Il volto quotidiano della repressione politica in Georgia
Zurab Džaparidze, uno dei leader della “Coalizione per i cambiamenti” che si oppone al regime del Sogno Georgiano, è stato arrestato per non aver pagato una multa comminatagli per la mancata comparizione davanti a una commissione di inchiesta del parlamento da lui ritenuto "illegittimo" per i brogli nelle elezioni. "Se la gente si rifiutasse di vivere nella menzogna, il regime crollerebbe all’istante”, ha dichiarato.
Tbilisi (AsiaNews) - Durante una sessione del tribunale di Tbilisi è stato arrestato uno dei leader della “Coalizione per i cambiamenti” di opposizione politica al regime del Sogno Georgiano, Zurab (Girči) Džaparidze, accettando la richiesta della procura di cambiare la misura preventiva dalla libertà provvisoria alla detenzione. Il politico aveva rifiutato di pagare la multa di 20mila lari (6.400 euro) per non essersi presentato alla seduta della commissione parlamentare d’inchiesta, da lui ritenuta “illegittima” come l’intero parlamento georgiano dopo le falsificazioni delle elezioni dello scorso novembre, e gli attivisti e oppositori affermano che “ora in Georgia c’è un prigioniero politico in più”.
I sostenitori di Džaparidze hanno gridato “Schiavi!” nei confronti dei giudici del tribunale, dopo le 5 ore di seduta conclusa con l’arresto del leader, fondatore del partito “Girči – più libertà”, tra i primi a rifiutare di pagare la somma imposta dal presidente della commissione Tei Tsulukiani, del partito al potere. L’indagine parlamentare è stata aperta a gennaio 2025 per valutare i “crimini del regime precedente”, quello dal 2004 al 2012 governato dal “Movimento nazionale” dell’ex-presidente Mikhail Saakašvili, oggi in galera. Džaparidze e altri sono stati convocati per “conoscere il loro parere sulla situazione riguardo ai diritti umani” in quegli anni.
Il politico non si è presentato, definendo la commissione “una farsa” e uno strumento per propagandare la menzogna da parte del regime attuale, rifiutando di “partecipare a questo circo” e giocare secondo le “regole della dittatura”, finendo quindi sotto accusa e assicurando che per principio “non avrebbe pagato neanche un centesimo” delle multe comminate. Girči ha aggiunto che “la menzogna non è solo della politica, ma anche quando la polizia offre false testimonianze e la procura fa finta che non sia successo niente, quando il giudice vede tutto questo e si sottomette a regole che non hanno nulla a che fare con la legge… se la gente si rifiutasse di vivere nella menzogna, il regime crollerebbe all’istante”.
Il tribunale era stato trasformato in una fortezza assediata fin dalle prime ore del mattino, con misure eccezionali di sicurezza e una mobilitazione di un numero di poliziotti senza precedenti. Molti attivisti si sono radunati per sostenere il leader dell’opposizione, ma sono stati trattenuti fuori dal palazzo, e alcuni sono stati arrestati. L’Associazione dei giovani avvocati della Georgia ha fissato una serie di violazioni, come appunto l’impedimento di raggiungere il tribunale, l’organizzazione di interrogatori all’ingresso e il rifiuto del permesso ad assistere alla seduta, che si è tenuta appositamente in una delle sale più piccole, ignorando l’interesse sociale della vicenda, e molte limitazioni sono state imposte anche ai giornalisti.
Un altro esponente delle opposizioni, Ghighi Ugulaba, ha dichiarato che “in questo tribunale sta avvenendo qualcosa di molto grave, mentre osserviamo la cronaca di un arresto annunciato, con tutte le porte serrate e la polizia disposta in ogni angolo di tutta la Georgia orientale, questo è uno Stato poliziesco del medioevo, riesumato ai giorni nostri”. Dalla dimostrazione di forza, secondo lui, “è evidente che la polizia conosceva prima la decisione del giudice”. Al processo di Džaparidze hanno potuto assistere solo 19 persone: 10 giornalisti, 5 parenti e i rappresentanti delle ambasciate di Cechia e Svezia.
L’avvocato e vice-presidente della Coalizione, Nika Gvaramija, ha anche chiesto di sostituire il giudice, la cui moglie è amica intima del procuratore, ma nessuna richiesta è stata esaudita, e alla fine gli avvocati hanno lasciato la sala in segno di protesta. Džaparidze ha chiesto allora che gli venisse assegnato un avvocato d’ufficio, ma il giudice lo ha lasciato senza difesa. Nell’ultima intervista prima del processo, egli ha dichiarato di “essere pronto alla prigione, da anni ho capito dove stiamo andando a finire e mi sono preparato psicologicamente, ma dobbiamo ancora capire che cosa aspetta tutti noi”.
09/05/2024 08:45
09/02/2024 08:35
24/11/2023 08:45