24/04/2023, 13.05
INDIA-SUDAN
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Indiana a Karthoum: bloccata per giorni nella casa dove è morto mio marito

di Nirmala Carvalho

L'odissea di Saibella, la vedova dell'uomo del Kerala ucciso da un proiettile vagante il 15 aprile. La donna lo aveva raggiunto per Pasqua insieme alla figlia. Trasferita solo questo pomeriggio in una struttura dell'azienda per cui l'uomo lavorava. La sorella della vittima sr. Reyma ad AsiaNews: "Disperati e distrutti".

New Delhi (AsiaNews) - Saibella, la vedova di Albert Augustine, il cittadino cattolico indiano del Kerala ucciso la settimana scorsa da un proiettile vagante nelle prime fasi dei combattimenti in atto tra gruppi militari in Sudan, è rimasta bloccata per giorni nell’appartamento dove il marito è stato ucciso più di una settimana fa. A denunciarlo è stata lei stessa in una videochiamata disperata, prima di riuscire questo pomeriggio ad essere trasferita in una struttura del DAL Group, la compagnia sudanese per cui lavorava l'uomo. 

Nel video Saibella, che si trova in Sudan insieme alla figlia Marietta, chiedeva disperatamente l’intervento del ministero degli Esteri e dei funzionari dell'ambasciata indiana per essere portata in salvo prima che le condizioni peggiorino ulteriormente. “Stiamo attraversando un momento terribile - raccontava -. Le nostre scorte di cibo e acqua si sono esaurite. Abbiamo un disperato bisogno di aiuto. Sono otto giorni che siamo bloccati nel nostro appartamento”.

Sabato la zona in cui si trovano è stata ancora teatro di intensi combattimenti. “Ho paura quando sento gli spari – aggiungeva ancora la donna nel video -. Stiamo nel seminterrato”.

Saibella e la figlia Marietta erano giunte in Sudan il 3 aprile dall’India per far visita al marito in occasione della Pasqua. Albert Augustine è stato ucciso il 15 aprile, colpito da un proiettile vagante mentre si trovava vicino a una finestra. La sorella dell’uomo ucciso, sr. Remya, è una religiosa delle Suore di San Giuseppe di Annecy ed è direttrice del St. Joseph's Community College di Bhubaneswar, in Orissa.

”I miei genitori sono distrutti – racconta sr. Reyma ad AsiaNews - sono anziani e malati, mio padre ha 75 anni e mia madre 65, è diabetica. Albert è il loro unico figlio. L'altra mia sorella non è sposata, quindi Albert era un uomo che si assumeva le proprie responsabilità. Mio fratello ha due figli: il maggiore è in Canada a studiare ingegneria, mentre sua figlia – ora bloccata in Sudan con la madre - frequenta la classe nona”.

Secondo le notizie ufficiali sono più di 3mila i cittadini indiani bloccati in Sudan. Al momento il governo di New Delhi si sta appoggiando alla Francia e all’Arabia Saudita per gestire lo sgombero: l’esercito indiano ha inviato dei propri aerei a Jeddah e mobilitato un’unità navale. Ma sui media indiani sono molti gli appelli dei connazionali bloccati dai combattimenti in Sudan. In particolare ha destato sconcerto la storia di un altro cittadino del Kerala, un imprenditore di nome Boby Sebastian, che è stato raggiunto a Khartoum ma non ha ottenuto il permesso di imbarcare anche la moglie sudanese incinta sul volo di evacuazione per via di problemi nei documenti. Di fronte alla notizia le autorità indiane hanno promesso un intervento per sbloccare la situazione.

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