21/10/2011, 00.00
LIBIA
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Il cadavere di Gheddafi in una cella frigorifera a Misurata

Il rais sarà sepolto in un luogo segreto per evitare pellegrinaggi di nostalgici. La moglie domanda all’Onu un’inchiesta sulle cause della morte. Rischio di guerra civile per le lotte di potere fra le tribù di Bengasi e Tripoli, leader laici e musulmani.

Tripoli (AsiaNews) - Tripoli, Bengasi, Misurata e altre città del Paese festeggiano la fine del regime, sventolando le bandiere della “nuova Libia”. Oggi il corpo di Gheddafi, ucciso ieri a Sirte insieme al figlio Moutassin, è stato esposto e poi conservato in una cella frigorifera a Misurata . Al momento i ribelli discutono sul luogo della sua sepoltura, che sarà segreto per evitare pellegrinaggi da parte di nostalgici.

Oggi l'Alto commissariato Onu per i diritti umani ha chiesto l’apertura di un'indagine sulle circostanze "non chiare" dell’uccisione del rais. Anche la moglie del rais, rifugiata in Algeria, ha domandato all’Onu l’apertura dell’inchiesta. Secondo notizie non confermate Saif al Islam, secondogenito di Gheddafi fino ieri dato per morto, starebbe fuggendo verso il Niger. Ma altre fonti non ufficiali dicono che Saif sarebbe stato arrestato ed è ferito.

Nonostante vi siano festeggiamenti in tutta la Libia, in molti fanno notare il prezzo di sangue pagato dalla popolazione. A tutt’oggi non vi sono dati ufficiali, ma le stime parlano di oltre diecimila fra morti e feriti. Alle vittime si aggiungono le migliaia di sfollati di Sirte e Bani Walid e i danni materiali a tutte le principali città costiere del Paese, distrutte da sei mesi di combattimenti e bombardamenti a tappeto e dall’odio fra lealisti e ribelli.
Dopo la fine del rais, diversi analisti si chiedono se il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) sarà in grado di trasformare la nuova Libia in una democrazia, oppure il Paese si sfalderà a causa delle divisioni fra i vari leader.

Kamran Bokhari, esperto di Asia e Medio oriente e vice-presidente dell’agenzia di intelligence Stratfor, spiega che in Libia vi sono due soggetti che si contendono il potere. Essi sono il Cnt, nato a Bengasi e composto dalla fazione dei ribelli della Cirenaica, e il Consiglio militare di Tripoli, guidato da Abdul Hakim Belhaj leader del Libyan Islamic Fighting Group ed ex membro di al-Qaeda. Nonostante il riconoscimento della comunità internazionale e il trasferimento a Tripoli del Cnt, a tutt’oggi il Consiglio militare della capitale rifiuta l’autorità dei leader di Bengasi. A ciò si aggiungono le differenze etniche, gli odi fra tribù e il conflitto idelogico fra chi vuole un governo laico e chi invece preme per una repubblica islamica. Secondo Bokhari i prossimi mesi saranno cruciali per il futuro della Libia. Il Paese non ha un vero governo ed è inondato di armi e guerriglieri che dovrebbero essere integrati all’interno di un esercito. La fine della guerra contro il rais potrebbe far riemergere odi secolari fra fazioni rivali portando il Paese verso una nuova guerra civile.

A tutt’oggi le uniche azioni concrete dei nuovi leader libici sono i contratti economici stipulati con i Paesi Nato. Oggi Nuri Berruien, presidente della compagnia petrolifera di Stato National Oil corp, ha affermato che la morte di Gheddafi farà tornare alla normalità la produzione di greggio, pari a circa 600mila barili entro fine anno. Ieri, la notizia dell’uccisione del rais ha fatto scendere di 66 centesimi di dollaro le quotazioni del petrolio, che ha fine giornata si sono attestate intorno agli 85 dollari. (S.C.)

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