29/09/2014, 00.00
INDIA
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India, la società civile chiede "tolleranza zero" per i gruppi radicali indù

Dalla vittoria elettorale del partito ultranazionalista Bharatiya Janata Party, le violenze contro le minoranze religiose sono aumentate. Leader religiosi di ogni fede e attivisti per i diritti umani hanno manifestato a Delhi.

New Delhi (AsiaNews) - Tolleranza zero nei confronti dei gruppi radicali indù, per porre fine alla violenza, alla coercizione e alle campagne d'odio nei confronti delle minoranze religiose. È quanto chiedono al governo centrale dell'India attivisti per i diritti umani, membri della società civile (fra cui molti induisti) e rappresentanti delle comunità religiose di minoranza. Questi il 27 settembre scorso hanno organizzato una manifestazione pubblica al Jantar Mantar di New Delhi.

Nei loro interventi, i partecipanti al raduno hanno sottolineato come i casi di persecuzione nei confronti di musulmani e cristiani siano in aumento dopo le elezioni generali 2014, vinte con un'ampia maggioranza dalla National Democratic Alliance (Nda), coalizione guidata dal partito ultranazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp). Primo ministro è diventato l'ex chief minister del Gujarat Narendra Modi.

In effetti dal 16 maggio scorso - quando sono usciti i risultati ufficiali del voto - i media indiani hanno registrato più di 600 casi di violenza contro le minoranze islamica e cristiana, in particolare negli Stati dell'Uttar Pradesh, Madhya Pradesh e Chhattisgarh. L'evidente sostegno da parte delle autorità locali ha favorito l'esplodere della violenza.

Intervenuto al raduno John Dayal, membro del National Integration Council, segretario generale dell'All India Christian Council ed ex presidente dell'All India Catholic Union, ha ammesso: "Avevamo sperato che l'acre retorica della campagna elettorale sarebbe finita con la dichiarazione dei risultati e la formazione di un nuovo governo centrale. Invece, i primi 100 giorni del nuovo esecutivo hanno visto un crescendo di parole d'odio contro musulmani e cristiani".

"Le loro identità - ha sottolineato - sono state derise; il loro patriottismo sbeffeggiato; la loro cittadinanza messa in discussione; la loro fede scimmiottata. Il contesto [sociale] è degenerato in un clima di coercizione, divisione e sospetto. Questo è filtrato nelle piccole città e nei villaggi dell'India rurale, mettendo a dura prova legami forgiati nel dialogo per secoli; distruggendo l'armonia costruita sui messaggi di pace e fraternità lasciatici dai sufi e dagli uomini e le donne che hanno condotto la lotta per la libertà insieme al Mahatma Gandhi".

I partecipanti alla manifestazione hanno notato come l'aumentare delle violenze nelle zone rurali sia parte di un piano ben programmato da parte dei gruppi radicali. In esso rientra anche il mantenere bassa la "conta dei morti"; una violenza "di routine", per diffondere tensioni e creare panico; la riduzione dei rapporti tra India e Pakistan a "sottoinsieme" dei rapporti tra indù e musulmani in India; la campagna anti-islamica love-jihad. (NC e SD)

 

 

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