30/07/2008, 00.00
CINA - INDIA
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Salta l’accordo mondiale sul commercio, accuse tra Usa, India e Cina

Gli Stati Uniti rimproverano agli altri 2 Stati eccessiva intransigenza, ma Pechino e New Delhi rispondono che non possono non tutelare la sopravvivenza dei contadini più poveri. Nei nuovi equilibri mondiali, appare sempre meno attuale un consesso che chiede l’unanimità.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Cina e India respingono l’accusa di essere state, insieme agli Stati Uniti, responsabili per il fallimento del negoziato dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che non è riuscito a concordare una maggior apertura dei mercati nazionali alle merci estere, abbattendo i sussidi interni e i dazi sulle importazioni.

Il ministro cinese per il Commercio Chen Deming ammonisce che “in un momento di depressione economica, grave inflazione e possibili crisi finanziarie, questo fallimento può avere forti conseguenze sul fragile sistema del commercio multilaterale”.

Dopo oltre una settimana di colloqui a Ginevra è mancata, ancora una volta, l’intesa sulla questione agricola: quando sembrava vicina un’intesa, seppure limitata, Cina e India hanno chiesto speciali salvaguardie per i loro prodotti agricoli e gli Stati Uniti hanno assunto una posizione rigida. Ora aumenta il pericolo di politiche protezioniste dei singoli Paesi.

Nobutaka Machimura, Segretario capo del Gabinetto giapponese, osserva che “il peso di India e Cina è sempre maggiore. Ma occorre che assumano più responsabilità”. “Mi chiedo se siano convinte che l’economia mondiale debba solo seguire i loro interessi nazionali”. E’ diffusa la critica che i 2 colossi asiatici pretendono sempre maggior rilievo mondiale ma non si assumono le corrispondenti responsabilità, ad esempio accettando soluzioni concordate invece di perseguire il precipuo vantaggio personale.

Chen respinge l’accusa, dice che la Cina ha “grande flessibilità in parecchi settori commerciali” ed è disposta a tagliare i dazi all’importazione di diverse merci, ma deve proteggere “i contadini poveri” imponendo dazi su determinati prodotti (quali riso, cotone e zucchero), per evitare crolli dei prezzi o un forte aumento delle importazioni. Accusa a sua volta le nazioni ricche di avere causato il fallimento con posizioni “miopi ed egoiste” e che Usa ed Unione europea non hanno comunque voluto tagliare gli elevati sussidi che danno ai propri agricoltori.

Anche Kamal Nath, ministro indiano al Commercio, ritiene “ironico che un round dello sviluppo si sia bloccato su un punto riguardante la sopravvivenza degli agricoltori più poveri”.

Usa ed Ue vogliono maggiore accesso ai settori dei servizi dei Paesi emergenti, mentre questi vogliono maggior acceso nei mercati occidentali per i loro prodotti agricoli.

Ora Pascal Lamy, capo dell’Omc, assicura che proseguiranno i tentativi per giungere a un accordo. Di certo la difficile situazione attuale, con alti prezzi di energia e alimenti, ha contribuito a irrigidire le posizioni. Ma è in discussione pure l'attuale formula che, per ogni decisione, richiede l'unanimità dei 153 Paesi membri. Chen dice che la Cina è pronta ad “aumentare i rapporti bilaterali” con gli altri membri Omc, specie i Paesi in via di sviluppo: indiretto monito all’Occidente che, senza accordi, dovrà affrontare una sempre maggiore competizione commerciale. (PB)

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