20/10/2005, 00.00
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Il giudice curdo, che non teme Saddam

È l'unico della Commissione che ha dichiarato la sua identità; ha rinviato il processo al 28 novembre perché i testimoni, per paura, non si sono presentati in aula.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – In un Paese dove i sostenitori dell'ex rais ancora uccidono gli oppositori, il giudice curdo, Rizgar Mohammed Amin, ieri ha mostrato grande coraggio presentandosi a volto aperto in aula per presiedere la prima udienza del processo contro Saddam Hussein.

Proprio la paura di esporsi ha spinto, invece, 30 - 40 testimoni a non comparire e costretto Amin a rinviare il processo al 28 novembre. "Erano troppo spaventati per testimoniare in pubblico - ha affermato - lavoreremo su questo problema per la prossima udienza".

Nel corso dell'udienza, durata circa 3 ore, il presidente ha anche dichiarato che "testimoni non sono stati convocati per ragioni di sicurezza". "Uno dei testimoni, Wadhah Ismail Khalil, ha reso noto che non poteva venire a Baghdad - ha detto ancora Amin - e noi andremo a sentirlo dove si trova".

Amin è stato l'unico, sui 5 giudici della Commissione, a rivelare la sua identità. Gli altri 4 sono rimasti anonimi e fuori dal campo delle telecamere, che hanno trasmesso la diretta. Il presidente ha ascoltato Saddam con molta calma e compostezza, nonostante l'arroganza dell'imputato, che si è rifiutato di riconoscere la legittimità della Corte e dare le sue generalità. Amin non ha mai dato segni di cedimento e mai è sembrato intimidito.

L'atteggiamento del giudice è stato apprezzato anche dal capo della difesa, Khalil al-Dalimi: "È stato fantastico sotto ogni punto di vista". Secondo il difensore "Amin è stato molto intelligente, perché sapeva che il mondo intero guardava questo processo e voleva dimostrare che il governo è democratico e la corte indipendente".

Saddam è ancora visto da parte della comunità sunnita come il simbolo di un orgoglio oggi calpestato. Gli sciiti e i curdi vogliono condannarlo a morte. Da più parti si ipotizza il rischio di un verdetto dettato dalla vendetta, anche se molti giuristi internazionali saranno presenti come osservatori.

A Sulaimaniya, la sua città natale a 80 km da Halabja, gli abitanti ritraggono Amin come un modello di integrità, un giurista che ha sempre mostrato la sua indipendenza e fermezza non solo nei confronti dei seguaci di Saddam, ma anche di funzionari del Kurdistan. Un giornalista locale che conosce il giudice riferisce: "La gente qui ricorda che Amin non ha mai avuto paura di prendere decisioni difficili in tempi difficili". "Una volta – continua – egli ha condannato a morte un alto ufficiale militare in una delle milizie curde per la morte di diverse persone".

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