12/09/2006, 00.00
INDONESIA
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Il governo di Jakarta caccia con la forza i baraccati della città

Migliaia di abusi contro i più poveri, che spesso non hanno il tempo di portar via le loro poche proprietà prima della distruzione della casa. Sono lasciati senza un tetto e nessun sostegno.

Jakarta (AsiaNews/Hrw) – Il governo regionale di Jakarta ha cacciato con la forza decine di migliaia di abitanti dei quartieri poveri della capitale, distruggendo le abitazioni e lasciandoli senza un tetto e ancora più poveri. Lo denuncia un rapporto della ong per la tutela dei diritti Human Rights Watch (Hrw).

Polizia ed esercito portano via con la forza e percuotono gli abitanti delle baraccopoli e distruggono le case senza nemmeno lasciar loro il tempo di portare via le proprie cose. Il governo di Jakarta spesso giustifica le operazioni con esigenze di ordine pubblico, con la realizzazione di opere o la necessità di tutelare le proprietà pubbliche. Ma non si preoccupa di fornire un'altra abitazione o qualsiasi assistenza agli sfollati. Molti tra loro svolgono piccole attività di vendita nella comunità, per cui la perdita della misera abitazione significa anche privazione della fonte di sostentamento.

Sophie Richardson, vice direttore per l'Asia di Hrw, dice che non solo il governo non si interessa di queste persone, ma addirittura spesso i baraccati sono cacciati via da gruppi di violenti, senza che la polizia intervenga. "Il disordine sociale causato dallo spostamento forzato di migliaia di persone – dice la Richardson – è sproporzionato a qualsiasi preteso miglioramento dell'ordine pubblico". "Invece di migliorare la qualità della vita a Jakarta, queste operazioni possono solo 'spostare' il problema in altre parti della città con un grande costo umano". Queste operazioni violano il diritto interno e internazionale, compresi i trattati internazionali cui l'Indonesia aderisce.

Il governo indonesiano da anni cerca di attirare investitori esteri e sviluppare la produzione privata e le infrastrutture. Hrw sollecita gli investitori esteri ad assicurarsi che il terreno destinato allo sviluppo di industrie o infrastrutture sia stato acquisito senza violazione di diritti umani.

"Gli investitori e i costruttori esteri – prosegue la Richardson – devono porre attenzione alla scarsa tutela dei diritti umani nel Paese". "Occorre che verifichino che i progetti di sviluppo riducano al minimo l'impatto negativo per i residenti". (PB)

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