06/04/2021, 09.51
EDITORIALE
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Il mondo cerca la speranza della resurrezione

di Bernardo Cervellera

Giovani uccisi in Myanmar, oppressi a Bangkok, imprigionati a Hong Kong, senza prospettive per la crisi economica… La lunga lista delle “piaghe” sociali da parte di papa Francesco. Pasqua non è un simbolo vago o una consolazione psicologica. E non è nemmeno un evento solo del passato.

Roma (AsiaNews) - Mai come quest’anno l’annuncio di Pasqua, della resurrezione di Cristo è stato benvenuto. Gli amici e i confratelli morti a causa o in conseguenza del Covid; i giovani uccisi sulle strade del Myanmar – quasi 600 al momento in cui scriviamo – da una dittatura militare che va contro la storia; la decisione di Pechino di soffocare ogni minimo anelito di democrazia e libertà ad Hong Kong; i generali di Bangkok che disprezzano le pressioni dei giovani thai; i musulmani uiguri vittime di capillare repressione … A questo già triste elenco aggiungiamo le situazioni che papa Francesco ha ricordato nel suo Messaggio il giorno di Pasqua, lo scorso 4 aprile: i malati senza cure e vaccini; i giovani senza prospettive; i migranti “in fuga da guerre e miseria”. E poi i calderoni di guerra o vicini alla guerra di Siria, Libano, Yemen, Israele, Palestina, Ucraina, Nagorno-Karabakh; le minacce terroriste dell’Africa (Sahel, Nigeria, Tigray e Cabo Delgado); i Paesi (senza nome) dove è conculcata la libertà religiosa, dove “molti cristiani hanno celebrato la Pasqua con forti limitazioni e, talvolta, senza nemmeno poter accedere alle celebrazioni liturgiche”, come in Cina.

Mai come quest’anno si vorrebbe avere una qualche speranza che sconfigga la pandemia, che vinca la crisi economica e sociale che si sta alzando sempre di più, che riporti al dialogo e alla comprensione una società sfilacciata all’estremo dove ormai sembra che l’unico criterio sia il salvare se stesso a spese di chiunque altro. E invece c’è un’impotenza diffusa, che annaspa su espedienti di breve durata, senza alcuna certezza.

Di per sé, l’annuncio della resurrezione di Cristo fa fatica a passare nella mentalità del nostro mondo. Al massimo la si pensa come un simbolo di rinascita (come i fiori di primavera dai tronchi anneriti dall’inverno), o una qualche consolazione psicologica, a cui ci si attacca proprio perché tutto appare destinato al nulla. Ma in questo modo, la resurrezione di Cristo non riesce a motivare alcun impegno nella storia.

All’evanescenza di tale annuncio contribuiamo anche noi cristiani. Per troppi fedeli la resurrezione di Gesù è vista come l’evento di un passato lontano; Gesù è solo un maestro che ha insegnato “tante cose giuste”, un esempio morale di tutto rispetto, ma Egli è impotente a smuovere l’oggi. Alla Veglia pasquale, papa Francesco ha tratteggiato con perfezione tale atteggiamento: “Tanti vivono la ‘fede dei ricordi’, come se Gesù fosse un personaggio del passato, un amico di gioventù ormai lontano, un fatto accaduto tanto tempo fa, quando da bambino frequentavo il catechismo. Una fede fatta di abitudini, di cose del passato, di bei ricordi dell’infanzia, che non mi tocca più, non mi interpella più”.

Se Gesù è risorto, allora significa che Egli ha potere su ogni istante della storia ed è vivo anche oggi, nella nostra vita: lo incontriamo nei sacramenti, nella preghiera, nel rapporto fraterno. Ma se Lui è vivo, vuol dire che tutto l’amore con cui ci ha amati dalla croce non è stato inutile, un guizzo di sentimento generoso prima della fine: significa che il Suo amore è più grande e più forte di tutti coloro che volevano silenziarlo, annientarlo.

In questo modo, ogni situazione, anche quella che sembra più disperata, ha possibilità di evolvere nella speranza e l’impegno di ogni giorno ha un orizzonte di garanzia per il futuro. Questo significa anche che Dio non è una droga per la terapia del dolore della vita, ma l’assoluta garanzia della verità e del bene.

In un certo senso, la situazione disperante del nostro mondo ci mette con le spalle al muro: o il mondo è tutto una sciocchezza irrazionale, che scivola verso il nulla, o esso è creatura di Dio e per questo ha speranza di crescere, migliorare, nell’alleanza dell’uomo con Dio.

Il Lunedì di Pasqua (“dell’Angelo”) papa Francesco ha detto: “Tutti i progetti e le difese dei nemici e dei persecutori di Gesù sono stati vani… L’immagine dell’angelo seduto sulla pietra del sepolcro è la manifestazione concreta, visiva, della vittoria di Dio sul male, la manifestazione della vittoria di Cristo sul principe di questo mondo, la manifestazione della vittoria della luce sulle tenebre. La tomba di Gesù non è stata scoperchiata per un fenomeno fisico, ma per l’intervento del Signore.... Dio stesso, [è] portatore di un’era nuova, degli ultimi tempi della storia, perché con la risurrezione di Gesù comincia l’ultimo tempo della storia che potrà durare mille anni ma è l’ultimo tempo”.

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