in 130 paesi e abbiamo 697 case in tutto il mondo. Di queste 222 sono in India; 22 in Italia. E stiamo preparandoci ad aprire nuove case. Abbiamo anche i Fratelli Missionari della Carità – attivi e contemplativi – e sacerdoti. Con noi vi sono pure i Collaboratori e i Missionari Laici della Carità, che condividono il nostro carisma e il nostro lavoro di amore, come anche molti Volontari da tutto il mondo.

Lo scopo della nostra Congregazione è saziare la sete infinita di Dio come Gesù l'ha rivelata sulla Croce: la sete di essere amato da noi e da ogni essere umano, specialmente i più poveri dei poveri, Ciò avviene attraverso i nostri voti per una vita nella castità, nella povertà, nell'obbedienza, nel totale e gratuito servizio verso i più poveri dei poveri.

In tutte le cappelle delle Missionarie della Carità, sono scritte sul muro, vicino al Crocifisso, le parole di Gesù sulla Croce, "Ho sete": questo ci aiuta a ricordare il grandissimo amore di Dio per voi e per me.

 

La semplice via della santita'

Fin dall'inizio la Madre ha capito che questa chiamata di Gesù ad essere Missionaria della Carità era una chiamata a diventare santi. Fece una promessa: "Darò santi alla Madre Chiesa" e ha aggiunto: "Darò Martiri alla Madre Chiesa". Fino alla fine della sua vita ella ci ha incitato ad avere una forte determinazione nel diventare Santi con l'aiuto di Dio. Spesso ci chiedeva di ripetere dopo di lei queste parole: "Io voglio, io sarò, con l'aiuto di Dio, una santa". Alla gente diceva spesso: "La santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per tutti". Ella sapeva che la santità è un diritto innato in ogni persona. Il Santo è una persona pienamente sviluppata e pienamente viva, che permette a Dio di vivere in lui e di amare attraverso di lui.

La speciale missione delle Missionarie della Carità è di ricordare ai più poveri dei poveri il loro diritto e dovere di essere santi e mostrare loro la via verso la santità.

La Madre ci ha indicato la semplice via della santità: pregare e amare Dio attraverso l'amore ai nostri fratelli e sorelle. Quando preghiamo i nostri cuori sono purificati e diveniamo capaci di vedere Dio nei nostri fratelli e sorelle nel bisogno. Quando li amiamo, noi entriamo nel cuore di Dio e veniamo riempiti del suo amore, pace, gioia, ora e per sempre, perché Egli ci ha detto: "Qualunque cosa fate al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me".

Offriamo servizio gratuito ai più poveri dei poveri, senza considerazione di casta, religione o nazionalità. Ma soprattutto doniamo un servizio immediato ed efficace a coloro che sono segnati da tutte le povertà, materiali e spirituali, e che non hanno nessuno che li aiuti:

-         nutriamo gli affamati con il cibo, ma anche con la Parola di Dio;

-         diamo da bere agli assetati di acqua, ma anche a coloro che hanno sete di conoscenza, di pace, di verità, di giustizia e amore;

-         rivestiamo gli ignudi con abiti, ma anche con la dignità umana;

-         offriamo ospitalità sotto un tetto, ma anche con un cuore che sa comprendere, si preoccupa e ama;

-         curiamo gli ammalati, i morenti, i deboli e gli handicappati non solo nel corpo, ma anche nello spirito.

 

Siamo chiamate ad andare fuori, a cercare i più poveri e dimenticati fino a trovarli, portando loro la presenza, la compassione e l'amore di Dio. Non dobbiamo aspettare che essi vengano a trovarci. Per questo non abbiamo grosse strutture, scuole, collegi, ospedali, ma solo "case" per i poveri e gli abbandonati.

Per il nostro servizio totale e gratuito, il Padre che è nei cieli ci provvede di molti strumenti:

case per i bambini abbandonati; per bambini handicappati, fisici e mentali; per malati e morenti, per accogliere i lebbrosi e reintegrarli; per malati di Aids e per alcolizzati.

Abbiamo anche centri di ospitalità per i senza-tetto; asili infantili e centri nutrizionali; case di riabilitazione per ex carcerati e carcerate; per ragazze madri e mogli abbandonate, donne che la fame e la povertà hanno spinto sulla strada o che la solitudine spingerebbe ad abortire i loro bambini non ancora nati; centri per l'adozione internazionale. Migliaia di bambini abbandonati hanno trovato adozione presso famiglie in India e all'estero, e ora crescono bellissimi, portando tanta gioia e pace nelle loro famiglie adottive. In Italia, ad esempio, attraverso di noi, 1400 famiglie hanno adottato 1700 bambini.

Il nostro lavoro comprende anche centri per bambini malnutriti, o che hanno contratto tubercolosi; dispensari mobili per primi soccorsi o per i lebbrosi; abbiamo anche centri d'emergenza per offrire cibo e aiuto in ogni tempo, compresi alluvioni, cicloni o altri disastri.

Il nostro apostolato si svolge anche nel campo educativo:

abbiamo scuole e doposcuola per i poveri e i ragazzi di strada; scuole di catechismo per bambini e adulti; centri professionali di cucito, dattilografia, artigianato per insegnare un mestiere con cui guadagnarsi da vivere.

Una buona fetta del nostro impegno consiste nel visitare a casa o nelle strade i poveri e le persone sole; i prigionieri nelle carceri, i vecchi e i malati a casa o in ospedale.

 

Riceviamo gratuitamente, diamo gratuitamente

Noi li ascoltiamo, parliamo loro dell'amore e della misericordia di Dio per loro, preghiamo con loro e li serviamo umilmente nelle loro necessità. Di quando in quando organizziamo delle giornate di preghiera e delle gite per i poveri che curiamo.

Noi diamo gratuitamente ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto. Per i servizi che offriamo ai poveri non prendiamo soldi. Confidiamo totalmente nella Provvidenza per tutti i nostri bisogni e per quelli dei poveri che serviamo. Dio si prende cura degli uccelli dell'aria e dei gigli del campo, e si prende cura di noi e dei nostri poveri attraverso i doni d'amore spontanei fatti da individui ricchi o poveri da tutto il mondo.

In ogni punto della terra, tutta la nostra opera d'amore al servizio dei più poveri dei poveri è al servizio della vita, non solo quella temporale, ma anche quella eterna. Per compiere la nostra missione scegliamo di usare mezzi semplici e umili. Piccoli gesti, fatti con amore, hanno il grande potere di toccare il cuore e cambiarlo. La La La Madre diceva spesso: "le opere d'amore sono opere di pace". Nei nostri piccoli e umili atti d'amore i poveri, i malati, i fratelli e le sorelle che soffrono fanno esperienza del tenero amore di Dio, della Sua cura per loro; ed essi, volgendosi a Dio in gratitudine ed amore, ricevono la Sua pace. Anche quelli che muoiono, muoiono nella pace con Dio e con tutti, pieni di pentimento per i loro peccati e di perdono per coloro che li hanno offesi. Un uomo che stava morendo nella nostra casa di Calcutta, disse alla Madre: "Ho vissuto come un animale, sulla strada, ma sto morendo come un angelo, amato e curato". Un altro, portato in una delle nostre case per malati di Aids in Argentina, era molto triste e depresso. Non appena cominciò a stare meglio, si mise ad aiutare le suore nel lavoro e cominciò anche ad amare la preghiera. Un giorno ha affidato la sua vita alla Madonna. Inginocchiatosi davanti a lei ha pregato: "Madre mia, mia Regina, nel mondo ho usato le donne per il mio piacere. Esse erano la mia delizia, ma alla fine non ho guadagnato altro che vuotezza e malattia. Madre mia, ti dono il mio cuore e la mia anima, tutto il mio essere. In te io trovo pace e gioia. In te ho trovato la Donna più bella della mia vita".

 

Rispondere ai bisogni oggi

Aiutiamo la nostra gente a offrire il loro dolore e le sofferenze a Dio; il dolore, unito alla sofferenza di Gesù sulla Croce ha un grande potere per portare la grazie e la pace a noi e al mondo intero. Abbiamo migliaia di Malati e Collaboratori nella Sofferenza in tutto il mondo. Essi condividono la nostra missione d'amore offrendo le loro preghiere e sofferenze per le Missionarie della Carità, e le Missionarie della Carità offrono per essi la loro preghiera e il loro lavoro.

Nel nostro servizio di amore verso i poveri, siamo chiamate a rispondere oggi ai loro bisogni. Oggi qualcuno ha fame, ha sete; oggi qualcuno è nudo o senza casa; oggi qualcuno è malato o morente; oggi qualcuno ha bisogno del calore di una mano o di una voce umani. Tutto va donato oggi. Dobbiamo amare oggi: domani potrebbe essere troppo tardi.

Carlo, un giovanotto di Roma, sposato a una giovane donna, con due bambini, era gravemente malato di cancro. Ha saputo che ero a Roma e mi ha telefonato. Mi ha detto che era stato volontario nella nostra casa per i morenti a Calcutta e aveva dato conforto a tanti moribondi. Adesso era lui ad aver bisogno di conforto e mi chiedeva di pregare per lui. Gli ho chiesto che avremmo pregato per la sua guarigione, che era ancora giovane, aveva la famiglia. Mi ha risposto: "Sorella, io sto andando da Dio. Preghi per me". Ero rimasta molto toccata dalle sue parole e quella notte ho pregato per lui in modo molto speciale. L'indomani mattina riceviamo una telefonata dal fratello, che ci annuncia che proprio quella notte, Carlo è tornato alla casa di Dio, in pace.

L'amore esige che si doni fino a che fa male. Un bambinetto non mangiò zucchero per una settimana, lo conservò e lo portò alla Madre, per darlo ai bambini abbandonati della nostra casa di Calcutta. Lui aveva saputo che non avevano più zucchero. I nostro bambini poveri della nostra casa in Gujarat hanno rinunciato ai loro abiti donati a Natale e li hanno portati da me a Calcutta, per i bambini poveri degli slums e delle strade. Sposini dalla Spagna e dall'Italia sono venuti a passare la loro luna di miele a Calcutta, servendo nelle nostre case i malati, i morenti, i bambini handicappati.

Un alcolizzato di una delle nostre case in Australia era stato battuto da un altro alcolizzato. Quando la polizia gli ha chiesto di dire il nome del colpevole, egli si è rifiutato. Andati via i poliziotti, una sorella gli ha chiesto perché non aveva detto il nome dell'uomo che lo aveva picchiato. Ed egli ha risposto: "La sua sofferenza non farà sparire il mio dolore!". Egli ha dato fino a sentire male: ha perdonato al suo fratello.

La nostra missione si svolge anche in situazioni e luoghi difficili. Nel 1998 tre nostre sorelle sono state uccise a Hodeida nello Yemen, mentre si recavano alla nostra casa per i malati e i moribondi. Quando sono andata a trovarle ho chiesto alle suore se volevano continuare la fondazione o chiuderla. Tutte hanno risposto in coro che volevano continuare. Due suore molto giovani, che noi volevamo trasferire, sono state le prime a supplicare di poter rimanere. E anche i poveri di tutte le nostre case nello Yemen mi hanno chiesto di non portare via nessuna suora.

In Sierra Leone nel 1999, 6 Missionarie della Carità sono state rapite e prese come ostaggio a Freetown. Tre furono uccise subito; la quarta, dopo essere stata colpita non a morte, ha perdonato a chi le aveva sparato. È morta due settimane dopo a causa delle ferite riportate.

Durante la guerra del Kosovo nel '99, quattro nostre suore hanno scelto liberamente di rimanere nella nostra casa a Pec, insieme agli handicappati che curavamo, sotto le bombe, gli incendi e le uccisioni. Hanno sperimentato ogni giorno il miracolo della protezione misericordiosa di Dio. Hanno potuto anche curare i vecchi e gli zoppi che le famiglie, fuggendo, avevano lasciato dietro di sé. Quando la guerra è finita e la gente di Pec è ritornata; essi hanno ringraziato le suore: "Sorelle – dicevano – voi siete davvero nostre sorelle!".

 

Non siamo assistenti sociali

"Divina Misericordia in azione": così la Madre ha definito il nostro lavoro d'amore. Per continuare a fare ciò che facciamo nel mondo, abbiamo bisogno di una profonda vita di preghiera e di unione con Dio. La Madre ha sempre detto che noi non siamo assistenti sociali, ma contemplative nel cuore del mondo. Non sarem capaci di sostenere la nostra vita di amore verso i poveri e i dimenticati, se non siamo persone dedicate alla preghiera, al silenzio, alla contemplazione, all'ascesi e alla compassione.

Ogni mattina Madre Teresa passava un'ora e mezza fra preghiera, meditazione, eucarestia; alla sera passava un'ora di adorazione di Gesù nel santissimo sacramento. In questo modo riceveva amore divino, luce, energia per riconoscere, amare e servire Gesù nei più poveri dei poveri. Noi Missionarie della Carità facciamo lo stesso. La Madre ci ha sempre detto: "Più tenero è il nostro amore per Gesù, Pane di Vita nell'eucarestia, più tenero sarà il nostro amore per il Cristo affamato nei più poveri dei poveri.

Preghiamo Maria, la Madre dei Poveri e Madre Teresa, la nostra Madre, perché intercedano per noi e ci diano il loro cuore, così pieno di tenerezza e amore; in tal modo la stessa tenerezza e misericordia di Dio potranno traboccare dai nostri cuori a quelli dei nostri fratelli e sorelle, che vivono nel buio e nel dolore in tutti gli angoli della terra; e potremo portare loro [cento volte tanto in] nuova vita, speranza, pace, amore e gioia; perché anche noi veniamo benedetti con lo stesso centuplo, ora e per l'eternità. Perché Gesù ha detto: "Quello che avete fatto all'ultimo dei miei fratelli, lo avete fatto a me".

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