28/10/2003, 00.00
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Il fallimento di Cancun

di Maurizio DOrlando

Sarà Hong Kong a ospitare la prossima riunione plenaria dei ministri dei Paesi aderenti all'Omc, l'Organizzazione mondiale del commercio, ma dato il fallimento della conferenza di Cancun in Messico dovrà aspettare per lo meno altri tre mesi prima di sapere quando tale riunione si terrà.

Per Hong Kong si tratterà comunque di un'occasione per focalizzare l'attenzione del mondo su di sé come snodo internazionale e non solo come porta della Cina che di porte ne ha aperte dappertutto.

Se Hong Kong spera di rilanciare il ruolo della città, l'Omc spera invece che per il dicembre del 2004 possano essere rovesciati gli insoddisfacenti esiti delle precedenti riunioni: il fallimento di Seattle del 1999, il semi-fallimento del novembre 2001 a Doha, il totale fallimento di quest'anno a Cancun.

Che cosa chiedevano i Paesi in via di sviluppo, i "poveri del mondo"? Forse l'unico punto comune fra i Pvs era che i "ricchi del mondo" (Europa, Usa e Giappone) eliminassero gli aiuti all'agricoltura, cioè tutte quelle forme di dazi, sussidi, incentivi che le nazioni dell'Ocse versano ogni anno ai propri agricoltori, 311 miliardi di dollari nel 2002. Il complesso di tali sussidi costituisce circa sei volte l'ammontare dei fondi che i suddetti paesi Ocse trasferiscono, in termini di aiuti finanziari ai "Paesi poveri", o per meglio dire alle classi dirigenti di tali Paesi.

Che cosa chiedeva l'Unione Europea? In ambito agricolo desiderava essenzialmente la tutela culturale e ambientale delle proprie aree rurali. A tal fine puntava ad ottenere il riconoscimento della denominazione geografica per 41 prodotti per impedirne la produzione in altre aree del mondo. Altro obiettivo europeo al negoziato Wto era di assicurare un migliore accesso ai prodotti industriali e agli investimenti, oltre che di ottenere la trasparenza in materia di appalti pubblici, forniture, servizi.

Che cosa chiedevano gli Usa? Nel settore industriale, la posizione americana era in apparenza molto vicina a quella dell'Europa e la linea comune era stata sancita dall'accordo dello scorso agosto fra Pascal Lamy, capo negoziatore per la Ue, e il rappresentante Usa per il commercio, Robert Zoellick.

Anche in campo agricolo la posizione americana era in apparenza molto vicina a quella dell'Europa ma chiedeva anche (soprattutto all'Europa) l'eliminazione dei sussidi agricoli. Contemporaneamente però gli Usa non erano disposti a rivedere la propria recente legge sugli incentivi rurali in base alla quale anche quest'anno verranno versati agli agricoltori americani aiuti pari a 18 miliardi di dollari, come sostegno diretto.

Che cosa offriva l'Unione Europea? Sul tavolo negoziale la Ue portava la riforma della Pac (la politica agricola comunitaria) approvata il 27 giugno scorso, con la quale verranno gradualmente ridotti i sussidi all'agricoltura. La riforma segna il progressivo passaggio dal regime di aiuti alla produzione a quello di sostegno diretto al reddito degli agricoltori e privilegia le produzioni ecologiche. Inoltre l'Ue, in vista dell'incontro di Cancun, aveva concordato con gli Stati Uniti di offrire al resto del mondo una maggiore apertura dei propri mercati e ulteriori riduzioni di sussidi e tariffe.

Che cosa offrivano i Paesi in via di sviluppo e gli Stati Uniti? Trincerandosi dietro la questione del cotone, presa come caso emblematico, che vedrebbe i produttori dell'Africa occidentale danneggiati a causa dei sussidi agli agricoltori americani, pochi Paesi in via di sviluppo erano disposti a fare una qualche concessione a Cancun. Gli Stati Uniti contavano sul fatto che a Doha nel 2001 avevano già concesso ai Pvs un successo molto significativo relativamente alla proprietà intellettuale ed in particolare dei brevetti sui farmaci. Pertanto a Cancun per parte loro gli Stati Uniti non erano disposti a fare concessioni.

Il fallimento di Cancun era già scritto nelle premesse negoziali dei vari gruppi di Paesi e l'incontro stesso era un fallimento preannunciato che è servito solo come ribalta propagandistica per il solito folclore dei no global, con il corollario tragico del suicidio in diretta televisiva di uno dei suoi capi. Oltre ai no global, come vincente in questo vertice mondiale viene indicata la Cina, guadagnatasi il ruolo di Paese-guida tra quelli in via di sviluppo capeggiando il gruppo dei 21 che rappresenta la metà della popolazione mondiale e due terzi degli agricoltori. Grazie all'intransigenza del gruppo guidato dalla Cina che ha bloccato ogni accordo, sarebbero stati così sconfitti i Paesi Ocse che non sono riusciti a piegare ancora una volta l'Omc ai propri interessi.

Ha senso però discutere di chi ha vinto o di chi ha perso rispetto ad un evento ininfluente e di pura facciata mediatica?

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