Il culto variabile dei satrapi dell'Asia Centrale
Le nuove accuse contro i parenti dell’ex-presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, ripropone la questione del culto della personalità dei leader locali. L'analisi di Azattyk Asia: "La trasformazione repentina dei padri della patria in figure da dimenticare riflette il senso stesso della lealtà politica nella nostra regione". I casi del Tagikistan e del Turkmenistan.
Astana (AsiaNews) - Il culto della personalità dei leader dell’Asia centrale è un’eredità del periodo sovietico, che viene messo in discussione in varie circostanze nei decenni post-sovietici. Le nuove accuse contro i parenti dell’ex-presidente eterno del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, che ha compiuto 85 anni lo scorso luglio, ripropongono diverse visioni di questo tema, che nella regione rappresenta una continuità che risale fino ai tempi medievali delle orde tataro-mongole.
Ancora cinque anni fa era impensabile un’edizione del giornale statale Egemen Kazakstan senza un ritratto in prima pagina di Nazarbaev, con la documentazione dei suoi incontri, viaggi ed eventi alla presenza della “guida della nazione”, sempre al centro anche del principale canale televisivo Khabar. Dopo il “Gennaio di sangue” del 2022 Nazarbaev è dovuto uscire di scena, e il suo successore Kasym-Žomart Tokaev ha accentrato sempre più il potere nelle sue mani, ristrutturando tutta la verticale del potere.
Nei trent’anni di potere di Nazarbaev, lo Stato e la persona del presidente apparivano un dittongo inseparabile, e perfino nella costituzione egli era chiamato “il fondatore del Kazakistan indipendente” con il titolo di Elbasy, la “guida della nazione”, che al ritiro dalla presidenza si era assegnato il diritto di dirigere a vita il Consiglio di sicurezza nazionale. I suoi ritratti apparivano ovunque, negli uffici statali fino agli striscioni sulle strade, nelle scuole e anche sulle banconote della valuta del tenge nazionale.
Dal 2022 è in corso la de-nazarbaevizzazione, anzi la “de-elbasyzzazione” del Kazakistan, e lo scorso marzo lo speaker del Mažilis, Erlan Košanov, che deve a Nazarbaev l’intera sua carriera, ha dichiarato che “la forma super-presidenziale del governo ha portato il Paese in una grave crisi politica”, con l’eccessiva concentrazione dei capitali e del potere in un gruppo ristretto intorno ad un’unica personalità, frenando lo sviluppo dell’intero Paese.
Già dal 2023 Tokaev ha firmato una serie di leggi che privano Nazarbaev di tutti i suoi privilegi, riportando anche il nome della capitale da Nur-Sultan ad Astana, e togliendo la memoria del primo presidente dalla costituzione del Paese. Nello scorso giugno, il deputato Kazybek Isa ha preteso di eliminare da qualsiasi documento ufficiale il titolo di Elbasy. Come commenta su Azattyk Asia un analista uzbeko in forma anonima, “la trasformazione repentina dei padri della patria in figure da dimenticare riflette non soltanto le particolarità dei regimi autoritari della nostra regione, ma il senso stesso della lealtà politica in questi Paesi, dove il culto della personalità si regge sulle risorse amministrative, sul timore e sul controllo dello spazio pubblico”.
Così infatti avviene anche per gli altri satrapi centrasiatici, come il presidente del Tagikistan Emomali Rakhmon, al potere da 33 anni, che secondo le narrazioni della figlia Ozoda, vice-direttrice dell’amministrazione presidenziale, “trasforma le pietre in oro e diffonde semi d’amore nel Paese”, come recita la poesia da lei declamata in onore del suo recente 73° compleanno, la stessa età di Vladimir Putin e Aleksandr Lukašenko. I versi si chiudono con la richiesta a Dio affinché “la sua ombra si stagli in eterno sul nostro Paese”. Anche Rakhmon gode del titolo di Pešvon Millat, “fondatore della pace e dell’unità nazionale”, a lui assegnato dal parlamento di Dušanbe nel 2016, e ora spera di non fare la stessa fine di Nazarbaev, trasferendo il potere al figlio Rustam Emomali, sindaco della capitale e vice-premier.
In Turkmenistan, la dinastia dei Berdymukhamedov è riuscita a sostituire e cancellare quasi completamente la memoria del primo presidente, Saparmurat Niyazov, a cui in vita era stato dedicato perfino un monumento in oro, e la poesia Rukhnam da lui composta era stata dichiarata “libro sacro”, da imparare a memoria nelle scuole e università. Anch’egli era ricordato con il titolo di Turkmenbaši, “Padre di tutti i turkmeni”, ora sostituito dall’Arkadag, il “Padre della patria” assegnato al suo successore Gurbanguly Berdymukhamedov, il “presidente-padre” che ha lasciato la poltrona al figlio Serdar, in attesa delle nuove successioni dinastiche di queste latitudini.
19/03/2025 08:32
27/02/2025 08:45
05/02/2025 08:49
14/06/2024 08:45





