29/01/2008, 00.00
GIAPPONE
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Il nuovo Superiore, dono del Giappone alla Compagnia di Gesù

di Pino Cazzaniga
La missione in Asia ha influito in maniera evidente sulla formazione del nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù, p. Adolfo Nicolas. Il Giappone sembra essere la fucina dei nuovi dirigenti gesuiti.
Tokyo (AsiaNews) – Il Giappone sembra essere la fucina dei nuovi dirigenti gesuiti. Il 19 gennaio, infatti, è stata annunciata l’elezione dello spagnolo p. Adolfo Nicolas (71 anni) a preposito generale della Compagnia di Gesù. La notizia ha sorpreso molti, anche perchè l’eletto proveniva dal Giappone dove, a giudicare dall’esiguo numero delle conversioni, l’attività missionaria sembra poco efficiente.
 
Ma anche 43 anni fa a reggere il grande ordine fu scelto p. Pedro Arrupe, egli pure spagnolo e missionario in Giappone, che - quando dovette dimettersi per malattia – venne sostituito dal reggente p. Giuseppe Pittau, già rettore dell’università Sofia di Tokyo. Situazione paradossale: il Giappone allergico al cristianesimo può produrre ottimi missionari. Così è stato anche 4 secoli fa nelle persone di san Francesco Saverio, primo missionario in questo Paese, e di p. Alessandro Valignano, antesignano dell’inculturazione.
 
Padre Nicolas ha saputo gradualmente inserirsi nella linea di questa successione, tanto da diventare l’icona del missionario nell’Asia orientale negli ultimi 40 anni: mandato a Tokyo nel 1964, non ancora sacerdote, ha lasciato la capitale solo quando ha diretto l’istituto di pastorale per l’Asia orientale (E.A.P.T.: East Asia Pastoral Institute) a Manila (1978-84).
 
Il fatto di essere stato superiore della regione dei gesuiti in Giappone (1993 – 1999) e direttore della conferenza dei gesuiti dell’Asia orientale e dell’Oceania (2004 al 2007), l’ha preparato all’attuale carica. Ma sono tre gli ambienti che hanno contribuito soprattutto a formare la sua personalità: l’università Sophia, il vertice della Chiesa cattolica giapponese e il Centro cattolico internazionale della diocesi di Tokyo.
 
L’immagine che viene in mente al cittadino della capitale quando pensa alla Chiesa cattolica è il complesso edilizio dell’università Sophia. Fondata nel 1913 ha avuto una vita stentata fino 1945 a causa delle restrizioni del governo ipernazionalista. Ma dopo la guerra, il quartiere generale dei gesuiti a Roma, sognando, come altri, uno sviluppo sostanzioso del cattolicesimo in Giappone ha investito molto nell’università di Tokyo.
 
Dopo l’ordinazione sacerdotale (1967) p. Nicolas è stato destinato all’insegnamento nell’Università. Benché il sogno delle conversioni in massa fosse già svanito, la facoltà di teologia era frequentata.. È stato qui che il futuro leader dei gesuiti ha posto le basi della riflessione sul rapporto tra cultura e fede.
 
Durante un’intervista con giornalisti all’indomani dell’elezione, padre Nicolas ha detto, tra l'altro, che la sua visione della religione è stata pesantemente influenzata dagli anni vissuti in Giappone. In un articolo apparso sulla rivista Concilium del 2005 ha scritto: “In Asia siamo in situazione di crisi perchè il nostro messaggio non è reso visibile dalla nostra vita.. …La gioia e la semplicità del servizio hanno lasciato il posto a un complicato sistemi di controlli e regolamenti che rendono il Vangelo qualcosa di distante dalle persone”.
 
Nel 1998 in occasione del Sinodo speciale dei vescovi per l'Asia si è rivelata la sua abilità e disponibilità nell’aiutare il direttivo della Chiesa giapponese. Si trattava di raccogliere le risposte al questionario mandato da Roma. di oltre 350 rappresentanti “In quella occasione - ha detto p. Oda Takehiko, rettore del seminario teologico di Tokyo - ho ammirato la sua capacità di raccogliere e ordinare, senza discriminazione, le opinioni di ciascun rappresentante. Grazie a questo lavoro i vescovi hanno potuto presentare il volto e le istanze della chiesa giapponese al sinodo speciale”.
 
Ma è soprattutto a servizio dei lavoratori stranieri che si è apprezzata la sua lungimiranza e delicatezza. Ne dà testimonianza un sacerdote di Tokyo, p. Ohara Takeshi, suo compagno di seminario e ora direttore del CTIC (centro internazionale cattolico di Tokyo), che lo aveva invitato a impegnarsi per il Centro, appena libero dalla responsabilità di superiore: “Era ammirevole la sua capacità di occuparsi delle situazioni difficili di ciascuno e di sostenerli nella fede rispettando tutti, senza dar peso a atteggiamenti pietistici che egli non condivideva”.
 
“Servizio” è la parola che sintetizza l’esortazione che il neo-eletto ha rivolto ai 19mila gesuiti sparsi nel mondo nell’omelia della Messa celebrata nella chiesa del Gesù il 20 gennaio : “ Come cristiani, come gesuiti, come popolo di Dio noi siamo chiamati a servire. Quanto piú serviremo, tanto piú piaceremo a Dio”.
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