18/10/2012, 00.00
INDIA
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India, leader nazionalista indù “ruba” acqua e terreni ai contadini

Per il movimento anticorruzione, il presidente del Bjp Nitin Gadkari avrebbe confiscato dei terreni in Maharashtra e deviato corsi d’acqua per alimentare le sue imprese. Nello Stato, l’acqua scarseggia. Per espropriare le terre, si è avvalso dell’aiuto di avversari politici del Congress. La difesa di Gadkari: “Sono solo un imprenditore sociale”.

Mumbai (AsiaNews/Agenzie) - Appropriazione indebita di terreni nel Maharashtra, con lo scopo di deviare i pochi corsi d'acqua destinati all'irrigazione dei campi per alimentare industrie private: è l'accusa verso Nitin Gadkari (v. foto), presidente del Baharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista indù a capo dell'opposizione. A muovere le accuse è Arvind Kejrival, leader del discusso movimento anticorruzione (Iac - India Against Corruption), che dopo oltre un anno di battaglie per la prima volta rivolge le sue "attenzioni" al Bjp, e non al Congress (governo) di Sonia Gandhi. Il fatto appare quantomeno "curioso", per due motivi: il partito indù è stato il primo sostenitore dell'Iac, dando ampio risalto a tutti gli scandali della corruzione legati al governo; per ottenere i terreni, Gadkari avrebbe stretto accordi proprio con alcuni membri del Congress e del Ncp (ala nazionalista del Congress), suoi avversari politici costretti a dimettersi per bustarelle e appalti truccati. Per ora, il presidente del Bjp nega ogni accusa, ma le rivelazioni dell'Iac gettano nuove ombre sulla sua figura, e sull'intera classe politica indiana.

Avvenuta nel dicembre 2009, l'elezione di Nitin Gadkari a leader del Bjp ha destato scalpore fuori e dentro il partito. Uomo d'affari, più che politico di peso, egli possiede imprese edili, impianti energetici e zuccherifici, di cui però non si conoscono numeri e reali entità. Del suo passato invece, è nota la militanza nella Rashtriya Sawayamsevak Sangh (Rss), uno dei movimenti ultranazionalisti indù spesso responsabili di violenze contro minoranze etniche e religiose. Un elemento, questo, che secondo parte dell'opinione pubblica indiana stona con le dichiarazioni fatte per difendersi dalle accuse di corruzione.

Gadkari sostiene infatti di essere "un imprenditore sociale": egli avrebbe rilevato 100 ettari di terreni - di proprietà di agricoltori locali - per costruire una diga, che avrebbe irrigato in modo regolare i campi dei contadini. Secondo Arvind Kejrival invece, la diga fornisce acqua solo alle industrie della zona: un'accusa resa ancora più grave dal fatto che in Maharashtra, tale risorsa scarseggia anche nelle stagioni delle piogge.

In attesa che si faccia luce sulla vicenda, l'opinione pubblica indiana si divide. Da una parte, c'è chi sostiene l'operato di Kejrival e legge queste nuove rivelazioni come l'ennesima prova di una classe politica corrotta, da estirpare ad ogni costo. Dall'altra, c'è chi vede nel movimento anticorruzione un fenomeno pericoloso per la democrazia stessa: invece di proporre e produrre delle alternative concrete, esso alimenta un sentimento di antipolitica e sfiducia nelle istituzioni, che rischia di mettere in crisi gli stessi cittadini. 

 

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