14/05/2012, 00.00
CINA
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Il caso Chen Guangcheng e le mancate riforme di Pechino

di Willy Wo-Lap Lam
Più che con i singoli attivisti, la Cina deve trattare con la necessità di mantenere la stabilità sociale per permettere al Partito comunista di rimanere al potere. Ma per farlo ha bisogno di un apparato di sicurezza enorme, costosissimo e sempre più potente che rischia di sfuggire dal controllo dei suoi creatori. Un’ipotesi che, come dimostra il caso di Bo Xilai, può portare a conseguenze inattese e disastrose. L’analisi di uno dei maggiori conoscitori della Cina moderna.

Pechino (AsiaNews) - La difficile situazione dell'avvocato cieco Chen Guangcheng, che negli ultimi tempi ha attirato moltissima attenzione da parte di tutto il mondo, ha esposto in maniera piena gli sconvolgenti fallimenti dell'apparato di applicazione della legge della Cina. A causa delle sistematiche violazioni delle sue libertà civili, Chen è stato costretto a cercare rifugio nell'ambasciata americana a Pechino.

Dopo aver passato 4 anni in prigione a causa di una dubbia condanna per "aver ostruito il traffico e distrutto delle proprietà", il governo ha costretto Chen agli arresti domiciliari illegali nel suo villaggio natio di Dongshigu, nella provincia dello Shandong, dal 2010 fino alla sua avventurosa fuga dello scorso mese. Le autorità non permettevano agli attivisti per i diritti umani o ai giornalisti di andarlo a visitare a Dongshigu.

Come risultato dei lunghi negoziati fra le autorità cinesi e quelle americane ora sembra che Chen - che al momento si trova in convalescenza presso un ospedale di Pechino molto controllato dalla polizia - potrà andare l'anno prossimo alla New York University nella veste di ricercatore in visita. Ma nonostante questa soluzione rimangono molte questioni serie che riguardano la labirintica burocrazia zhengfa ("politica e legale") del Partito comunista cinese, che controlla gli organi giudiziari e di polizia.

Data la pessima pubblicità che il caso Chen ha creato, la nuova leadership cinese (che sarà incoronata nel corso del 18mo congresso del Pcc previsto per l'autunno) compirà una revisione del rapporto fra Stato e polizia? Oppure è più probabile che una delle più grandi operazioni fra Partito e Stato continuerà a crescere in potere e influenza, data l'ossessione delle elite comuniste per il wei-wen (diminutivo per weihu wending, "preservare la stabilità")?

È istruttivo come prima cosa dare uno sguardo a questo apparato di applicazione della legge, che si trova sotto il controllo del membro della Commissione permanente del Politburo (Pbsc) Zhou Yongkang e che negli ultimi anni ha accumulato così tanto potere. La Commissione centrale politica e legale (Cplc, nota anche come zhengfawei) guidata da Zhou ha il controllo del ministero della pubblica sicurezza (la polizia), del ministero della sicurezza statale (la polizia segreta), il procuratorato (gli uffici legali) e i tribunali.

Insieme alla Commissione militare centrale (Cmc), la Cplc esercita il suo controllo anche su alcune milizie popolari e sulla Polizia armata del popolo, un'unità paramilitare che ha il compito di gestire disturbi e rivolte sociali. Inoltre, sembra che esistano alcune forze di sicurezza non ufficiali che vengono di volta in volta assunte dai governi locali o da quelli centrali. Il sistema zhengfa prevede anche l'assunzione di "informatori", cittadini che hanno il compito di informare la polizia quando vedono o sentono qualcosa di sospetto che riguarda "complotti anti-governativi" nelle loro zone.

Nessuno conosce con precisione il numero degli informatori, ma un rapporto sostiene che siano moltissimi e con un'altissima concentrazione rispetto alla popolazione totale. Nella contea di Kailu, nella Mongolia interna, la pubblica sicurezza ha reclutato 12.093 informatori su un totale di 400mila abitanti [v. Hong Kong Economic Journal, 24 febbraio2010; News.China.com (Pechino), 21 gennaio; The Guardian, 9 febbraio].

Il numero esatto di persone che lavorano per l'apparato zhengfa - fra ufficiali, non ufficiali e informatori - è un segreto di Stato. Eppure è noto il fatto che il budget, il personale e il potere di questo apparato siano aumentati in maniera sostanziale dal 2008, anno in cui si sono verificate non soltanto le Olimpiadi di Pechino ma anche le peggiori rivolte sociali nelle aree tibetane dai tempo della Rivoluzione culturale. Nello stesso anno le autorità comuniste hanno riportato in vigore il concetto di "popolazione in stato di guerra" messo in pratica da Mao Zedong per aumentare la sicurezza interna [v. "Beijing Revives Mao's 'People's Warfare' to Ensure Trouble-Free Olympics," China Brief, 17 luglio 2008].

Il denaro a disposizione per le spese relative alla wei-wen, stanziato per i dipartimenti gestiti dalla Cplc, è aumentato dai 514 miliardi di yuan del 2010 (circa 63 miliardi di euro) ai 624,4 miliardi del 2011 (circa 76 miliardi di euro) per arrivare nel 2012 a 701,7 miliardi (circa 85 miliardi di euro). Sia nel 2011 che nel 2012 il budget per la wei-wen ha superato persino i dati relativi al denaro stanziato per l'Esercito di liberazione popolare [v. Reuters e Ming Pao, 4 marzo 2012]. E mentre Zhou ha giocato un ruolo considerevole nell'aumento dell'impero zhengfa, ha ottenuto anche il sostegno di altri membri della Pbsc, in particolare del presidente Hu Jintao. In diversi discorsi pronunciati negli ultimi anni, Hu ha chiesto ai compagni del governo centrale e a quelli dei governi regionali di "considerare il mantenimento della stabilità come il compito più importante" [v. China.com, 15 marzo 2012; Cntv.com, 9 marzo 2012].

La maggior parte dell'espansione dell'impero zhengfa si è verificato nelle piccole località. Secondo Chen Guangcheng, le spese per la wei-wen del villaggio Dongshigu e delle sue vicinanze hanno toccato lo scorso anno i 60 milioni di yuan (circa 8 milioni di euro): si tratta del doppio rispetto al budget del 2008, pari a 30 milioni di yuan. Un gruppo di almeno 200 fra poliziotti e informatori è stato responsabile della "sicurezza" di Chen [v. Hong Kong Economic Times, 2 maggio; China Times [Taipei] 1 maggio; Ming Pao, 1 maggio]. Lo zelo eccessivo di molte unità locali della wei-wen potrebbe dare l'impressione che a sbagliare non siano per forza le autorità centrali: alcune unità locali potrebbero infatti aver interpretato in maniera troppo feroce le istruzioni ricevute dall'alto.

Come ha sottolineato lo scienziato della politica Victor Shih - dell'Università Northwestern - Pechino ha voluto dare un poco di autonomia alle unità locali in modo che "se compiono un errore, allora tutto il biasimo può finire sui dirigenti locali senza mettere in pericolo l'intero modello". Eppure, se consideriamo la fama nazionale e in alcuni casi internazionale di attivisti come Chen, è duro credere che la Cplc non abbia autorizzato in maniera esplicita il trattamento extra-legale che è stato imposto a queste figure.

Infatti è la zhengfawei - e la sua unità gemella, la Commissione per la gestione sociale e per il trattamento comprensivo della legge e dell'ordine - che ha stabilito tutta la pletora di unità locali allo scopo di assicurare la migliore applicazione degli editti centrali. Dalla metà dell'ultimo decennio, gli uffici per il mantenimento della stabilità e per l'applicazione della legge e dell'ordine hanno iniziato a spuntare in ogni distretto e persino in ogni villaggio o municipalità [v. Southern Weekend, 19 agosto 2010; Wall Street Journal, 9 dicembre 2009]. Che la zhengfawei abbia migliorato il proprio controllo sugli uffici locali - e che allo stesso tempo abbia steso la sua cappa su tutta la nazione - è un fatto reso evidente dall'aumento del numero dei dirigenti di questi uffici che sono stati nominati in un secondo tempo vice segretari comunisti delle province o delle municipalità provinciali.

Fra questi vi sono le regioni autonome del Tibet e della Mongolia interna - dove c'è un'alta concentrazione di minoranze etniche - e le province del Qinghai e del Zhejiang, fino ad arrivare alla municipalità di Pechino [v. Oriental Outlook Weekly [Pechino], 16 aprile; Southern Metropolitan News [Guangzhou], 18 febbraio]. Nell'interesse dell'ottimizzazione amministrativa, il numero di vice segretari del Partito delle province e delle zhixiashi [le municipalità provinciali ndr] è stato ridotto a due. Senza eccezioni, il governatore o il sindaco occupano uno dei due posti da vice segretario: e il fatto che il secondo posto sia occupato da un funzionario incaricato dell'applicazione della legge dimostra l'importanza che Pechino riserva al mantenimento della stabilità.

Almeno dal punto di vista teoretico, questo fattore rende più facile per il capo della zhengfa municipale o provinciale la possibilità di esercitare una supervisione più stretta sulle unità wei-wen all'interno della propria giurisdizione. E se è vero che un buon numero di dirigenti locali della zhengfa potrebbe aver esagerato il pericolo rappresentato da "elementi destabilizzanti" nelle proprie zone - per ottenere più fondi sia dalle capitali provinciali che da Pechino - è vero anche che molti dirigenti locali sono preoccupati dalla prospettiva di perdere il proprio posto di lavoro, se vengono considerati incapaci di mantenere la legge e l'ordine.

In molte province e città, il governo può licenziare su due piedi un dirigente locale se avviene un incidente destabilizzante di ampio livello, come ad esempio una protesta con migliaia di partecipanti o la sparizione improvvisa di un attivista per i diritti umani del calibro di Chen [v. Yangcheng Evening Post [Guangzhou] 10 April; Chinanews.com, 16 November 2011]. Dall'altra parte della medaglia ci sono quei dirigenti che hanno la reputazione di essere inflessibili mantenitori della legge e dell'ordine, che hanno in tasca un biglietto sicuro per la promozione. Prima della sua caduta avvenuta in marzo, l'ex segretario del Partito di Chongqing Bo Xilai era divenuto un eroe nazionale per l'apparente successo della campagna dahei ("colpire duro le mafie sotterranee") nella sua metropoli.

L'operazione anti-triadi di Bo, che è stata condotta come se fosse un movimento politico maoista, illustra in maniera piena i problemi rappresentati dal modello per l'applicazione della legge in Cina. Un buon numero di boss mafiosi sono stati incarcerati per accuse gonfiate e senza un giusto processo giudiziario. Bo e la sua potente moglie, l'avvocato e affarista Gu Kilai, avevano la reputazione di imporre ai propri nemici anche punizioni extra-legali come la tortura o persino l'omicidio. All'inizio di febbraio, l'ex capo della polizia di Bo Wang Lijun - uno degli "eroi nazionali della dahei" - ha cercato di ottenere asilo politico nel consolato americano della vicina Chengdu: aveva paura che Bo potesse scatenare su di lui la sua ira [v. New York Times, 6 maggio; Ming Pao, 5 maggio; Wall Street Journal, 8 aprile].

Non sorprende il fatto che l'approccio di Pechino al mantenimento della stabilità abbia attirato molte critiche dal mondo degli accademici liberali e degli intellettuali. Secondo un recente rapporto compilato dal Gruppo di ricerca per la stabilità sociale dell'Università Tsinghua, le autorità sono intrappolate in un circolo vizioso composto da "una società che diviene sempre meno stabile mentre aumentano le risorse dedicate alla wei-wen". Secondo il rapporto, inoltre, "diversi livelli governativi hanno accumulato enormi risorse umane e materiali per il mantenimento della stabilità, eppure il numero di incidenti relativi alle contraddizioni e al confronto sociale è aumentato" [v. People's Daily, 2 febbraio; Southern Weekend, 15 aprile 2010].

Secondo Wang Yong, scienziato sociale dell'Università di Wenzhou, "la wei-wen ha portato con sé enormi costi sociali, ai quali dobbiamo prestare attenzione". Per esempio, da quando l'apparato per l'applicazione della legge ha iniziato a usare manovre simili ai movimenti politici per colpire i semi dell'instabilità, "le normali regole dell'amministrazione e lo stato di diritto sono stati danneggiati". Wang scrive inoltre: "Le voci normali della società sono sparite e la sfera sociale privata si è ridotta ancora di più" [v. Truth Seeking (Nanchang Journal), 12 febbraio 2012].

Zhou Yongkjang, il presidente della Cplc sin dal 2007, si è assunto la responsabilità del fallimento della polizia di mantenere un uomo cieco agli arresti domiciliari. Si è anche esposto alle critiche e al ridicolo per l'evidente mancanza di diritto a Chongqing. Alcune voci sono arrivate a sostenere che il membro del Politburo abbia complottato con Bo non soltanto per permettere a quest'ultimo di entrare nella Commissione permanente dell'organo di potere, ma persino per farlo divenire segretario generale del Partito comunista cinese [v. Washington Post, 21 aprile; Associated Press, 19 aprile]. Dato che Zhou, 69 anni, è pronto a ritirarsi nel corso del 18esimo Congresso del Partito, si pone la questione: ci sarà una ristrutturazione della burocrazia della zhengfa - e un cambiamento di mentalità nel sistema wei-wen - da parte della prossima leadership, o almeno da parte del successore di Zhou?

Il professor Shih ritiene improbabili dei cambiamenti significativi nell'uso o nell'approccio dell'apparato per il mantenimento della legge: "La crescita dell'apparato di sicurezza ha a che vedere con il bisogno crescente da parte del regime di prevenire questi incidenti. Ogni indebolimento di questa capacità potrebbe portare conseguenze inaspettate". Bo Zhiyue, analista di lungo corso della politica cinese dell'Università nazionale di Singapore, sostiene che gli sviluppi futuri dipendono da quale membro della Pbsc assumerà il portafoglio della zhengfa dopo il Congresso: "Molto dipende da chi diverrà il nuovo capo della Cplc, e da quanto questi abbia voglia di scuotere l'establishment".

Secondo Bo, inoltre, "l'espansione dell'apparato zhengfa è dovuta in parte alla divisione del lavoro fra i membri del Politburo e in parte dal bisogno di mantenere la stabilità. Se Zhou dovesse avere molta voce in capitolo sulla scelta del proprio successore, e se questi si dimostra leale alle sue politiche, allora non c'è alcuna speranza di vedere dei cambiamenti di sostanza. Se il successore di Zhou viene scelto invece per scuotere l'apparato, allora potranno verificarsi dei cambiamenti". Per come stanno le cose oggi, i membri della Commissione permanente del Politburo sembrano essere tutti d'accordo - compresi Xi Jinping e Li Keqiang, in procinto di formare l'asse della leadership della Quinta Generazione - sulla necessità di eliminare ogni ostacolo sulla strada del miglioramento della sicurezza e della stabilità.

La necessità di preservare la "camera dalla voce unica" maoista è cresciuta dopo lo scandalo di Bo Xilai e le rivelazioni che ne sono seguite [v. ("Beijing's Post-Bo Xilai Loyalty Drive Could Blunt Calls for Reform, China Brief, 30 marzo]. Come avvenne anche nel 1989, la leadership del Partito sembra ansiosa di evitare che i dissidenti scatenino guerre fra fazioni all'interno del Pcc per "fare propaganda" a favore delle riforme politiche di stile occidentale. E questo forse spiega perché, nonostante l'impegno di Pechino a continuare i "dialoghi sui diritti umani" con gli Stati Uniti e le altre nazioni occidentali, l'apparato wei-wen abbia iniziato a colpire ancora più forte sui cosiddetti agenti destabilizzanti.

Diversi intellettuali e avvocati per i diritti umani che hanno aiutato Chen negli ultimi anni hanno subito trattamenti brutali. Hu Jia, attivista famoso in tutto il mondo, e sua moglie sono stati messi agli arresti domiciliari. L'avvocato Jiang Tianyong, che ha cercato di andare a visitare Chen in ospedale, è stato picchiato in maniera brutale dalla polizia ed è stato costretto a rimanere in casa, senza poter ricevere cure mediche [v. CableTV Hong Kong, 6 maggio; Radio Free Asia, 4 maggio]. E mentre i media internazionali si interrogano sulla promessa fatta da Pechino ai dirigenti americani e a Chen e si chiedono se verrà mantenuta, e quindi se Chen potrà studiare all'estero, il motore della zhengfa cinese continua a macinare chilometri.

 

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