08/11/2016, 12.16
INDIA
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Il card. Gracias celebra il giubileo dei migranti tribali: Siete la nostra famiglia (Foto)

di Nirmala Carvalho

L’arcivescovo ha invitato il card. Toppo, arcivescovo di Ranchi e con origini tribali. A Mumbai vivono circa 80mila migranti provenienti in larga parte dall’altopiano di Chota Nagpur (India centro-orientale). Nella megalopoli essi sono vittime di discriminazione sociale e lavorativa. Un piano di cooperazione tra le arcidiocesi di Mumbai e Ranchi.

Mumbai (AsiaNews) – L’arcidiocesi di Mumbai ha ospitato il giubileo dei migranti tribali, trasferiti nella megalopoli indiana in cerca di un posto di lavoro stabile, ma qui spesso emarginati e dimenticati dalle autorità. L’evento è stato voluto dal card. Oswald Gracias, l’arcivescovo, in collaborazione con il Chotanagpur Migrant Tribal Development Network (Cmtd), un movimento socio-pastorale. Ad AsiaNews il porporato spiega di aver “convocato questa assemblea per dare voce ai problemi, alle sfide e ai bisogni dei nostri fratelli e sorelle tribali”.

La liturgia è stata officiata nella St. Peter’s Church di Bandra dal card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi e di origine tribale. La celebrazione rientra nei due giorni di pellegrinaggio giubilare che il card. Gracias ha compiuto nella sua diocesi, durante i quali ha visitato anche i malati.

Più di 5mila migranti hanno partecipato a questo giubileo. Gran parte di essi provengono dall’altopiano di Chota Nagpur, una regione che si estende tra gli Stati di Madhya Pradesh, West Bengal, Orissa, Bihar, Chattisgarh e Jharkhand.

A Mumbai vivono in tutto circa 80mila tribali originari dell’altopiano. Sono emigrati per mancanza di opportunità lavorative o per sfuggire alla povertà. Qui però, sottolineano gli esperti, sono costretti a vivere in condizioni abitative non dignitose e accettano gli impieghi più umili per sopravvivere.

La maggior parte vive negli slum (baraccopoli) ai margini della città, senza elettricità, rete fognaria, spazio, privacy e assistenza medica e sanitaria. In queste condizioni è difficile far crescere i bambini e si verificano problemi di sicurezza per le ragazze single, che preferiscono risiedere nelle abitazioni in cui prestano servizio come domestiche.

I migranti subiscono discriminazioni di ogni tipo: bambini sono trattati con disprezzo dai compagni, le domestiche non possono accompagnare i datori di lavoro nei luoghi di culto. Non hanno i mezzi per imparare la lingua inglese [utilizzata solo dai ceti più elevati mentre la maggior parte degli indiani parla dialetti locali, ndr], che consentirebbe loro di essere impiegati al servizio degli stranieri, che di solito offrono stipendi più elevati.

Davanti a queste difficoltà, i due cardinali hanno deciso di attivare piani di sviluppo e di collaborazione tra le arcidiocesi di Mumbai e Ranchi. “Siamo fratelli e sorelle – ha commentato il card. Gracias –. Voi venite da fuori, ma non siete outsiders, siete la nostra famiglia”.

L’arcivescovo di Mumbai, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), ha delineato un piano di azione di cinque punti: avere cura dei bisogni pastorali dei migranti celebrando liturgie in hindi e invitando i missionari che operano nelle loro zone di provenienza; assicurare che essi ricevano i sacramenti; organizzare eventi sociali in cui coinvolgerli in maniera attiva; registrare i migranti che arrivano, in modo da creare migliori collegamenti con le diocesi di origine; garantire la sicurezza in una città come Mumbai piena di pericoli.

Il card. Toppo ha espresso profonda gratitudine verso “mio fratello card. Oswald”. Il suo gesto, sottolinea, fa capire che “noi non siamo ospiti, apparteniamo tutti alla famiglia della Chiesa”.

Il card. Gracias celebra il giubileo dei migranti tribali-1
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